Philip K. Dick’s Electric Dreams: Human Is – Recensione

Philip K. Dick's Electric Dreams human is cover

Philip K. Dick’s Electric Dreams, ai tempi del suo annuncio, aveva potuto contare su un nome molto apprezzato dal pubblico appassionato di serie TV, quello di Brian Cranston. Attore diventato leggenda per la sua interpretazione di Walter White in Breaking Bad, Cranston ha la capacità di catalizzare l’attenzione degli spettatori su qualunque progetto sia coinvolto. Inizialmente inserito nel cast nel ruolo di produttore esecutivo, in molti hanno sperato di vedere Cranston scendere in prima linea e recitare in Philip K. Dick’s Electric Dreams. Con Human is questa speranza è divenuta realtà, una sorpresa che ha inevitabilmente finito per basare tutta la sostanza dell’episodio sulla solita, impeccabile recitazione di Cranston.

Seguendo come sempre il parallelo con il racconto originale di Dick, Umano è, finora degli episodii visti di Philip K. Dick’s Electric Dreams, Human Is è uno di quelli che si prende una certa libertà interpretativa rispetto all’originale. Come spiega Jessica Mecklenburg nella sua introduzione al racconto nel volume edito da Fanucci, la short story di Dick viene salvaguardata nella sua essenza, ma adattata ad una diversa esigenza comunicativa. Il racconto originale appartiene a ai primi anni ’50, ed è lo specchio dei costumi di un’America decisamente anacronistica e su cui aleggia l’ombra del sospetto e del timore dello straniero, due pilastri dell’epoca del maccartismo.

Human Is è uno dei migliori episodi di Philip K. Dick’s Electric Dreams

Dick adatta questi elementi all’interno di un racconto in cui un uno scienziato terrestre anaffettivo e decisamente odioso, Lester Herrick, costringe la moglie Jill a vivere un’esistenza fatta di asperità ed insoddisfazione. Fino a che l’uomo non viene inviato su Rexor IV, un pianeta oggetto di studi e da cui l’uomo torna totalmente diverso. All’interno della storia di Dick compaiono temi come la difficoltà affettiva e la cultura del sospetto del periodo del maccartismo, in cui si era spinti dallo stato stesso a cercare comportamenti sospetti all’interno della propria cerchia famigliare. L’adattamento per la serie TV di Amazon PrimeVideo cerca di mantener questo tono rendendo più futuristico e cupo l’ambiente originale. Scompaiono alcuni elementi essenziali della narrazione di Dick (come il nipote o la figura di Frank), ed anche i personaggi vengono chiamati in maniera diversa.

Lester diventa Silas, e la missione scientifica diventa una spedizione militare alla ricerca di una sostanza rarissima, elemento essenziale per la sopravvivenza sulla Terra, ormai ridotta ad una landa desolata. La moglie non è più una casalinga repressa ma una donna in carriera, Vera, una scelta che rende ancora più palpabile il contrasto iniziale tra i due personaggi, vista il ruolo importante ricoperto dalla donna all’interno della società futura.

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La costruzione del personaggio di Vera, interpretato magnificamente da Essie Davis, è una versione ancora più caratterizzata della Jill di Dick. La figura vista in questo episodio di Philip K. Dick’s Electric Dreams è una donna forte, capace di prendere decisioni e tuttavia incapace di sottrarsi ad una figura maschile autoritaria e sgradevole. Se nel racconto originale Jill era pronta a lasciare il marito e veniva convinta dal fratello Frank a mantenere un atteggiamento comprensivo verso il coniuge, in Human Is la situazione muta grazie ad una maggior rilevanza sociale della donna, che sin dalle prime battute viene presentata come una figura importante, capace di suscitare le ire di un marito che la vorrebbe sempre sottomessa alla sua persona e mai alla pari.

Durante una spedizione voluta da Sylas, la missione fallisce dopo uno scontro con i rexoriani. A sorpresa la nave terrestre riesce a partire e portare a casa due sopravvissuti, tra cui Silas. L’arrivo su Terra della nave contenete la preziosa hydran si accompagna al rientro dei due eroici soldati, ma qualcosa non quadra.

Il Silas odioso e misogino è ora l’esatto opposto, amorevole e cordiale, sollevando alcune perplessità nella moglie e nei conoscenti. Ma questo cambio è davvero così negativo? Il tema centrale della storia, sia nell’originale che nell’adattamento della Meckenburg, è l’indagine su cosa rende realmente umano un individuo. La difficoltà ad apprezzare Silas nella sua natura ‘umana’ e il modo in cui sentiamo un trasporto verso il suo nuovo io al rientro da Rexor sono uno stimolo a riflettere su come la nostra umanità sia profondamente legata alla nostra sfera emotiva.

Human Is è un episodio di Philip K. Dick’s Electric Dreams poco fantascientifico, visto che l’elemento futuro non è così centrale come si potrebbe credere. Le scenografie e le strumentazioni sono sicuramente da sci-fi, ma il tono emotivo e la narrazione empatica della Meckenburg, sapientemente esaltate dalla regia di Francesca Gregorini, sono talmente forti da rendere Human Is un racconto senza tempo, funzionale in qualunque contesto narrativo si voglia adattarlo. L’eco della denuncia politica di Dick viene trasformato in un monito contro una società che sembra spingere verso un’anestesia emotiva, minaccia contrastata dal rinnovato slancio emozionale di Silas e da un toccante monologo finale di Vera.

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A dare ancora più vigore alla forte componente emotiva di Human Is partecipa il contrasto cromatico ottimamente gestito dalla fotografia. Il senso di ineluttabilità e disperazione latente che avvolga la comunità umana viene resa con competenza tramite tonalità cupe che entrano in contrasto con le scene in cui Vera cerca di trovare una dimensione di libertà, che diventano luminose e variopinte.

Inevitabile ammirare la recitazione dei tra protagonisti. Cranston è magistrale nel sapere dare vita ad un mutamento emotivo palpabile, supportato da Essie Davis che offre una Vera incredibilmente reale. Menzione d’onore per Liam Cunnigham (il ser Davos di Game of Thrones) che con il suo generale Olin riesce a mostrare il difficile ruolo di un uomo sensibile al comando di una società al collasso.

Human Is è un ottimo contenitore di tematiche affascinanti, come nel caso di The hood maker siamo molto lontani dalla fonte originaria, ma si può parlare di un arricchimento di temi che rimangono comunque all’interno del canone dickiano.