Autonomous, l’esordio di Annalee Newitz – Recensione

La fantascienza è un genere letterario particolarmente ricco. All’interno di questa categoria convivono diverse suggestione, dall’avventura di stampo classico alla critica sociale, portando a compimento paure del presente, mostrandole nel loro pieno sviluppo. Autonomous di Annalee Newitz appartiene a quest’ultima categoria.

Per essere un libro d’esordio, il volume della Newtiz, blogger statunitense, è una scommessa avvincente, che Fanucci ha scelto di giocarsi sul mercato italiano. Al netto dei dati di vendita, di cui non sono in possesso, come lettore ed amante della fantascienza posso affermare che Autonomous è una scommessa vinta sotto tutti gli aspetti.

Autonomous è un libro d’esordio che nonostante qualche incertezza si dimostra un’interessante scoperta!

La sinossi la prendiamo direttamente dal sito di Fanucci

Terra, 2144. Judith ‘Jack’ Chen è una vera e propria scienziata-pirata: la sua base operativa è un sottomarino, la sua missione piratare costosi farmaci e produrne delle alternative a basso costo, accessibili a tutti. Una sorta di Robin Hood in un mondo dominato dalle case farmaceutiche. Eppure, qualcosa è andato storto con la sua ultima partita di Zacuity: coloro che ne hanno fatto uso, sono andati incontro a effetti collaterali imprevisti, ridotti a veri e propri automi costretti ad azioni meccaniche e ripetitive che conducono la mente alla follia. Jack sa che se il farmaco da lei messo a punto si diffondesse, l’umanità intera ne sarebbe minacciata. Sulle tracce della scienziata, una coppia alquanto improbabile al soldo delle case farmaceutiche: Eliasz, un tormentato agente sotto copertura, e il suo fedele partner Paladin, un robot. Sarà nella frenetica ricerca di informazioni sul misterioso e potente farmaco di Jack che Eliasz e Paladin riusciranno a stabilire un legame inaspettato, oltre i confini tracciati dalle loro nature così diverse. Un’avventura visionaria, intensa, che esplora i temi della libertà e del libero arbitrio in una società frenetica e frammentata, in cui la differenza tra umanità e intelligenza artificiale è ormai sempre più labile. 

Partendo da questa veloce inquadratura di ciò che ci attende in Autonomous, vanno fatte subito alcune precisazioni. La Newitz si appoggia ad alcuni canoni classici della fantascienza, con una delle migliori convivenze tra umani e robot vista negli ultimi anni. I robot non sono trattati come semplici oggetti, ma sono dotati di una certa emotività che viene valorizzata nelle loro interazioni con gli umani.

Eliasz e Paladin sono una coppia di personaggi incredibilmente affascinante. A dar loro carisma è la perfetta costruzione del loro rapporto, che si evolve durante la missione in cui i due sono impegnati per tutto il libro. Annalee Newitz ha la capacità di sviluppare su un binario parallelo la presa di coscienza di Paladin, che lentamente muta il proprio atteggiamento non solo verso se stesso, ma anche nel suo modo di percepire il mondo. In questa dinamica sentimentale si intrecciano identità personale e sessuale, con uno sviluppo fluido scevro di moralismi ma aperto ad un unico presupposto: trovare la propria strada.

Autonomous si basa su una trama che scaturisce da alcune delle fobie più affrontate di questi tempi. Jack diventa una paladina del popolo, impegnata a garantire alla popolazione meno ricca i medicinali di cui ha bisogno, strumento di controllo delle masse a disposizione delle grosse multinazionali farmaceutiche. Se vi suona qualche campanello in testa, vuol dire che le discussioni che troviamo spesso nei social sono stare recepite dall’autrice che ha cercato di trasporre la propria visione in Autonomous. La vita di Jack, presentata attraverso i flashback, diventa uno specchio della sua missione, dalla creazione del suo primo gruppo di lavoro, alla sconfitta per mano di poteri economici che oramai controllano la società. La volontà della donna di lottare contro questo strapotere affidato a pochi sembra una battaglia persa in partenza, ma la sua tenacia e soprattutto l’appoggio di altre persone che condividono i suoi ideali sono il classico granello di sabbia che inceppare l’ingranaggio.

autonomous 1

Questa caratterizzazione è decisamente avvincente, ma la poca dimistichezza dell’autrice ha mostrato qualche difetto. La scelta del titolo, Autonomous, è sicuramente azzeccata, visto che tutto ruota attorno alla propria emancipazione emotiva e professionale, ma il tema proposto tende a scomparire in una narrazione che in certi momenti diventa lenta e gravosa. La Newitz cerca di dare sostanza a quanto raccontato con una buona credibilità scientifica, ma il rovescio della medaglia di questa scelta è che le lungaggini tecniche tendono a rendere pesante quei passaggi, spezzando un ritmo che già di per sé non è dei più dinamici.

Autonomous è un’opera prima che, al netto dei difetti, merita di esser letto per il modo in cui la Newitz ha saputo dare vita ad un modo fantascientifico futuribile, che affascina il lettore proprio per questa forte connotazione di possibile. Non è una lettura leggera, ma approfondita e ricca di ottimi spunti. Autonomous è il primo passo di Annalee Newitz come scrittrice, un incoraggiante esordio che credo ci riserverà appassionanti letture future