Black Mirror 4×04: Hang the DJ – Recensione

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Black Mirror, fin dalla sua prima stagione, cerca di stimolare lo spettatore coinvolgente a livello emotivo su più livelli. Se da un lato ci sono episodi che cercando di spingere alla riflessione puntato ad una gamma emotiva piuttosto forte, affidandosi a trame da thriller (Crocodile) o da dramma famigliare (Arkangel), non mancano esempi in cui si sceglie un registro più leggero.

Nel caso del terzo quarto episodio della quarta stagione, Hang the DJ, si è scelta una trama che punta ad una narrazione romantica e, in una certa misura, ingannevole. Charlie Brooker sa che oramai gli spettatori si attendono un’impostazione che sfrutti la fantascienza futuribile come elemento narrativo, scegliendo quindi di sfruttare questa nostra aspettativa per offrirci un sofisticato e gradevolissimo imbroglio.

Black Mirror sembra voler unire due innamorati con Hang the DJ, ma la verità potrebbe essere un’altra!

Alla base di Hang the DJ troviamo una società distopica in cui le relazioni amorose sono gestite dal Coach, un dispositivo elettronico che, tramite esperimenti e tentativi, cerca di creare coppie durature e stabili. Per meglio raggiungere questo obiettivo, il Coach spinge i suoi assistiti a intrecciare relazioni con più partner, impostando diverse durate e dando modo a uomini e donne di sperimentare e confrontarsi, sfruttando gli esiti di questi esperimenti sociali per raccogliere sufficienti dati per trovare la loro anima matematicamente gemella.

Soggetti a questo esperimento sono anche un uomo e una donna, che dopo una prima notte ‘sperimentale’ assieme, vengono separati dal Coach, che li spinge poi tra le braccia di altri potenziali partner. Peccato che i due siano un’anomalia, nonostante abbiano bene a mente le regole del sistema , sentono di volerle infrangere per stare assieme. E al diavolo il Coach e il sistema!

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La struttura di quest’episodio di Black Mirror si discosta dalle linee guida canoniche. Laddove solitamente abbiamo come sottotesto emotivo ansia e tensione, in Hang the DJ Brooker cerca di lasciare emergere in primis lo slancio emotivo, un contrasto tra la spontaneità umane di vivere un sentimento e la programmaticità di un algoritmo che dovrebbe governare l’andamento di un’intera società. La regia di Tim Van Patten e l’interpretazione di Georgina Campbell e Joe Cole sono i pilastri su cui basa l’intera solidità di questo episodio.

Il tema dell’influenza di una coscienza digitale che piloti le nostri sorti non è nuovo in Black Mirror, ma è il modo in cui i due protagonisti sviluppano una così tenace resistenza alla stessa. Per gran parte dell’episodio il dominio del Coach sembra un principio indistruttibile, tanto che si ironizza su come fosse possibile trovare la propria anima gemella prima del Sistema. Tutto viene costruito per darci una sensazione di alienazione rispetto al nostro normale iter emotivo, eliminando dall’equazione la parte istintiva che è alla base stessa dell’innamorarsi.

I due innamorati di Hang the DJ sono l’emblema della ribellione a questo sistema, l’aspetto positivo di un’umanità che si ribella alla fredda gestione di un influenza tecnologia che annichilisce il nostro istinto. Non è la prima volta che viviamo un’esperienza simile, basta pensare a 1984 o THX 1138 di Lucas, in cui è la scintilla dell’amore a portare i protagonisti a ribellarsi ad una società anaffettiva e rigidamente controllata. Brooker e Van Patten si muovono bene su questo tema, studiando una dinamica narrativa convincente e appassionante, condita con un umorismo delicato, enfatizzando la difficoltà dei personaggi con delle scene in cui un rapido succedersi di eventi sullo sfondo di ripercuote sul volto degli attori come un peso, creando un efficace senso di contrasto. Particolarmente efficaci le inquadrature in cui i piccoli gesti di tenerezza vengono valorizzati, come la scelta del personaggio di Georgina Campbell di sentire un ‘qualcosa‘ tenendo le mani dei diversi partner. Sono scelte efficaci che aiutano lo spettatore a sentirsi emotivamente vicino ai due innamorati, basando questa empatia su un vissuto quotidiano, reale.

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Quello che rende questo episodio di Black Mirror interessante è però il finale, il grande inganno di cui parlavo prima. Se non lo avete ancora visto, sappiate che ora arriva uno spoiler, necessario per spiegare perché Hang the DJ è un episodio ottimo di Black Mirror. Giunti alla fine del loro percorso, i due innamorati scelgono di scappare dal Sistema, scoprendo di esser due IA, che hanno già vissuto questa esperienza mille volte. Letteralmente. La loro esistenza è il frutto di una app di incontri, in cui viene calcolata la compatibilità tra gli iscritti.

Colpo di scena. Quello che noi pensavamo fosse un inno al ribellarsi alla tecnologia, ad una sorta di rivalsa dell’emotività umana al freddo calcolo matematico, diventa un amaro riconoscimento che spesso siamo così spaventati dal vivere un’emozione che cerchiamo la consolazione in una mente elettronica che decida il nostro destino. Potremmo pensare che i due innamorati siano destinati a stare assieme e che qualche forza cosmica li voglia assieme anche in un mondo simulato, come lascerebbe intendere il momento finale in cui la donna sceglie di avvicinarsi alla sua anima gemella accuratamente scelta da una IA. Eppure, avendo a mente le idee alla base di Black Mirror, cinicamente viene da pensare che tutto nasce perché un uomo e una donna, nel mondo reale, hanno rinunciato alla propria libertà di sperimentare emozioni facendo scegliere il destino ad una macchina. Facendo un parallelo, se per tutto l’episodio due IA hanno cercato di divenire umani e vivere le proprie emozioni liberamente, nel mondo reali le loro controparti accettano il diktat di un programma, anziché far tesoro del libero arbitrio emotivo.

Sarebbe facile lasciarsi tentare dal lato romantico della storia, ma avendo ben presente il chiaro intento di analisi della tecnologia e del suo impatto sulla vita quotidiana che anima Black Mirror, in Hang the DJ, episodio divertente e suggestivo, continuo a vedere due esseri umani che scelgono di rinunciare alla propria umanità in virtù dell’apatica accettazione delle decisioni di una IA.