Dreaming Eagles, gli eroi sconosciuti di Garth Ennis – Recensione

Manuel Enrico Di Manuel Enrico 8 Min di lettura

Dreaming Eagles, la nuova creatura di Garth Ennis, tra war movie e storia famigliare

Ci sono temi che in America non smettono mai di appassionare, grazie ad una profonda radice sociale che da sempre permea il senso critico a stelle e strisce. All’interno di queste tematiche c’è sicuramente la difficile integrazione della popolazione afroamericana. Garth Ennis parte proprio da questo spinoso argomento americano per ideare il suo Dreaming Eagles, una war story in cui l’ambientazione bellica ha anche il merito di presentare uno spaccato di vita reale dell’America. E non pensate che Ennis abbia raccontato una situazione ormai chiusa.

Dreaming Eagles ha una serie di sottotesti narrativi impressionanti. Non è una storia facile, il pericolo è che il lettore si lasci sviare dalle impressionanti tavole di Simon Coleby, colorate da John Kalisz. La ricostruzione storica dei mezzi aerei e l’imponente struttura visiva di Dreaming Eagles sono di sicuro un punto di forza di questo volume. Sfogliare le pagine del volume edito da saldaPress riporta alla memoria scene storiche di grandi war movies, da Il giorno più lungo a Battle of Britain fino al recente Dunkirk. La sfida del disegnatore era quella di trasporre graficamente l’idea di Ennis (appassionato di storie di guerra, tra le altre cose), riuscendo sia a stimolare l’adrenalina del lettore che a fargli comprendere l’orrore di quelle battaglie aeree, lo shock vissuto dai piloti.

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Ennis non vuole risparmiarci nulla, con Dreaming Eagles. Alla radice si tratta della storia di una famiglia di colore, gli Atkinson, in cui il giovane figlio Lee sta vivendo il difficile momento in cui il risveglio della comunità afroamericana viene sostenuto dalle parole di Martin Luther King, il dottor King, come viene citato nel fumetto.

Inizialmente, la sensazione è quella di trovarsi ad un semplice pretesto per poter scrivere un lungo flashback sulla Seconda Guerra Mondiale, ma leggendo con attenzione i testi del dialogo tra padre e figlio si vede come Ennis abbia saputo costruire una storia stratificata, in cui ogni livello sia profondamente legato all’altro. Dreaming Eagles andrebbe letto, specie nella parte finale, con Cat Stevens che canta Father and son, perché è questo lo spirito con cui Atkinson sr decide di affrontare i turbamenti del figlio, aprendosi e raccontandogli cosa sia realmente il mondo.

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Ma per farlo, sceglie di riaprire ferite che cerca di nascondere da anni. L’errore è voler proteggere ad ogni costo Lee, non dargli gli strumenti per comprendere i mutamenti di una società in fermento, una rivoluzione che, ironicamente, anni prima anche il padre ha contribuito a creare. In un’epoca in cui segregazione e razzismo erano all’ordine del giorno, un gruppo di negri (si negri, perché in quegli anni non esisteva il politicamente corretto) decide di voler servire il proprio paese, rischiando la vita. Da americani, quali sono. Peccato che il loro paese sembri considerarli alla stregua di cittadini minori.

Il lavoro di Ennis sul parallelo tra la presa di coscienza della squadriglia di colore e la loro battaglia contro nazisti e americani, seppur su due piani differenti, è incredibile. Viene da prendere subito le parti di questi eroi dimenticati, persone che hanno dovuto affrontare il doppio della fatica per emergere, per potersi guadagnare il diritto di morire per la propria nazione, in nome di ideali sbandierati da una propaganda di stato che muore all’ingresso dei campi di volo.

Il linguaggio usato per raccontare queste vicende è sicuramente azzeccato, un merito che credo vada condiviso anche con il traduttore Leonardo Rizzi. Si è cercato di ricreare uno slang e una serie di modi dire che fossero consoni al periodo, con una ricerca anche nelle gestualità (emblematica la scena in cui il capo stormo spiega il reale senso della pacca sulle spalle al Sud), il tutto mirato a dare un senso di storica attendibilità, oltre che a mostrare le condizioni di sudditanza a cui erano soggetti i militari di colore.

La bravura di Ennis, però, è nel modo in cui storia e personaggi sanno colpirci duro all’improvviso. Il passaggio di linee temporali consente di vedere come Atkinson padre sia cambiato dal periodo di forte attivismo della Seconda Guerra Mondiale al presente in cui Lee segue i discorsi ispiratori di King. Per tutto il lungo flashback vediamo come lentamente la squadriglia di aviatori neri inizi a meritarsi il rispetto, addirittura ad essere richiesta dai bombardieri perché ritenuti la scorta migliore. Seguire Atkinson, Fat e soci prendere sempre più coscienza del proprio ruolo è un’esperienza positiva, emozionante, che spesso si scontra con la durezza di scene di guerra spietate, ma che pare portare ad un esito positivo.

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Ma il ritorno in patria sarà l’esame finale, il vedere come aver rischiato la vita oltreoceano possa aver cambiato le cose in America, nelle zone più arretrate culturalmente degli Stati Uniti. Reggie Atkinson scoprirà come la lotta per un ideale possa fermarsi contro un muro di ignoranza, conoscerà il senso della sconfitta sul suolo patrio, dopo aver contribuito a salvarlo. Ecco spiegato il cambiamento che vediamo nel ‘vecchio’ Atkinson, il suo temere che il figlio si avvicini alla voglia di riscatto spinta da King: la delusione è dietro l’angolo, china la testa e accontentati.

È quasi uno scontro generazionale, tra chi ha provato e fallito, e chi vuole la propria occasione. Lee Atkinson rimane il figlio da proteggere, che non sa come funziona il mondo, non come il suo vecchio che ha lottato e perso. Ma è giusto impedirgli di lottare, a sua volta? Il finale di Dreaming Eagle è un misto di amore paterno, orgoglio e speranza, un messaggio forte.

Ma non c’è solo la bravura di Ennis, in Dreaming Eagles. Prima accennavo ai disegni di Coleby, sontuoso nel ritrarre battaglie aeree. Il disegnatore è in grado di emozionarci anche ritraendo anche Atkinson mentre racconta il suo trascorso di guerra al figlio, con piccoli gesti come due mani che si intrecciano per trasmettere forza e sostegno, o un pianto liberatorio trattenuto troppo a lungo.

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Dreaming Eagles, dopo American Monster e Replica, è il terzo prodotto di Aftershock Comics proposto da saldaPress, che pubblica questa emozionante storia in due edizioni, brossurata e cartonata. Ancora una volta, la casa editrice italiana ha scelto bene come emozionare i propri lettori, con una storia diversa ed incredibilmente reale, a tratti anche struggete e impietosa, ma che racchiude una forte connotazione storica e sociale. Dreaming Eagles riesce ad unire il fascino dei war movies da cineteca alla narrazione emotiva delle migliori graphic novel, il modo migliore per trasmettere una solida morale.

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