Ready Player One, il manifesto della nerd culture – Recensione

ready player one fan art

Ready Player One, il libro di Ernest Cline che ha ispirato Spielberg, un manifesto per la nerd culture!

Quando è stato annunciato Ready Player One, il nuovo film di Steven Spielberg, sui social si sono mostrati commenti entusiastici di gente che ha fatto gara a cogliere i riferimenti alla nerd culture degli anni ’80-’90 che sembrano essere la base di questa pellicola.

Peccato che gran parte di questi commentatori si sia perso uno dei manifesti più riusciti della nerd culture moderna, quel Ready Player One cartaceo che è stato la fonte di ispirazione di Spielberg. Tradotto in Italia come Player One, e pubblicato in una ormai introvabile edizione che era un atto d’amore alle confezioni di videogiochi di trent’anni fa, il libro di Ernest Cline è quanto di più vicino ad una Bibbia possa esistere per i nostalgici nerd della prima ora.

Cline immagina che in un futuro non troppo lontano (2044) il mondo sia ormai soffocato da una crisi globale che ha creato un immenso esercito di poveri. Tra di loro anche il giovane Wade Watts, che come tutti ha creato una sorta di dipendenza da OASIS, il mondo virtuale in cui tutta l’umanità cerca rifugio, una sorta di seconda esistenza digitale che diventa anche un supporto alla vita reale (come per la struttura scolastica). Creato da un genio di videogiochi, James Halliday, questo immenso universo virtuale racchiude in sé tutto ciò che i nerd hanno sempre sognato, tutto quello che la loro passione li ha portati a sognare.

La morte di Halliday apre un contest, ma nel classico spirito dei giochi di ruolo, questa gara per il controllo di OASIS diventa una caccia al tesoro all’interno del gigantesco mondo di gioco, in cui tutti i giocatori sono impegnati! A partecipare è però anche la multinazionale IOI, intenzionata a prendere possesso dell’OASIS al fine di trasfromarla in una fonte di guadagno, privandola dell’anima free voluta dal suo creatore.

Già da questo breve riassunto si vede come alla base ci sia una profonda voglia di offrire al lettore una storia che vibri alla stessa frequenza della sua passione. L’aspetto nerd è presente in ogni pagina di questo volume, i riferimenti si sprecano e mentre Wade ed i suoi compagni affrontano la caccia agli indizi, noi diventiamo dei gunters come loro, cercando i riferimenti ai nostri punti di riferimento culturali nelle citazioni di cui Ready Player One è zeppo. Quello che avrebbe potuto un semplice fan service, diventa invece una lettura coinvolgente, con una trama che si sviluppa in modo da offrire anche degli approfondimenti che vadano oltre alla semplice nerd culture.

La visione del mondo futuro sull’orlo del baratro è solo uno dei tanti temi di sfondo che rendono interessante il libro di Cline. Non deve sfuggire una certa critica al modo assiduo in cui spesso tendiamo ad isolarci nei mondi virtuali, spesso sentendo più vicine amicizie virtuali che non quelle reali. Non c’è voglia di puntare il dito e giudicare da parte dell’autore, si tratta di una semplice analisi che ritrae, in modo colorito, una situazione che anche noi viviamo quotidianamente.

Ci sono dei piccoli segnali che Cline ha vissuto in prima persona alcune situazioni nei mondi virtuali. Dalla scelta di nickname articolati perché la prima scelta è già presa, al nominare personaggi particolari o nomi dei serial anni ’80 che forse possono risultare sconosciuti ad un pubblico più giovane. I dialoghi e i confronti verbali fra i protagonisti su tematiche di settore (come il miglior regista, fumetto o simili) indicano una certa competenza di Cline non solo dell’argomento trattato, ma anche delle dinamiche che guidano le chat su cui i nerd si scontrano.

ready player copertina italiana

Certi dettagli sfuggiranno a chi non ha una profonda conoscenza della cultura non solo nerd ma anche del trentennio 1970-2000, con numerosi riferimenti musicali e a libri non necessariamente nerd. Questo è probabilmente il limite di Ready Player One. Per quanto la storia di base sia appassionante e curiosa, l’intrecciarsi con un target così specifico ha come contropartita quella di precludersi ad un più ampio pubblico.

Ed è un peccato, Cline scrive bene, ha una buona capacità di alternare le diverse situazioni, riuscendo a creare personaggi realistici e che sanno far breccia nel cuore del lettore.

Potenzialmente, Ready Player One potrebbe essere il libro più adatto ad essere portato su schermo. La sua natura stessa è quella di un’immensa avventura cinematografica, il ritmo narrativo ha forti richiami al mondo delle pellicole ad altro budget, sia nelle scene più dinamiche (descritte magnificamente) che in quelle descrittive, in cui le potenzialità di OASIS premono molto sull’aspetto coreografico. Sicuramente parte della storia mancherà nella visione di Spielberg, per gli ovvi limiti del media cinematografico rispetto ad un libro, ma visto come Cline si sia ispirato molto ad una narrazione alla Spielberg, possiamo contare che il regista di ET e Indiana Jones sappia rendere omaggio a quello che, personalmente, considero il miglior manifesto della cultura nerd mai visto.