’68: Ultimi riti, Vietnam e zombie – Recensione

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’68, la serie che unisce zombie e storia giunge alla sua conclusione, con un volume che raccoglie l’ultimo arco narrativo

Arrivare alla fine di una serie a fumetti non è mai semplice. Ci si affeziona, alla storia ed ai personaggi, al modo di scrivere di un autore o al particolare tratto di un disegnatore, si crea una certa confidenza con la serie che quando scopri di aver l’ultimo albo in mano ti prende una certa con malinconia. Con ’68, per me è stato anche peggio. Perso nell’oceano di fumetti da leggere, recupero ‘68 in concomitanza con l’uscita dell’ultimo dei sei volumi, proprio sul filo di lana. Tempo di lettura dei suddetti volumi: una notte. E non per l’insonnia, ve lo posso garantire. ’68 è un fumetto che attira perché ha osato sfidare comics che si muovono nel suo stesso segmento tematico (gli zombie), ma che ha saputo dare una propria versione che non sappia in alcun modo di plagio o anche semplice citazione.

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Per restare in tema di paragoni, ‘68 riesce a tenere testa a The Walking Dead agevolmente, in alcuni punti anche superarlo per spessore narrativo. Mark Kidwell ha avuto l’ardire di portare uno degli inferni cinematografici più noti (gli zombie, per l’appunto) in uno degli inferni reali più radicati nel tessuto sociale americano: il Vietnam.

Quel ‘68 che fa da titolo, inizialmente, indica proprio l’anno in cui si svolge gran parte di questa saga. L’offensiva del Tet ha appena inferto una severa ferita ai soldati americani impegnati nella guerra in Asia, e le forze americane stanno cercando di tenere la testa ai Viet-Cong (i Charlie),in quello che viene ricordato come uno dei più orrendi teatri di guerra della storia.

Non è un caso se viene scelto proprio il Viet-fottuto-Nam, come dicono i protagonisti. La stampa non schierata del periodo, i reduci o chiunque abbia avuto a che fare con quel conflitto, ricorda come i soldati americani inviati in Vietnam non erano più umani, ma semplici involucri svuotati, anime spezzate che, una volta tornati in patria, diventavano un esercito inerte di anime perdute che vagavano per le strade delle metropoli americane, ricordi viventi di una ferita che una nazione voleva solo dimenticare.

Kidwell introduce questo aspetto del loro ritorno direttamente nel conflitto, mettendo i soldati americani di fronte ad un’invasione di zombie. Durante questa lotta non esistono più americani e Charlie, ma solo uomini contro mostri, vivi contro non-morti. E niente più divise dietro cui nascondersi, emerge la vera natura degli uomini che si muovono in questo inferno in terra.

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Il vero lato degli uomini emerge in ‘68. Il gioco di Kidwell è proprio quello di porre i suoi protagonisti (tanti!) in un contesto estremo, coinvolgendo il lettore, ma tenendo un legame con la realtà che serve per dare a questa serie una personalità unica. I riferimenti storici sono ben presenti, spiegati alla fine di ogni capitolo, in modo da trasformare ‘68 non solo in uno spunto di riflessione, ma anche in un approfondimento.

Gli anni in cui viene ambientato il ciclo di questa invasione zombie sono cruciali per il mito americano. Kidwell lo sa bene, e sposta l’azione anche sul suolo patrio, dove viene presentato uno spaccato della società a stelle e strisce del periodo, estremizzata per la presenza degli zombie, ma con tutti i difetti e i pregi dell’America del periodo.

Per meglio ambientarlo, l’autore ricorre spesso ad una serie di riferimenti culturali che vanno dallo slang del periodo alla citazione di brani e film celebri in America, ma che da noi sono poco noti o del tutto sconosciuti. In questo ci aiuta l’ottima cura di saldaPress nel portare in Italia la serie di Image, grazie a numerose note, mai invasive, che aiutano a cogliere gli inside jokes di Kidwell. Non manca nulla in ‘68, dalle tensioni razziali alla follia umana in guerra, dalla condizione della donna all’anima ribelle della Summer of Love del ’68, tutto miscelato con accuratezza e un pizzico di ironia, alternando momenti di black humour a contesti più seri.

L’ultimo volume che uscirà nei prossimi giorni, Ultimi riti, raccoglie i capitoli finali di ‘68, con il difficile compito di tirare le fila delle trame lasciate aperte. E con un tale numero di personaggi, sono parecchie le storyline in piedi! Kidwell riesce comunque a gestire in modo equo gli spazi, sfruttando spesso la dinamica di gruppo dei sopravvissuti, intessendo delle interessanti dinamiche tra i suoi protagonisti, senza però rinunciare a dipartite ad effetto. In questo l’autore si distingue da colleghi come Martin o Kirkman per non puntare ad una morte spettacolare o solo per colpire i lettori al cuore, ma le perdite sono strumentali all’azione e influiscono pesantemente sulla trama di ‘68.

Estrema unzione è un buon finale, anche se in alcuni punti sembra voler premere troppo sull’acceleratore. Certe scene avrebbero meritato un maggior spazio, ma l’inserimento delle short stories (tratto distintivo dei volumi) aiuta a coprire alcune lacune. Kidwell andrebbe premiato per il finale, classico ending aperto, che si può considerare come libertà del lettore di immaginare un finale o potenziale punto di (ri)partenza per la serie.

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Parte integrante del valore di ‘68 sono i disegni. Per dare un tono orrorifico alla storia sono state realizzate tavole decisamente violente, spietate, al limite dello splatter, ma ottime per il contesto narrativo. La struttura delle tavole è studiata per dare il massimo sprint alle scene d’azione, ma si adatta alla perfezione anche per le parti più di preparazione, in cui le espressioni dei personaggi sono utilizzate per arricchire la narrazione.

Il finale di ‘68 è una buona conclusione per questa saga, che ha saputo sfruttare il contesto storico unendolo alla variazione sul tema zombie. I sei volumi proposti da saldaPress sono un’edizione che rendono giustizia all’interessante visione di Kidwell, che merita di essere apprezzata anche come curiosa visione dell’America dei tardi anni ’60. E gli zombie, piacciono assieme!