Blackbox, la ribellione sociale in chiave steampunk – recensione

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Blackbox, un fumetto italiano che fa dello steampunk un ottimo strumento di critica sociale

Adoro lo steampunk, questo lo dico subito.

Questa ambientazione distopica mi ha sempre attirato, grazie ad un mix di scienza e di forte contesto sociale; lo steampunk prende la propria origine dal vapore (steam, in inglese), che diventa la forza motrice di una società che non ha mai conosciuto l’energia elettrica.

L’atmosfera vittoriana che si accompagna spesso a questo contesto narrativo deve aver ispirato anche Giuseppe Grossi, che ha scelto un mondo steampunk per il suo Blackbox.

Edito dalla casa editrice pugliese HyppoStyle, BlackBox rappresenta una delle migliori proposte del fumetto italiano attualmente in circolazione. La costruzione di Ecronia, la città-stato in cui si muovono i protagonisti, è perfetta, in ogni aspetto.

Solitamente, lo steampunk viene arricchito anche da un tono cupo, malinconico e con una forte divisione della società in caste, elementi che ritornano anche in Blackbox. Quello che distingue il lavoro di Grossi è l’utilizzo di questi aspetti, la metodologia con cui dei punti fermi di un genere diventano strumenti narrativi unici, capaci di mostrare al lettore una storia spietata, in cui i protagonisti cercano di spezzare le catene che appesantiscono la loro esistenza.

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Ecronia sviluppa il suo tessuto sociale su una rigida aderenza ad un codice di utilità per il quale l’individuo è solo un ingranaggio di un meccanismo più grande, dove la sopravvivenza non è un diritto ma un merito che si guadagna.

Il primo dei due albi finora pubblicati, Futura memoria, ha la funzione di mostrare senza false maschere al lettore l’origine di questa cupa società. Questo primo episodio di BlackBox sfrutta molto i flaschback, proprio per introdurre il lettore a queste dinamiche sociali che hanno un’origine antica e che viene riassunta nel credo di Ecronia

“Semina, estirpa,raccogli, della tua storia siamo i fogli“

Una società come quella presentata ha alla base una politica di controllo totale, di stampo militare e amministrata da uomini privi di scrupoli, fedeli alla dottrina di stato.

Non è un caso se in Futura Memoria viene presentata con particolare cura la difficoltà dei rapporti familiari in una comunità del genere, in cui il malato e il non conforme alle esigenze della collettività diventano un peso da eliminare, un’ottica spartana che in Ecronia diventa legge assoluta.

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L’innocenza infantile è un male in un contesto simile, e il passaggio da bambino a membro della società è un passo fondamentale. Ma Ecronia ha bisogno di membri produttivi, non si può permettere di perdere tempo e quindi ogni ragazzino deve superare il test del Great Gear.

Mascherato da luna park, questo gigantesco campo di prova saggia le capacità dei giovani in base alle loro propensioni e alle doti, divenendo il punto di riferimento per assegnare il ruolo che meglio li rende produttivi per Ecronia. Questa è la rivelazione di Innocenza meccanica, il secondo albo in arrivo il 15 settembre nelle fumetterie, che rappresenta il secondo passo in un crescendo narrativo che mostra al lettore tutta la complessità dell’ambientazione di Blackbox.

Ma come può lo spirito umano sottomettersi totalmente a questo dominio? Per quanto le convenzioni sociali ed una rigida educazione cerchino di plasmare individui amorfi e controllabili, rimane sempre qualche scintilla di ribellione, un animo che tenta di evitare queste catene.

I protagonisti di Blackbox sono proprio uomini e donne che hanno capito quali siano le dinamiche di controllo esercitate da Ecronia, spesso ne sono parte come emanazione del potere sul popolo, ma sono anche persone in cerca di un redenzione o più semplicemente di una via di fuga da questa prigionia dell’anima.

blackboxGrossi riesce a costruire una sottile linea di congiunzione tra questi personaggi, renendoli tutti parte di una sorta di ribellione alle rigide regole della società, un dissenso che nasce dalla volontà di difendere la propria individualità e il diritto all’auto-determinazione. È emozionante leggere i dialoghi tra i personaggi, traspare una disperata voglia di emancipazione, che si alterna ad attimi di rassegnazione che tendono a spaventare i protagonisti, quasi che Ecronia abbia già vinti, li abbia già domati.

Il tratto distintivo di Futura memoria e Innocenza meccanica è la cura con cui viene costruito il lato psicologico dei protagonisti, che nei due albi continua ad arricchirsi. Non è facile creare un protagonista che rispecchi la durezza del suo ambiente sociale, ma Grossi ci è riuscito molto bene, ha inserito nei suoi attori il dualismo tra i precetti della rigida morale imposta e la pulsione alla ribellione, la difesa della propria umanità. Il rischio in questi casi è scendere nel retorico o nel già visto, ma Blackbox aggira agevolmente questi ostacoli, grazie ad un attento lavoro di costruzione delle dinamiche interpersonali dei personaggi e all’uso di dialoghi reali, veri, non stereotipati.

L’anima di Blackbox è ricca di ottimi spunti, di critica a una certa società che vorrebbe omologare e privare di libertà essenziali l’individuo. Tutto in questo fumetto concorre a trasmettere al lettore il senso di oppressione e di dominio della casta dirigente di Ecronia, così come si cerca di far empatizzare chi legge con la causa dei ribelli, impegnati in una lotta spietata contro il potere che cerca in ogni modo di annientare l’individuo.

Grossi utilizza i suoi personaggi senza dar loro una connotazione di positività o negatività. Fedele alla legge della sopravvivenza voluta da Ecronia, ogni protagonista deve vivere ironicamente in un’ottica individuale, cercando il modo di adattarsi alle leggi cittadine per non finire schiacciato dai suoi ingranaggi, salvo i ribelli che tentano una difficile collaborazione, esperienza complicata per chi è cresciuto in un ambiente come quello di Ecronia.

Chi non si assoggetta o tenta maldestramente di trovare scappatoie finisce per venire punito. La scena di Innocenza meccanica in cui il Reduce punisce un padre reo di aver protetto il figlio dal test del Great Gear è la perfetta incarnazione della durezza di Ecronia: nessuno, nemmeno gli esponenti del potere della città, sono esenti dalle sue regole.

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Blackbox punta molto sull’empatia, non solo nella narrazione testuale, ma anche con i disegni e particolarmente con i colori.

Il tratto dei disegnatori che danno vita all’idea di Grossi (Mario Monno e Lorenzo Scipioni) riescono a dare Ecronia un look estremamente steampunk, non solo nella ideazione dei meccanismi ma anche dal punto di vista architettonico e dell’abbigliamento, con una linea guida che rispetta il tono di durezza e oppressione dell’ambientazione, con un forte richiamo alla struttura urbana tipica della prima rivoluzione industriale.

Scipioni sceglie di omaggiare maggiormente il mondo del cinema, con alcuni gradevoli richiami alla settima arte che non sfuggiranno all’occhio più attento.

Il tocco finale arriva da Gaetano Longo che colora i due albi, sfruttando le tonalità in modo da esaltare i toni narrativi di Grossi: dal verdastro dell’aria di Ecronia si passa al rosso del violento passato, anche il colore diventa una parte integrante degli strumenti narrativi di Blackbox.

Dalla fucina di HyppoStyle sono nati alcuni progetti estremamente interessanti (come il poetico Ritmo lento in fondo al mare), con Blackbox si ha la prova che anche le piccole realtà possono mostrare talento e raggiungere ottimi traguardi!