Hotel Oblivion: la recensione del terzo attesissimo volume di The Umbrella Academy

Di Davide D'Emiliano 7 Min di lettura

Dopo 10 anni dalla loro seconda avventura cartacea originale per la Dark Horse Comics, e a quasi 12 mesi dall’uscita del loro secondo volume nelle librerie italiane, ritroviamo la famiglia di eroi più squilibrata e atipica che possiate conoscere. Bao Publishing ha portato infatti in Italia Hotel Oblivion, il terzo capitolo della storia di The Umbrella Academy, sempre grazie alla penna di Gerard Way (storia) e alle matite di Gabriel Bà (disegni).

Torna la famiglia di eroi più disfunzionale del Fumetto, con questa terza, tesissima avventura. Reginald Hargreeves aveva un modo tutto suo di amare i suoi figli adottivi, ma non si può certo dire che non avesse a cuore la loro sicurezza: quando i nemici, sempre più pericolosi, strampalati e difficili da controllare, dell’Academy hanno cominciato a farsi numerosi, ha trovato una soluzione perfetta per toglierli dalla circolazione senza fare loro del male. Questa è la storia dell’hotel dove si va per essere dimenticati per sempre, anche se il passato ha il bruttissimo vizio di voler tornare a perseguitare gli eroi.

Con Hotel Oblivion torna la folle creatività del duo artistico Way e Bà di nuovo alle prese con la stravagante famiglia della Umbrella Academy

Se non avete letto ancora nulla di Gerard Way ma avete già  conosciuto le bizzarrie di sir. Reginald Hargreeves e dei suoi figli grazie al recente adattamento televisivo di The Umbrella Academy di Netflix, potreste essere sorpresi di quanto il fumetto sia semplicemente…ancora più bizzarro ed eccentrico. Sarà per il suo passato eclettico (front men dei My Chemical Romance, sceneggiatore per Doom Patrol e ovviamente fumettista) ma Gerard Way riesce con estrema naturalezza a prendere il lettore per mano e a lanciarlo in un flusso narrativo complesso e completamente destrutturato  e per questo tanto imprevedibile quanto affascinante.

Ed è proprio in questa trama non lineare, dove lo spazio, il tempo e le tante dimensioni dell’universo si fondono e si alternano, ad offrire a Way la cornice ideale per i 7 racconti di Hotel Oblivion che ci raccontano  le nuove avventure della Umbrella Academy, o meglio di quello che ne resta.

Sono infatti passati solo pochi anni dalla morte di Hargreeves e i suoi figli si ritrovano già tutti (dis)persi, cercando di sopravvivere al rimorso, alla paura, alla vendetta o semplicemente alla noia, nei modi più disparati, chi come sicario, chi rincorrendo le illusioni di una vita normale mai esistita, chi nelle insidiose promesse della droga, e chi alla ricerca di risposte oltre i confini dell’universo conosciuto.

Way e Bà dedicano buona parte di Hotel Oblivion proprio a descriverci che cosa ne sia stato dei frammenti di quella che era una volta una famiglia unita, e ai legami ancora forti che esistono tra i suoi membri. E nonostante i tanti misteri e le avventure, sono sopratutto le caratterizzazioni di Spaceboy, Voce, Kraken, Medium, Numero 5, Allison e Vanya e dei loro rapporti fatti di amore ed odio fraterno a rendere unico questo fumetto.

Ma poi ci sono ovviamente anche i misteri e le avventure a rendere ancora più intricata e se possibile bizzarra la situazione. E non importa quanto lontano siano finiti tra loro o le vite intraprese, sarà ancora una volta l’eredità di loro padre a riunire gli eroi della Umbrella Academy. Un’eredità che ha la forma di una misteriosa prigione dimensionale dove Hargreeves aveva segretamente rinchiuso tutti i nemici sconfitti della Umbrella Academy. Una prigione dalla quale, inutile dirlo, sarebbe dovuto essere impossibile evadere. Ma si sa, il destino ha il suo modo di operare, ed una innata propensione ad ignorare la parola impossibile.

E così le varie storie dei membri di The Umbrella Academy apparentemente distanti fra di loro, incominciano ad incastrarsi con incredibile precisione, accelerando il ritmo della narrazione che diviene sempre più incalzante fino a portarci  dritti al gran finale (con immancabile sorpresa).

Insomma Way si conferma ancora una volta per quello che è, un grande narratore in grado non solo di creare storie inaspettate e divertenti, ma sopratutto di dare vita a personaggi unici nella loro originalità.

The Umbrella Academy non sarebbe poi il successo che è senza i disegni di Bà, ed Hotel Oblivion non fa certo eccezione. Non importa dove ci troviamo, se nei condotti di areazione di un palazzo, tra le luci cangianti di Tokyo, i deliranti allucinazioni o nell’oltrespazio, la matita di Bà riesce sempre a mettere a fuoco la scena, lasciando allo stesso tempo un certo senso di indefinito ed onirico che contribuisce in maniera determinante al carattere che ha reso celebre The Umbrella Academy.

Certo qualcuno potrebbe sentirsi smarrito dalla rimarcata eccentricità di questo fumetto, sopratutto se alle sue prime esperienze con la saga di The Umbrella Academy. O potrebbe notare come il tanto spazio dedicato da Way all’interno di questo volume nel raccontarci che fine abbiano fatto Spaceboy e i suoi fratelli, strida in parte con la relativa fretta con la quale viene raccontato lo scontro finale tra i nostri supereroi e i fuggiaschi dalla progione dimensionale.

Ma ogni volume di The Umbrella Academy è sopratutto un’esperienza da vivere tutta di un fiato, nella sua interezza, lasciandosi trasportare dalla fantasia dei suoi autori e fidandosi della loro folle creatività. Sarete ricompensati con uno dei fumetti più divertenti ed interessanti che si possa leggere. Parola di un grande del fumetto come Jeff Lemire.

The Umbrella Academy è un fumetto veramente, veramente bello. E Hotel Oblivion non è solo il terzo volume di una serie, è forse il migliore.

 Jeff Lemire


A me non resta che augurarvi quindi una buona lettura.

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