Sono passati 15 anni dall’arrivo di The Mist nelle sale cinematografiche ma, ancora oggi, chi ha visto la pellicola di Frank Darabont ricorderà certamente lo scioccante finale del film tratto dal racconto di Stephen King.
La storia di King si conclude con il personaggio principale della storia, David Drayton, che coglie una possibile parola attraverso le interferenze radiofoniche; poi sussurra due parole all’orecchio di suo figlio. King scrive: “Una è Hartford. L’altra è speranza”.
Nel film, Drayton (Thomas Jane) spara al figlio e a tre degli altri sopravvissuti per risparmiare loro l’orrore di essere brutalmente uccisi dai mostri terrificanti cheli hanno costretti a vivere per giorni rifugiati in un supermarket. Il finale di The Mist diventa però ancora più brutale quando, pochi istanti dopo che Drayton ha ucciso tutti, arrivano i soccorsi.
A distanza di tanti anni dal quel finale che è rimasto impresso nella memoria di tutti noi, Darabont è tornato a difendere la scelta di non dare un lieto fine alla pellicola, come ha dichiarato in una recente intervista rilasciata a /Film:
“Ehi, amo il lieto fine come tutti gli altri. È appagante. E ne realizzo, dovete saperlo. Ma amo anche ‘La notte dei morti viventi’. Amo anche ‘La Cosa’. Amo anche quei film che osano sfidare il pubblico. A volte le cose non funzionano e a volte hai preso le decisioni sbagliate anche se avevi buone intenzioni. La vita è così”.
King ha in realtà appoggiato il nuovo finale di Darabont, come raccontato dallo stesso regista:
“Quando Steve ha letto la sceneggiatura e io gli ho detto: ‘Non lo farò se non vuoi che lo faccia’, lui mi ha risposto: ‘Abbiamo bisogno di film che osino far arrabbiare la gente. Abbiamo bisogno anche di film come questo. Abbiamo bisogno di quella cosa alla ‘Notte dei morti viventi’, dove non è solo legato in un bel fiocco e c’è solo questa rassicurante cosa felice da adesivo Hallmark”.
Il film avrebbe certamente potuto avere un finale più felice, in cui i sopravvissuti si dirigono verso Hartford con la loro auto e vivono nella speranza di un altro giorno. Ma come ha dichiarato il regista: “La vita non ti consegna sempre un lieto fine, giusto?”.
Darabont rifiutò un budget maggiore per il film proprio perché voleva mantenere il suo finale. La Paramount Pictures voleva realizzare il film per 60 milioni di dollari, e quando Darabont non ha voluto seguire quella strada c’è stato un altro produttore che voleva farlo per 40 milioni di dollari, ma non avrebbe funzionato. Poi è intervenuto Bob Weinstein:
“Ho rinunciato al budget di 40 milioni di dollari e l’unica persona che si è fatta avanti e ha avuto i cojones per dare il via libera al progetto è stato Bob (Weinstein). Bob mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Mi piace la tua sceneggiatura, mi va benissimo il finale, ma devi farlo a questo prezzo’, che era un po’ meno della metà di quello che mi offriva l’altro tizio. Così ho avuto quella notte rivelatoria in cui mi sono detto: ‘Invece di pagarmi il mio compenso da regista, prenderò quest’offerta. Invece di avere un certo lasso di tempo per girare, dovrò girare con la metà del tempo’. Non avevo mai fatto un film del genere”.