Sab 5 Ottobre, 2024

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Spider-Man: Far From Home, l’MCU dopo il Blip – Recensione

Cosa rimane dell’uomo che ha salvato il mondo?

Qual è il suo retaggio dopo il Blip, il momento in cui uno sciocco di dita di Thanos ha spazzato via metà della vita nell’Universo? Dopo gli eventi vissuti in Avengers: Endgame, queste domande sono rimaste in attesa di una risposta, facendo attendere con una certa ansia l’uscita di Spider-Man: Far From Home.

Spider-Man: Far From Home, il Marvel Cinematic Universe dopo il Blip!

La seconda avventura dello Spidey del Marvel Cinematic Universe arriva in chiusura di Fase Tre del MCU, una sorta di catarsi emotiva non solo per gli spettatori, che hanno loro malgrado salutato alcuni dei simboli stessi dalla Marvel cinematografica. Il trucco, se vogliamo definirlo così, è quello di creare una forte empatia tra Peter Parker e lo spettatore, entrambi, su piani emotivi differenti, costretti a fronteggiare una perdita pesante: Tony Stark.

Da mentore a figura paterna , Stark per Parker è divenuto un sostegno ed una guida fondamentale, dando vita ad una complessa ed emozionante amicizia che si può racchiudere nei due abbracci che si son scambiati al cinema (Spider-Man: Homecoming e Avengers: Endgame). Come affronterà, dunque, Peter questo vuoto?

In un mondo in cui la gente ha scoperto la possibilità di catastrofi inarrestabili come il Blip, in cui gli eroi stessi sono ora costretti a ritrovare una propria dimensione all’interno di una società frastornata e che ancora sta cercando di metabolizzare quanto vissuto, Parker deve esser l’eroe, sentendo il peso della responsabilità di essere l’erede di Iron Man. E per quanto Spider-Man possa essere eroico e ben intenzionato, resta pur sempre un sedicenne, alle prese con i primi ostacoli della vita e con una necessità fisiologica di vivere almeno uno spiraglio di normalità.

Spider-man: Far From Home vuole trasmettere questa umanità di Peter, la sua disperata ricerca di una vita che abbia un minimo di serenità, che gli consenta di metabolizzare la perdita e di capire finalmente chi sia l’uomo dietro la maschera. Argomento complesso, che viene trattato avvicinando il personaggio a chi potrebbe comprenderlo meglio: gli adolescenti.

Per un adulto, Spider-man: Far From Home potrebbe esser a tratti indigesto e piatto, visto che al centro della storia ci sono dei teen ager che si comportano e ragionano come tali. Ed è giusto così, perché non dimentichiamo che Peter Parker è, sin dalla sua prima apparizione cartacea, un ragazzino, costretto ad affrontare sfide più grandi di lui. Il cuore di Spider-Man, specialmente nelle sue prime avventure, era il vero superpotere dell’Arrampicamuri, il farsi carico di grandi pesi pur non essendo ancora pienamente pronto ad accettare di lasciarsi alle spalle la vita di un normale adolescente.

In Spider-Man: Far From Home si rivede questo lato umano del personaggio. Sono passati solo cinque mesi dalla conclusione di Avengers: Endgame, Peter sta ancora metabolizzando la perdita di Stark, mantenendo la sua figura di Amichevole Spider-Man di Quartiere, pur sapendo che in molti lo vedono come l’erede spirituale di Iron Man. Il peso di questa investitura e le ferite dell’anima non ancora guarite si contrappongono alla sua voglia di vivere un’esistenza normale, compreso il primo amore, ovviamente per MJ.

Giusto, assolutamente corretto. Questo ennesimo capitolo del MCU è quello che più di ogni altro tenta di avvicinarsi allo spirito originario del personaggio, con qualche necessaria concessione per avvicinarlo ai giovani di oggi. Tom Holland, al pari dei suoi colleghi, è perfetto nel caratterizzare le emozioni adolescenziali, coniugandole al meglio con l’opprimente senso di obbligo nell’indossare un costume.

Ma non si può scappare al proprio destino, specialmente quando ha la faccia di Nick Fury. Nonostante la speranza di godersi pienamente il viaggio in Europa con la sua classe, Peter viene arruolato da Fury per combattere al fianco di un eroe transdimensionale, Quentin Beck, arrivato sulla nostra Terra per fermare gli Elementali, mostri che hanno distrutto la sua intera esistenza sterminando la sua famiglia e distruggendo il suo mondo. Con il nome di battaglia di Mysterio, Beck affianca Peter, rivestendo una sorta di ruolo di mentore che inevitabilmente ricorda il rimpianto Stark.

Senza entrare nel dettaglio, nulla è così semplice. Chi ha dimistichezza col mondo del Ragno sa già che il nome di Beck è portatore di una trama inevitabilmente complessa, che richiedeva la presenza di un attore di un certo spessore. Jake Gyllenhaal è semplicemente perfetto nell’interpretare la complessa figura di Mysterio, andando oltre il semplice stereotipo del villain. Arrivare dopo la magistrale interpretazione di Michael Keaton come Avvoltoio non era una sfida da poco, eppure Gyllenhaal non patisce il confronto, incarnando al meglio Mysterio, nelle sue contraddizioni ed abbracciandone in mode convincente la sua natura fatta di inganni e recriminazioni.

Mysterio rappresenta la visione distorta del ruolo dell’eroe, in un mondo in cui gli eroi sono venerati, ma che ne ha visto anche le debolezze. Eppure, il mondo ha più bisogno che mai di eroi che trasmettano sicurezza con la loro presenza, e questo è una necessità sociale che è una leva irresistibile anche perché chi è tutt’altro che eroico. Ma l’importante è ciò che si riesce ad offrire, dando al pubblico ciò che vuole. E per dare profondità a questo personaggio così sfaccettato, ci si avvicina molto all’originale cartaceo, con minimi adattamenti che sono necessari per ribadire un concetto tipico del MCU: tutto era legato a Tony Stark.

Spider-Man: Far From Home è permeato dallo spirito di Iron Man. Dai murales alle parole di cordoglio per Testa di Latta, alla presenza di Happy Hogan e ai suoi discorsi con Peter, la presenza di Stark è palpabile ed è frutto di quel famoso di retaggio a cui si riferiva Yinsen nella grotta in cui Tony Stark diventava Iron Man.

Peter dovrebbe essere l’erede di Tony, vivendo nella sua ombra. Il film crea un parallelo tra i due incredibilmente suggestivo, costringendo Peter ad affrontare la sua Gulmira emotiva, portandolo al punto di rottura e consentendogli di ritrovarsi. Ad un certo punto, smettiamo di esser semplici spettatori e diventiamo parte di questa emozione, la viviamo con il sorriso stupendo di Happy che rivede in Peter l’imprinting del suo amico Tony, ma vede anche un giovane uomo capace di trovare la propria strada.

Questo film è la consacrazione di Peter Parker come Tessiragnatele

Alcune scene sono prese al dettaglio dal mito di Iron Man per rappresentare una sorte di passaggio delle consegne ad un nuovo eroe, ma come dice giustamente Happy, Peter non sarà mai Tony, come è giusto che sia. Il MCU deve andare avanti, ha bisogno di muoversi in nuove direzioni ed è giusto che emergano nuove personalità trainanti, e Tom Holland è il candidato perfetto, con il suo Spider-Man. Pur senza mai dirlo, quel motto leggendario (Da grandi poteri derivano grandi responsabilità) aleggia per tutto il film su Peter, che infine accetta il suo ruolo, affrontando le proprie ansie e i propri timori.

Non è un caso che proprio in questa sua catarsi compaia per la prima volta in modo evidente il suo senso di ragno, mostrato su schermo magnificamente. È la consacrazione di Peter Parker a Spider-Man nella sua pienezza, offrendoci il Tessiragnatele migliore mai visto al cinema. Di certo, il più vicino all’ideale delle origini dell’eroe dei fumetti.

Spider-Man: Far From Home ha un ritmo narrativo ideale per presentare tutti i diversi elementi di questa storia. Sicuramente il tono da teen movie potrà far storcere il naso agli spettatori più adulti, ma è il DNA del personaggio a chiedere questa impostazione, ed è perfettamente realizzata, fornendo il contesto emotivo ideale per mostrare la crescita di Peter Parker come eroe e come uomo. Comicità garbata, anche se a volte spinta da battute non esattamente esaltanti, e azione ben diluita in un film intenso, rendono la seconda avventura solista di Spidey nel MCU imperdibile

Ma Spider-Man: Far From Home aveva essenzialmente un ruolo, ossia chiudere la Fase Tre del Marvel Cinematic Universe. E ci riesce, in modo sottile, utilizzando con astuzia le due scene post-credit. Senza entrare nel dettaglio, assistiamo alla perdita dell’innocenza dell’era degli eroi, tipica della figura di Spidey, e alla riconferma che la Fase Quattro vedrà una presenza maggiore dell’elemento cosmico.

Ma d’altronde, parlando di Spider-Man, come potremmo non attenderci un futuro che non sia amazing?

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