Gio 10 Ottobre, 2024

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Ready Player One: dal libro al film, ecco il percorso intrapreso da Spielberg

Ho sempre una certa ritrosia nell’affrontare la visione di un film ispirato a un romanzo. La mia paura è che l’opera originale, a causa di un’ovvia disparità narrativa tra i due media, venga stravolta e privata dei suoi elementi essenziali. Dopo avere sofferto lo scorso anno con gli scempi fatti su It e La Torre Nera, questo timore si era ripresentato con Ready Player One, di cui abbiamo parlato qui.

Il romanzo di Ernest Cline da cui sua maestà Steven Spielberg ha tratto una delle migliori pellicole del periodo è stato una lettura entusiasmante. Onestamente non è che la trama fosse particolarmente travolgente, ma Cline è riuscito a costruire una storia che, attingendo a piene mani dalla pop culture, riesce a trasporre la passione ‘nerd’ in un’avventura magnetica, affascinante.

Ready Player One, romanzo e film a confronto

E qui era iniziata la mia ansia. Come trasporre tutto questo in un film? Nonostante la tipologia di citazionismo alla base di Ready Player One, il vero cuore del romanzo, portare questa impostazione al cinema era una bella sfida. Spielberg ha dovuto, a mio avviso, fare una scelta ragionata, scegliendo infine di preservare la parte più importante di Ready Player One: lo spirito alla base dell’idea.

Vedere il film e leggere il libro sono certamente due esperienze totalmente diverse, ma è innegabile che il regista americano abbia fatto il possibile per non tradire l’idea di Cline. Questa lodevole missione non ha però salvato il Ready Player One da alcune essenze eccellenti, specialmente in termini di trama.

Con una certa modestia, Spielberg ha tolto dal film una delle parti più radicate del romanzo: l’affetto ai film di Steven Spielberg. Chi ha letto il libro di Cline sa bene quanto la filmografia del regista di E.T. fosse importante nel mondo cartaceo di Wade Watts, ma con un tocco di signorilità Spielberg ha preferito glissare su questa sua presenza nel libro. Ovviamente non sono mancati alcuni piccoli passaggi, come abbiamo visto parlando delle citazioni di Ready Player One, visto che sono stati inseriti omaggi a Indiana Jones o Jurassic Park.

Ready Player One

Anche le citazioni sono differenti tra film e libro. Per quanto il riferimento a Shining sia stato suggestivo, avrei preferito che tornassero i richiami a Wargames e Blade Runner, che nel libro erano una delle parti migliori. In questo caso, più che una scelta stilistica, bisogna considerare anche il delicato tema delle licenze, visto che sfruttare marchi e proprietà intellettuali simili richiede un accordo con le major proprietarie.

Ma la differenza si concentra solo su questo? Ovviamente no, e le discrepanze principali si riscontrano nello svolgimento della trama, andando anche, in un certo senso, a minare la personalità stessa di Wade.

Nel film vediamo subito Wade prendere parte alla sfida automobilistica, come uno dei grandi gunther di OASIS. Qualche problemino economico lo costringe a raccogliere quante più monete possibili, ma tutto sommato non se la passa poi così male.

Cosa che invece accade nel romanzo. Cline aveva creato Wade come uno dei fruitori più sfortunati di OASIS, costretto a poter bazzicare pochissimi mondi e passare la maggior pare del tempo su Ludus, il pianeta-scuola. Questa parte è stata completamente tolta, diventando quella che per me è la pecca maggiore della trasposizione.

Ready Player One riesce a mantenere il suo spirito originario anche nel passaggio al mondo del cinema

Si è privato il personaggio di Wade di una sua prima tappa fondamentale all’easter egg, riducendo anche l’importanza della prima sfida (dove Joust aveva un ruolo essenziale), un momento in cui lo sfortunato Wade diventa finalmente uno dei gunther più ammirati. Era ancora più epico, trasmetteva al lettore con maggior intensità il coraggio e la fervente ammirazione di Wade per il suo eroe.

Wade, per quanto ben caratterizzato, nel film perde gran parte del fascino della sua controparte cartacea. Senza entrare nel dettaglio per non rovinare il gusto della lettura di Ready Player One ai futuri lettori, va notato come i tempi più dilatati del romanzo, difficilmente trasportabili al cinema, hanno consentito a Cline di presentare eventi più drammatici e violenti nella vita di Wade.

Mi era sembrato interessante vedere come il tono da esaltazione dello spirito nerd dei primi capitoli lasciasse spazio ad una narrazione più adulta, in alcuni tratti, con delle punte di forte drammaticità che rendevano l’avventura di Wade ancora più appassionante.

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Era, credo, inevitabile. Spielberg ha cercato di preservare quanto più possibile lo spirito originale di Ready Player One nella sua forma più pura, quell’esaltazione della cultura nerd e della metafora del viaggio dell’eroe che hanno reso il romanzo un cult.

Poco importa se sono stati apportati cambiamenti anche ad altri personaggi. Sicuramente I-Rok diventa più centrale (nel romanzo era poco più di un troll da tastiera) ed alcuni punti centrali della trama sono stati modificati per meglio conciliarsi alla narrazione su schermo, anche giustamente a mio avviso.

Persino Ogden Morrow, il socio di Halliway, viene adattato allo schermo in modo diverso. Se nel libro era una presenza discreta che seguiva i giocatori nell’ombra, nel Ready Player One cinematografico ha un ruolo più decisivo, in veste di Curatore degli archivi di Halliway. Simon Pegg nel film è stato, come suo solito, inappuntabile, ma questa versione di Og, unita ad alcune modifiche sul rapporto tra i due, sono state più che altro libere interpretazioni di suggestioni nate leggendo il romanzo originale.

Ready Player One al cinema è stato pensato per avvicinarsi maggiormente ai ragazzini di oggi, privandolo di alcune citazioni forse troppo complesse per loro e scegliendo aggirare i toni più cupi e drammatici del romanzo, che sarebbero stati comprensibili solo da un pubblico più maturo.

Come sempre, la domanda sottile si insinua, quando si parla di trasposizioni: meglio il film o il libro?

Per me, la risposta sarà sempre una: meglio il libro. Il rapporto tra lettore e autore di un libro è più aperto, c’è una compartecipazione nella creazione del mondo perché il lettore ha la possibilità di usare la propria immaginazione nel dare all’ambientazione una propria visione, seppur guidata dallo scrittore. I film, per loro natura, danno un’impostazione visiva che rende la fantasia dello spettatore ingabbiata in una visione già preconfenzionata, limitandola. Ecco l’unica discriminante che rende complicato, a mio avviso, il discorso delle trasposizioni cinematografiche di libri.

In Ready Player One, però, questa sensazione di ‘tradimento‘ si affievolisce. Il romanzo di Cline è, probabilmente, uno dei più adatti a divenire un film, perché la sua struttura narrativa semplice ne consente una riduzione ai minimi termini facilmente adattabile ad una pellicola, mantenendo comunque lo spirito originario dell’opera ispiratrice. Se poi consideriamo la componente citazionistica, vissuta come un omaggio ad una sub-cultura che negli ultimi anni è diventata una vera cultura, possiamo notare come questa molla ispiratrice rimanga inalterata nel passaggio al media cinematografico.

Dal canto mio, ho adorato Ready Player One in entrambe le sue forme. Sicuramente il romanzo rimane la mia versione preferita, proprio per la sua maggior libertà ed empatia con il lettore, ma il film di Spielberg mi ha ugualmente emozionato, perché ha saputo preservare quelle componenti essenziali, il DNA del romanzo se vogliamo, offrendone una nuova visione senza tradirne lo spirito originario.

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