Sab 26 Aprile, 2025

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Monster Hunter: L’origine della specie

Da più di dieci anni, ormai, la serie Monster Hunter è il metro di giudizio assoluto per gli hunting games. Scopriamo come tutto è iniziato.

La serie Monster Hunter, negli ultimi anni, ha riscosso un enorme successo in Occidente.

In Giappone e in Oriente in generale era già famosissima, complice anche l’estrema diffusione del 3DS, la console portatile Nintendo sulla quale sono usciti la stragrande maggioranza dei titoli di questo brand.

Qui da noi, il nome Monster Hunter era noto soltanto ad una cerchia piuttosto ristretta di giocatori, sebbene non siano mancati ottimi titoli come Monster Hunter Freedom Unite su PSP, che ebbe un buon successo commerciale.

La saga videoludica ha cominciato a uscire dalla “nicchia” nel 2015, con l’arrivo in Occidente di Monster Hunter 4 Ultimate per 3DS. Da li in poi, la strada di questa serie è stata costellata di successi e gli appassionati (come il sottoscritto) hanno anche appreso, con somma gioia, del ritorno del suo ritorno sulle console domestiche con Monster Hunter World in uscita, su Playstation 4, nei primi mesi del 2018.

Parlavamo di ritorno alle console domestiche perché, nonostante Monster Hunter sia cresciuto su vari dispositivi portatili (PSP prima, 3DS in particolare e prossimamente, come era ovvio, su Switch), le sue origini sono state sulla cara PS2.

Il primo capitolo della serie, infatti (e anche il secondo a dire il vero ma quello non fu mai importato in Occidente), vide la luce sul famoso monolito nero di casa Sony nel 2004 in Giappone ed America, mentre il suo approdo in Europa avvenne l’anno successivo.

Sviluppato e distribuito da Capcom, questo celebre action rpg fu il capostipite di un nuovo sottogenere di videogame: gli hunting games.

Come è facile intuire dal titolo, ci ritroveremo ad interpretare il ruolo di un cacciatore di mostri in un’ambientazione fantasy. Nulla di nuovo ed originale in buona sostanza, anche se, a dire il vero, qualcosa di diverso c’è.

Un mondo fantasy ma senza magia

Per prima cosa, nel mondo di Monster Hunter non vi è traccia di magia, maghi o stregoni. E neppure di Nani, Elfi o altre razze che di solito popolano le ambientazioni fantasy. La realtà del gioco è qualcosa simile ad un medioevo selvaggio, dove gli umani e le altre razze (come i felyne, una sorta di gatti antropomorfi) devono contendersi lo spazio vitale con tutta una serie di creature, alcune delle quali pericolosissime.

Anche queste creature, non hanno nulla di magico, sono semplici animali, alcuni dei quali sono dotati di poteri devastanti (sputare fuoco o emettere scosse elettriche), ma comunque derivanti da precise caratteristiche fisiologiche risultato della loro naturale evoluzione.

La capacità di sputare fuoco, per esempio, è dovuta ad un gas infiammabile altamente instabile prodotto da speciali ghiandole rendendo il tutto, se non proprio realistico, quantomeno verosimile.

Ogni creatura che andremo a cacciare, ha un suo preciso posto nella catena alimentare, un suo habitat preferito e le sue peculiari abitudini. Caratteristiche che vanno attentamente studiate e, se possibile, sfruttate durante le battute di caccia.

Capiterà dunque di dover affrontare un mostro più volte prima di abbatterlo, dopo aver capito al meglio la giusta strategia da seguire. E le creature da affrontare, credetemi, sono davvero tante e molto diverse tra loro!

Altro particolare che si discosta dal solito standard degli rpg è la crescita del personaggio. In Monster Hunter non esistono punti esperienza o caratteristiche personali in continuo miglioramento. Abilità, bonus e malus derivano dagli equipaggiamenti, sia che si tratti di armi (presenti in una vasta gamma di tipologie), sia che si parli di armature.

Indossando un set completo, ad esempio, si ottengono variazioni particolari del proprio status, come resistenza a fuoco o veleno, aumento dei punti vita e via di seguito. Attenzione però, gli effetti migliori si ottengono combinando vari pezzi, in modo da crearsi un equipaggiamento ideale per dare la caccia a quel determinato mostro. Non esistono equipaggiamenti che danno miglioramenti assoluti, tutto va pianificato a seconda del momento.

Adesso la domanda che sta nascendo spontanea dentro di voi è: «Come si ottengono gli equipaggiamenti?»

Con il crafting! Ogni mostro abbattuto, infatti, può essere “sezionato” per ottenere materiali indispensabili alla forgia di armi o di armature. Inoltre, i materiali, possono essere trovati in giro per gli ambienti (non i livelli) che non mutano durante il gioco.

Le zone di caccia sono sempre le stesse: colline, montagne, deserti. In questo modo ogni cacciatore, come funziona anche nella vita reale, prenderà familiarità con i suoi territori di caccia in maniera tale da averne una conoscenza via via migliore e saper riconoscere i luoghi dove una bestia può nascondersi oppure dove quest’ultima potrebbe tendere una trappola.

Cacciare da soli è appagante, ma farlo in una squadra affiatata è anche meglio!

Monster Hunter possiede (possedeva a dire il vero, visto che purtroppo i server per questo primo capitolo sono stati disattivati ormai da tempo) un grandioso multiplayer, dove fino a quattro cacciatori prendevano parte alla battuta, feature che ha poi contribuito al successo di tutta la serie.

Ed è lì che, signori miei, si dava il meglio! Anche perché le prede delle missioni multiplayer erano molto più ostiche e smaliziate. L’affiatamento tra i membri del team è fondamentale. Qui non esistono classi, non ci sono tank (caricare a testa bassa un Rathalos infuriato è sempre una PESSIMA idea), non ci sono healer… Ci sono solo cacciatori e prede. Punto. E per fare la pelle al nemico, bisogna lavorare di intelligenza, studiare l’obbiettivo e pianificare un’ottima strategia.

Il capostipite che rimane un evergreen

Insomma, il gioco è tutto qui (per modo di dire), con meccaniche ancora molto semplici e un po’ grezze, alla luce di quelle viste negli ultimi capitoli e in quelli che verranno. La struttura base però era quella: si va a caccia di mostri per ottenere equipaggiamenti in grado di dare la caccia ad altri mostri e via così.

Raccontato in questi termini sembrerebbe qualcosa di noioso ma, fidatevi, non lo è per nulla! Monster Hunter è difficile, a volte quasi frustrante, ma quando tiri giù un bestione enorme che hai sfiancato con una serie di trappole ed un estenuante combattimento attirandolo in una zona a lui sfavorevole… beh, sono soddisfazioni!

Negli anni la serie si è ammodernata in continuo, sia dal punto di vista dei contenuti (più ambienti, più armi, più mostri tutti diversi) che delle meccaniche, anche arrivando a cambiarle parecchio, come pare accadrà con Monster Hunter World, cosa ovvia e doverosa, indispensabile per migliorare l’esperienza di gioco.

Però, peri cacciatori della prima ora, a volte è bello fare qualche uscita sul vecchio e glorioso capostipite, non fosse altro che per vedere quanta strada si è fatto in questi anni!

Buona caccia a tutti!