Marvel’s The Defenders riunisce quattro eroi solitari per salvare New York, ma saranno in grado di lavorare come una squadra?
La lunga attesa per The Defenders è finalmente giunta al termine. Dopo il non certo entusiasmante exploit di Iron Fist (il più deludente dei serial Marvel/Netflix, finora), confesso che avevo un certo timore nell’affrontare il ritorno a New York.
L’idea alla base all’intero ciclo degli urban heroes marvelliani è propri quella di creare un distacco dalla concezione degli eroi più blasonati, quelli che vedremo in azione in Avengers: Infinity War per intendersi. Questo spirito urbano, la forte appartenenza al contesto urbano di New York (per quanto limitato ai quartieri) è una caratteristica che lega i quattro eroi, anche se loro non ne sono ancora consapevoli. Finora li abbiamo visti agire principalmente in solitaria, ognuno impegnato a vivere il proprio ruolo con difficoltà e sofferenza. The Defenders riunisce tutti loro per affrontare la minaccia della Mano, il nemico che ormai da mesi sapevamo avrebbe fatto il suo ritorno a New York.
Lo scoglio di The Defenders è l’unire quattro eroi che non si conoscono, in un modo credibile e che dia senso allo show. Nei primi episodi, sembra ancora di assistere a quattro differenti serial i cui personaggi sembrano muoversi su piani differenti, legati solo da un misterioso nemico nell’ombra. In realtà questo aspetto consente di mostrare come sia attualmente la vita dei diversi persoanggi, dopo i finali delle rispettive serie.
In questa prima fase l’identità dei singoli personaggi viene rispettata in pieno, dalla colonna sonora che si adegua al carisma dell’eroe di turno alla presenza di colori iconici dei singoli protagonisti (il rosso per Daredevil o il giallo per Iron Fist). Il senso di continuità con le precedenti serie soliste è evidente, cercato, e lo spettatore lo percepisce. Complice la presenza di personaggi secondari dalle serie precedenti (da Stick alla Hogan), The Defenders riesce ad avere una propria dimensione, coniugando le differenti individualità degli eroi in modo da rendere il gruppo coeso.
I primi episodi, proprio per questo scopo, servono principalmente a farci riprendere confidenza con i personaggi, oltre a mostrarli alle prese con le conseguenze dei finali delle rispettive serie. Cage esce di prigione e cerca di tornare al suo ruolo di difensore di Harlem, Jessica Jones è in cerca del proprio equilibrio dopo l’esperienza vissuta con Killgrave, Danny continua la sua lotta alla Mano e Matt Murdock è alle prese con una profonda crisi di identità, che lo ha allontanato dal suo alter ego con le corna.
L’unica cosa che può unirli è avere una missione comune. E chi meglio della Mano che minaccia New York potrebbe farlo? La caratteristica dei serial Marvel Netflix finora è la presenza di villain carismatici. Dopo Vincent d’Onofrio (Wilson Fisk), David Tennant (Killgrave) e Mahershala Alì (Cottonmouth), il testimone passa ad una magnifica Sigourney Weaver, nel ruolo dell’enigmatica e spietata Alexandra. La Weaver è perfetta, non perde un colpo, si muove sullo schermo con la sua presenza e dona al serial un magnifico cattivo, inserendosi alla perfezione nella continuity di questi serial.
Si potrebbe ipotizzare che per le prime quattro puntate The Defenders non incarnino l’anima da team up promessa. Credo sia stato giusto non mostrare subito l’unione degli eroi, anche se quattro episodi prima di mostrare i Difensori è in effetti una pecca, anche se trascurabile. Il fulcro della storia poggia ironicamente sulla più convincente e la più deludente delle serie, Daredevil e Iron Fist. Il finale della seconda stagione di Daredevil, con la morte di Elektra, è il primo passo per la storia di The Defenders, mentre il ruolo di Danny Rand come Iron Fist lo rende uno dei bersagli della pericolosa setta.
Peccato che Iron Fist sia il punto debole della serie. Il personaggio di Danny Rand viene reso fin troppo mistico, vittima continua di scherzi e battute dei compagni (specialmente Jessica) che rende difficile appassionarsi al personaggio, che risulta pesante e ripetitivo. Discorso diverso per gli altri eroi, con un convincente Luke Cage ed un Matt Murdock emozionante nella sua ricerca di sè stesso. Semplicemente spettacolare Jessica Jones, stronza al punto giusto ed elemento inizialmente di resistenza al team, ma che diventa poi la prima a comprendere l’importanza di unire le forze.
Gli otto episodi di The Defenders partono con lentezza, questo è innegabile, ma grazie ad una accorta dinamica interpersonale, fatta di battute e di crescente senso di squadra, il serial prende un ritmo intenso, che mantiene sempre un equilibrio fra i diversi personaggi. Come da tradizione, non mancano scene di combattimento avvincenti e adrenaliniche.
Dopo la delusione di Iron Fist, The Defenders rappresenta una sorpresa, un serial che pur non raggiungendo le vette di intensità e spettacolarità delle due stagionei di Daredevil (per me ancora la migliore produzione del ciclo) riesce a rivelarsi una visione nel complesso interessante e ben caratterizzata, anche se Matt continua a esser il perno su cui ruota questo ciclo di serial di Netflix. Ora non ci resta che iniziare l’attesa del prossimo personaggio, The Punisher!