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Giappone: niente interprete in presenza per gli stranieri che vengono arrestati dalla polizia

Non è mai stato il sogno di nessuno farsi arrestare in Giappone, ma d’ora in poi per turisti e stranieri che si trovano nel paese sarà ancora meno consigliabile: dal 1° luglio 2025, non sarà più garantito un interprete in carne e ossa durante gli interrogatori della polizia.

Sì, avete letto bene quanto riportato da SoraNews24. Se avete dei guai con la legge, potrebbe essere molto utile saper parlare il giapponese, oppure essere costretti a ritrovarsi a dover spiegare la propria posizione parlando con un interprete via telefono o, peggio ancora, tramite una chat vocale.

Cosa cambia esattamente?

A oggi in Giappone, se si viene arrestati e non si conosce la lingua, la legge prevede l’assegnazione di un interprete che raggiunge la persona in stato di fermo alla stazione di polizia. Adesso, grazie a una revisione dei Protocolli di Investigazione Criminale della National Police Agency, questo non sarà più obbligatorio.

Il motivo? I numeri. Nel 2024, sono stati arrestati 12.170 stranieri, il numero più alto da 15 anni a questa parte. A questi si aggiungono altri 9.500 casi di crimini attribuiti a stranieri ma senza che sia scattato l’arresto. La richiesta di interpreti è aumentata a dismisura e le risorse sono diventate insufficienti.

auto polizia giapponese

C’è carenza di interpreti? Niente affatto

Gli interpreti ci sono, eccome. In tutto il Giappone operano circa 4.200 agenti e personale di polizia che parlano almeno una lingua straniera, aiutati da una rete di circa 9.600 interpreti civili.

Questi numeri, per quanto possano sembrare grandi, non bastano: si parla di copertura nazionale per tutte le lingue immaginabili, dal francese al tagalog, passando per urdu e swahili. E spesso non c’è nessuno disponibile nei paraggi in tempo utile.

Dal punto di vista prettamente operativo della polizia, il nuovo sistema accelera gli interrogatori e può essere utile nei casi urgenti, tipo se c’è da inseguire un complice ancora in fuga.

Ma per chi si trova sul lato sbagliato del tavolo… la faccenda è molto meno “pratica”.

Parlare al telefono o tramite chat vocale durante un interrogatorio non è proprio il massimo della chiarezza e aumenta il rischio di fraintendimenti linguistici o, peggio ancora, dichiarazioni inappropriate ed errori legali.

Cosa accade se il poliziotto di turno mette un verbale scritto in giapponese davanti all’arrestato e chiede a quest’ultimo di firmarlo? Immaginate la situazione: una pletora di ideogrammi e caratteri fighi finché si prova a leggere un manga o a scoprire il significato di una scritta vista in un anime, ma che potrebbe diventare un serio problema se l’interprete è al telefono, lontano chilometri, e non vede quello che c’è scritto.

A Tokyo e nei grandi centri sarà sempre facile trovare un ‘interprete

In realtà la priorità resta quella di riuscire a fornire un interprete in presenza, ma la scelta di non giraci troppo attorno e passare alla traduzione telefonica o con videochiamata sarà affidata alla discrezione delle autorità locali. In parole povere: se ci si trova in una zona remota del Giappone rurale, magari perché affascinati da un turismo più ricercato e non ci sono interpreti nei paraggi, allora la cosa potrebbe diventare un serio problema. Per cui, a partire dal prossimo 1° luglio pensateci mille volte prima di fare qualche bravata o provare a essere irrispettosi pensando di essere a casa vostra.

Certo, la soluzione non è quella di imparare per forza il giapponese, ma saper dire almeno “voglio un avvocato”, ovvero “Keiji wa bengoshi o yobitai desu”, potrebbe tornare molto utile.

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