Le Storie: con Gianmaria Contro alla scoperta della collana di Sergio Bonelli!

Di Paolo Maino 9 Min di lettura

Ogni mese in edicola, all’interno della vasta gamma di prodotti firmati Sergio Bonelli Editore, figura la collana de Le Storie. Questa serie di racconti autoconclusivi ha portato al grande pubblico affascinanti storie come Astromostri, Lavennder, Memoryville, oltre ad aver dato i natali a Mercurio Loi, divenuto poi una serie più ‘classica’.

A curare questa serie è Giamaria Contro, che recentemente ha firmato proprio Memoryville. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare come il progetto Le storie sia vissuto in Bonelli e quali siano le sfide maggiori nella realizzazione di una simile collana.

Giamaria Contro ci svela il lavoro dietro il successo de Le Storie, la collana di racconti one shot di Sergio Bonelli Editore

Partiamo da una domanda schietta: quale giudizio dai dell’esperienza di questi oltre cinque anni per una collana così atipica per Bonelli come Le Storie? Quali i punti di forza e quali i punti di debolezza?

Rispondendo “di pancia”, direi che la sensazione è indubbiamente di soddisfazione. In un mercato mediatico sovraffollato e competitivo come quello d’oggi, i sessantasei albi pubblicati che in questo momento vedo allineati sullo scaffale accanto alla mia scrivania sono un risultato di tutto rispetto, e i tanti che sono attualmente in preparazione confermano questa impressione. Ma, a ben guardare, non è questo il punto: come giustamente dici, Le Storie è un testata atipica e quella che qualcuno definirebbe come una “debolezza” è in realtà la sua principale ragione d’esistenza, il suo principale “punto di forza”. Uscire dalla cornice e dalle regole della serialità, proponendo ogni mese personaggi e contenuti totalmente nuovi, è un privilegio che gli autori hanno – naturalmente – accolto a braccia aperte, ma che anche una certa parte di lettori sembrava attendere. In questi anni, Le Storie sono state un laboratorio, un esperimento creativo e anche una palestra, nella quale professionisti di lungo corso ed esordienti hanno tutti trovato uno spazio in cui mettersi alla prova e l’occasione di ripensare il fumetto bonelliano senza rifiutarne la tradizione, ma – al contrario – allargandone i confini. Il solo problema di questa impostazione è che, anche immaginando di pubblicare un albo al giorno, non sarebbe possibile dare fondo a tutte le opportunità narrative che ti si presentano… Ogni volta che approvi un nuovo progetto, senti una fitta al cuore per gli altri dieci che hai dovuto scartare.

astromostri le storie

 Il curatore di una testata deve avere uno sguardo di insieme sull’annata della stessa e non solo curare le coerenze interne del singolo albo, ma deve fare in modo che il passaggio da un autore (sia sceneggiatore sia disegnatore) all’altro risulti in qualche modo coerente. Come avviene questo lavoro in una collana fatta apparentemente di one shot come Le Storie? Come si sceglie quale numero pubblicare prima e quale dopo? È solo il momento di consegna della tavola 110 che porta alle stampe un fumetto?

Gestire una programmazione annuale è un gioco basato su più variabili e – come quasi tutto in questo mestiere – è legato in parte alle scelte editoriali del curatore e in parte a fattori pragmatici: ogni mese, l’appuntamento in edicola è lì che ti aspetta ed è una scadenza a cui non si sfugge. Realizzare un albo bonelliano richiede molti mesi (in qualche caso, svariati anni!) e, nel corso di questa lunga gestazione, tante cose possono succedere. La lavorazione può subire rallentamenti o (più raramente, ahimè) accelerazioni non prevedibili e, di conseguenza, costringerti a stravolgere il tuo piano “studiato al millimetro” con mesi d’anticipo… Detto ciò, è pur vero che, più che la coerenza, a guidare Le Storie è l’obiettivo di offrire ai lettori la maggior varietà possibile di temi e stili narrativi, il che rende relativamente semplice sostituire un racconto con un altro. Qualche volta – chi ci segue fedelmente lo sa – mi sono divertito nel tracciare dei “percorsi” basati su affinità e, diciamo così, consonanze tra storie diverse, proprio perché la collana è una rassegna, una galleria delle possibilità e dei modi del raccontare, nella quale è affascinante scorgere somiglianze e differenze, sfumature, variazioni su tema…

Che indicazioni dai al copertinista Di Gennaro per realizzare le sue copertine pittoriche?  Cosa vuoi ottenere in particolare per catturare l’attenzione del lettore?

Chiaramente, un artista eccezionale come Di Gennaro potrebbe fare tutto da solo… ma diciamo che io gli facilito un po’ il compito senza costringerlo a studiare ogni volta l’intera storia. Butto giù un “bozzettaccio” che poi discutiamo velocemente per telefono e, alla fine, lui riesce sempre a stupirmi, trasformando in piccoli gioielli i miei sgorbi. Poi ci sono circostanze particolari, nelle quali cerco di accontentare le richieste degli autori… Per quanto riguarda i “criteri di costruzione” di una copertina efficace, non credo che ne esistano di universalmente validi. Diciamo che (in assenza di un protagonista fisso) si fa ricorso il più possibile a rappresentazioni di particolare impatto emotivo: pericoli imminenti, situazioni di conflitto o di rischio, ma altrettanto spesso preferisco costruire “atmosfere”, immagini che suscitino interrogativi, possibilità, aspettative… Ogni storia ha una propria personalità che deve essere catturata e trasmessa al lettore e – posto che stupirlo è pressoché impossibile – ciò che si può fare è cercare di incuriosirlo.

memoryville le storie

A proposito di lettori, che idea ti sei fatta del pubblico de Le Storie? Ci sono gli occasionali che comprano solo il singolo numero del tal autore? O sono di più i lettori stabili che seguono questo strano e variegato percorso di storytelling?

Immagino che entrambi questi comportamenti (e altri, meno prevedibili) siano presenti tra i nostri lettori, ma francamente preferisco trattenermi dal fare illazioni sulla loro “composizione percentuale” che non potrei giustificare. Quel che viceversa credo di poter dire (almeno a giudicare dai feedback che ricevo) è che si tratta di persone appassionate ma non ossessionate, che amano la discussione più della polemica e che esprimono il proprio punto di vista in modo ragionevole e garbato… insomma, il pubblico ideale. Spero non mi si accusi di piaggeria, sono sincero!

Gli Speciali annuali hanno davvero avuto un carattere speciale, ce ne puoi parlare un po’? Da dove sono nati e su cosa avete puntato? A quale sei più legato?

De Nardo & Casertano, Boselli & Stano, Corrado Mastantuono e Giacomo Bevilacqua… giudicate voi se si tratta di “Speciali” o meno. Io direi di sì. Quello che non direi mai è se c’è uno a cui sono più legato: dal mio punto di vista, ognuno di questi volumi ha un’anima unica e irripetibile, e decretare quale sia eventualmente “il più bello” spetta esclusivamente a chi li ha scelti per trascorrere il proprio tempo libero.

Siamo ormai a ridosso del 2018, ci puoi dare anche una sola piccola anticipazione per l’anno prossimo (Lucchi su testi di Manfredi, forse? Sono un amante del buon Adam Wild!)

Per ora, bocca cucita. Non confermo e non smentisco nulla… Solo un poco di pazienza. Tra non molto, prenderà il via la consueta anticipazione annuale e potrete sapere (quasi) tutto esplorando il sito web di Sergio Bonelli Editore. Nel frattempo… Grazie e buone Storie a tutti!

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