Dom 27 Aprile, 2025

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Dread Hunger: la recensione del gioco di sopravvivenza e tradimento nell’Artico

Dread Hunger, il videogame di cui di seguito vi proponiamo la nostra recensione, è un titolo per niente freddo nonostante l’ambientazione. Sarà che sopravvivenza e tradimento sono due dinamiche che ci smuovono qualcosa dentro, emozioni un po’ selvagge e non del tutto razionali, amplificate senz’altro dal setting del gioco, probabilmente l’ambiente più estremo ed inadatto alla vita umana che possiamo trovare sulla Terra. Ma non è solo la natura che si nasconde nell’ombra con l’intento di ricordarci che questo non è il nostro posto. All’interno della ciurma si muovono forze oscure e sovrannaturali, ben nascoste e del tutto determinate a porre fine alla nostre fredde esistenze. È il 1847: preparatevi ad imbarcarvi sulla Terror.

Dread Hunger: la recensione

Dread Hunger è un videogioco sviluppato da Dread Hunger Team e pubblicato da Digital Confectioners. La versione definitiva del gioco è disponibile su Steam dallo scorso 26 Gennaio, dopo qualche mese in early access sulla piattaforma di Valve. L’interfaccia di gioco di Dread Hunger è disponibile in italiano, mentre il doppiaggio è in inglese, con sottotitoli nella nostra lingua. Si tratta di un gioco di sopravvivenza nell’Artico, con fortissimi richiami all’ambientazione che abbiamo conosciuto nella prima stagione della serie Amazon The Terror.

A metà del diciannovesimo secolo, l’Impero Britannico supportava numerose missioni di esplorazione alla ricerca del famoso passaggio a nord-ovest, una via che collegasse oceano Atlantico e Pacifico a nord del Canada. Dread Hunger ci porta in qui giorni, su di una nave a vapore equipaggiata di tutto punto per la traversata nel freddo glaciale in cui, però, è terminato il carbone, combustibile necessario per l’avanzata. Abbiamo tre giorni per fare compiere alla nave l’ultima tratta fino allo sbocco, al termine dei quali una violenta tempesta di neve è destinata a mettere definitivamente la parola Fine alla nostra spedizione e alle nostre vite.

Come se non bastasse trovarsi nel luogo più inospitale della Terra, a bordo si trovano dei traditori, il cui unico scopo è quello di far fallire la missione. Pur trovandosi in netta minoranza numerica, hanno dalla loro forze naturali (avremo già il nostro bel da fare per non morire di fame e di freddo) e sovrannaturali. Nella nostra spedizione ai limiti delle capacità umane, c’è soltanto un modo per vincere la partita, ma davvero tantissimi modi per fallire.

Fortunatamente, il videogame di cui parliamo è un titolo divertente ed interessante, sia che si vinca sia che si perda. Scopriamo come e perché proseguendo nella nostra recensione di Dread Hunger.

Requisiti di Sistema di Dread Hunger

Dread Hunger non è un titolo esoso in termini di requisiti di sistema, grazie soprattutto a delle mappe di dimensione abbastanza contenuta. Li riportiamo di seguito:

  • CPU minima: Quad-core Intel o AMD, 2.5 GHz; consigliata: Intel Core i7-4770K o AMD Ryzen 5 2600
  • GPU minima: NVIDIA GeForce 760 GTX o AMD Radeon R9 280; consigliata: NVIDIA GeForce 1060-6GB o AMD RX 580
  • Memoria: 8 GB Ram e 15 GB per l’installazione

Nonostante le richieste in termini di potenza di calcolo siano comunque non esose, la resa grafica del gioco è piuttosto buona. Complice la semplicità del paesaggio, coperto principalmente di neve e ghiaccio, la gestione della luce è davvero ben realizzata. L’illuminazione dell’alba e del crepuscolo, in cicli notte-giorno che si alternano velocemente, rende l’atmosfera molto immersiva; durante la notte, le aurore boreali a cui fa sfondo un oceano di stelle sono davvero belle da vedere, anche se per poco. Il congelamento notturno è infatti dietro l’angolo.

Gli elementi dell’ambiente con cui è possibile interagire sono pochi, rispetto a molti titoli con cui siamo ormai abituati. Ma ciò non rappresenta una grossa forzatura: dopo tutto siamo nell’Artico, non certo in un posto famoso per la grande ricchezza e presenza di artefatti umani; ed in questo caso la mancanza si sente molto meno rispetto ad ambienti videoludici urbani o domestici, in cui ci sono centinaia di oggetti che restano comunque solo parte dello sfondo. Questo minimalismo, in definitiva, ci permette di concentrarci sugli elementi di gioco che ci interessano per sopravvivere, senza orpelli e cianfrusaglie inutili.

Detto ciò, i modelli dei giocatori e i loro movimenti nello spazio sono accettabili ma non di più. Certi elementi, soprattutto quelli artificiali, appaiono tutt’ora un po’ grezzi ed in primis la nave, su cui passeremo parecchio tempo e che poteva essere tratteggiata con molti più dettagli.

Tutti a bordo!

Una partita pubblica a Dread Hunger va da un minimo di 4 persone a un massimo di 8. È anche possibile giocare una partita personalizzata, cambiando parametri come lunghezza, numero di traditori, difficoltà delle componenti di sopravvivenza; la differenza principale è che le partite personalizzate non forniscono esperienza ai personaggi.

Ciascuno di questi avventurieri può scegliere un ruolo tra i seguenti, senza doppioni nella stessa squadra:

  • Capitano
  • Ingegnere
  • Fante di Marina
  • Cuoco di bordo
  • Cacciatore
  • Navigatore
  • Medico di bordo
  • Cappellano

I ruoli hanno dei piccoli bonus, che si possono migliorare grazie all’esperienza acquisita partecipando alle partite pubbliche. Si tratta di potenziamenti semplici, che non influiscono più di tanto sull’esperienza di gioco. Ad esempio, il cuoco cucina il rancio più velocemente, o il fante di Marina ricarica la pistola in maniera più rapida.

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Più importanti dei bonus sono senz’altro gli oggetti inziali che ciascun personaggio riceve. Questi ultimi determinano molto la divisione dei compiti nelle fasi inziali della partita: ad esempio il cacciatore si occupa di procurare il cibo, mentre l’ingegnere raccoglie carbone e crea oggetti utili per l’avventura. Nessun compito è precluso agli altri personaggi (il cappellano può quindi tranquillamente condurre la nave, ad esempio) ma bonus e oggetti possono aiutarci molto ad assolvere ai nostri doveri meglio e più rapidamente.

La comunicazione tra i giocatori avviene solo a livello vocale con una chat che funziona sulla base della prossimità. La portata è piuttosto limitata: ad esempio il giocatore al timone sente solo flebilmente la voce della vedetta sul pennone che lo guida, o dei compagni a prua. Il comparto sonoro è di tutto rispetto, ben costruito nella sua tridimensionalità. Sapremo ad esempio valutare la direzione e la distanza di un compagno anche senza vederlo, come durante una tempesta; per parlare “in privato” dovremo allontanare fisicamente i nostri avatar dagli altri e abbassare la voce; o ancora, i suoni nelle grotte si propagano in maniera molto diversa, con echi e più lontano, rispetto agli spazi aperti. Piccole cose, ma che denotano la cura in certi particolari al servizio dell’esperienza di gioco e non fini a sé stessi.

Sopravvivenza in Dread Hunger

Prendo in prestito una citazione da The Terror per descrivere brevemente ed efficacemente la situazione della sopravvivenza in Dread Hunger.

Questo è un posto che ci vuole morti.

Il freddo ci vuole uccidere. La fame ci vuole uccidere. La tempesta ci vuole uccidere. I lupi e gli orsi ci vogliono uccidere. Senza contare i traditori all’interno della ciurma che – indovinate un po’ – ci vogliono uccidere. Per fortuna conigli e foche, almeno per ora, sembrano piuttosto innocui…

Ma la situazione non è così disperata. Fortunatamente le tante spedizioni passate prima di noi hanno lasciato molte risorse utili, che possiamo usare direttamente o trasformare in oggetti. Gran parte della nostra sopravvivenza si basa sul recupero di queste risorse e sul loro efficace utilizzo. Un paio di persone possono raccogliere cibo per tutti senza grossi sforzi; di notte, quando la temperatura esterna si fa così pungente da consumare velocemente la barra della salute, basta qualche pezzo di legna nella stufa sottocoperta per riscaldarsi tutti. Possiamo persino accendere dei fuochi all’aperto con cui cucinare e riscaldarci, in caso di estrema necessità.

Dopotutto, ci basta sopravvivere per tre giorni (e in caso di morte si ha diritto a una seconda chance). Se pensate, a questo punto, che sopravvivere sia semplice, beh… non avete ascoltato attentamente. Questo è un posto che ci vuole morti.

Tradimento

Ah! Cosa ci stavamo dimenticando!

Dread Hunger, prima di tutto il resto, è un titolo che si concentra sulle dinamiche che si creano tra giocatori che sanno di avere all’interno della ciurma uno o due compagni che li vogliono uccidere. Il numero degli Infiltrati dipende dal numero totale dei giocatori: 1 in 4 e 5; 2 da 6 a 8 giocatori. In qualunque modo gli Esploratori muoiano o falliscano nel portare a termine la missione, gli Infiltrati vincono.

Gli Infiltrati, che conoscono ognuno l’identità dell’altro, hanno a disposizione numerose armi che possono utilizzare per i loro loschi obiettivi. Il loro gioco si differenzia da quello degli Esploratori principalmente per la presenza di una barra di energia, sullo stile del mana, che possono spendere per lanciare stregonerie: attacchi contro gli altri o utilizzo di particolari poteri. Questi ultimi possono essere davvero molto utili: la “vista a raggi X”, o la camminata spettrale che ci rende invisibili, incorporei e molto veloci nei movimenti, quando usati nei momenti giusti possono tagliare le gambe (e non solo metaforicamente) al gruppo degli Esploratori.

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Ma ancora più interessante rispetto all’utilizzo di tali poteri, dal punto di vista degli Infiltrati, è il sabotaggio. Rimanere con la propria ciurma e subdolamente intaccarne gli sforzi per la sopravvivenza è molto più divertente che scatenargli contro un orda di cannibali. Avvelenare il cibo, piazzare trappole sulle scale, infilare un pezzo di carne umana nello stufato sono tutti metodi utili, e anche perversamente esilaranti, per vincere la partita.

In effetti anche una meccanica di gioco spinge in questa direzione: i giocatori hanno a disposizione due vite. Dopo la “prima morte” ci si ritrova in una delle celle della nave, e nessuno vieta a un Esploratore ucciso a tradimento di dire “ehi, è stato il medico di bordo a uccidermi con un colpo di mannaia. Liberatemi e facciamolo fuori tutti insieme!”. In caso di “seconda morte”, invece, si resta spettatori della partita, fantasmi che si aggirano per la mappa con la possibilità di comunicare con gli altri morti, ma non più con i vivi. Insomma, soprattutto nell’early game, l’uso della furbizia, più che della forza bruta, paga di più.

La “paranoia” (in senso buono, l’atmosfera è spesso più goliardica che pesante, anche se questo dipende molto dal gruppo di gioco) che si viene a creare è il fattore più appagante di Dread Hunger. Sorprendentemente, anche dal punto di vista degli Esploratori. Fallire non è troppo frustrante, ma spesso ci si fa sopra una risata e si è pronti per una nuova spedizione.

L’esperienza la fa il gruppo

Data la natura particolare del gioco che ormai avrete inteso, bisogna senz’altro dedicare una parte della nostra recensione di Dread Hunger a parlare dell’importanza del gruppo con cui si gioca, vero tallone d’Achille del titolo.

Per godersi al 100% questo gioco è necessario giocare con giocatori italiani, o almeno avere una comprensione/produzione ottima della lingua della lobby in cui ci si trova. Gran parte del piacere del gioco si ha nell’interazione con gli altri giocatori. Il bluff, il seminare discordia, ma anche la capacità di difendere sé stessi dalle accuse altrui o di esporre le proprie teorie su chi siano gli Infiltrati, sono tutti elementi che è praticamente impossibile ricreare in una lingua che non si conosce più che bene (specie se ci si trova in partite in cui tutti gli altri comunicano tra loro in maniera efficace).

In questo senso penso sia utile portarvi la nostra esperienza: siamo riusciti a giocare la quasi totalità delle nostre ore di gioco insieme a giocatori nostrani. Esiste un server Discord ufficiale in italiano, che si va popolando di giorno in giorno. Nonostante il gioco sia uscito da poco dall’early access e non sia sostenuto da robuste campagne di marketing, tutte le sere un gruppo di appassionati giocatori si connette e riesce a dar vita ad almeno una ciurma completa; anche a un paio, nel week-end.

Insomma, i giocatori italiani ci sono, basta sapere dove trovarli.

Se invece, per qualsiasi motivo, non aveste questo genere di disponibilità, probabilmente esistono molti altri titoli che valgono di più il vostro tempo e i vostri soldini. Dread Hunger è infatti un titolo in cui tutto il resto del gioco è a supporto dell’esperienza sociale; quest’ultima non è solo di accompagnamento a un titolo che si concentra su altro, ma ne è la vera essenza e punto di forza.

Conclusioni della recensione di Dread Hunger

Passiamo alle conclusioni della recensione di Dread Hunger.

Dal punto di vista tecnico il gioco merita la sufficienza piena, ma non va molto oltre. Del resto, non è quello di farci sgranare gli occhi il suo scopo principale, anche se ci sono certi momenti davvero gradevoli. Il comparto audio è buono, anche se in certi momenti un po’ ridondante, ma spesso soverchiato dalla chat con gli altri giocatori.

Stomaci deboli? Forse Dread Hunger non è il vostro piatto preferito. Scuoiamenti di tenere foche e conigli, parti del corpo mozzate, sangue a secchiate, cannibalismo… Insomma, ci siamo capiti.

Dread Hunger

Per ora sono disponibili tre mappe, non molte. Potrebbero senz’altro arrivarne altre nel corso del tempo. Il problema principale in questo caso non è dovuto a questo basso numero, quanto al fatto che gli elementi di gioco non modificano mai la loro posizione. Slitte di carbone, cadaveri congelati, edifici, provviste, nitroglicerina (necessaria per distruggere l’ultimo iceberg che ci blocca la via) sono sempre negli stessi luoghi, rendendo il titolo un po’ ripetitivo sotto questo punto di vista. La parte di esplorazione risulta quindi non molto interessante alla lunga, perché sapremo sempre dove trovare quello che ci occorre.

La parte di social deduction di Dread Hunger è invece pensata e realizzata molto bene; nonostante gli Infiltrati siano dotati di numerosi strumenti, le meccaniche di gioco fanno si che non possano semplicemente abusare dei loro poteri fino a uccidere tutti gli altri. Lo stimolo alla collaborazione è forte, così come le possibilità di agire. Il rovescio della medaglia è che Dread Hunger necessita l’importante requisito di un gruppo di gioco motivato, che gioca seriamente (non seriosamente, anche se un po’ di roleplaying può rendere l’esperienza ancora più gustosa) e senza quegli strani ed assurdi personaggi che vivono il gioco online solo per rovinare l’esperienza altrui, senza in alcun modo arricchire la propria.

Nel suo genere, il gioco si discosta dagli altri titoli simili grazie alla difficile sopravvivenza nel clima artico. Da questo punto di vista l’ambientazione è sentita e ben costruita e, anche se ricade senz’altro sotto l’aspetto del gusto personale, a noi è piaciuta da subito. L’atmosfera alla Alien, o a La Cosa di Carpenter, si sposa molto bene con le condizioni ambientali estreme con cui ci troviamo ad avere a che fare.

In definitiva, è un gioco che consiglieremmo a chi apprezza i social deduction ed è aperto alla ricerca di un gruppo di gioco con cui condividere l’esperienza. L’ideale sarebbe naturalmente giocarlo con gli amici, ma sappiamo che non è facile trovare altri 7 giocatori (perché 8 è indubbiamente il numero migliore con cui giocare a Dread Hunger) tra i propri compagni di gioco. Accontentandosi di un comparto tecnico di medio livello, ma fortemente improntato al servizio delle dinamiche sociali, si potranno passare un buon numero di ore a patire il freddo, la fame e la paura comodamente seduti alla propria scrivania, divertendosi un bel po’.

Potete trovare Dread Hunger su Steam.

Dread Hunger
Dread Hunger
Dread Hunger è un gioco molto piacevole e particolare nel suo genere, ma come molti altri titoli simili è soggetto a particolari requisiti per il gruppo di gioco che non è sempre facile soddisfare. Il prezzo è più che onesto anche se per ora la longevità non è altissima; nuove mappe, personaggi e altri elementi sono però già nella tabella di marcia degli sviluppatori. Dread Hunger si basa su ottime premesse, che potranno renderlo una piccola perla del genere se saranno rispettate e soddisfatte nel prossimo futuro.
Pro
Ambientazione sentita e affascinante
Dinamiche sociali ben sviluppate e stimolate
Numerose possibilità per portare avanti i propri obiettivi
Contro
L'esperienza dipende molto dal gruppo
Mappe alla lunga ripetitive
Non moltissimi giocatori italiani, e giocare in altre lingue non è altrettanto godibile
7.5
Voto Finale