Dragonero: Ceneri di un impero, l’epico finale della Saga delle Regine Nere

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Il capitolo finale della Saga delle Regine Nere era uno dei due albi che attendevo con particolare ansia. Dopo i mesi passati a vedere crollare l’Erondar, Ceneri di un impero è l’apice di un filo narrativo che può assurgere, a pieno titolo, al titolo di epica.  La fine dell’Erondar, come ci era stato promesso, è stata impietosa, coinvolgente. La lunga preparazione di questi cinque anni, i piccoli riferimenti che si sono manifestati in diversi albi hanno pian piano preso corpo, trovando una precisa collocazione e dimostrando come tutto, in Dragonero, abbia un precisa funzione.

Con Ceneri di un impero si conclude la Saga delle Regine Nere, l’evento che ha sconvolto per sempre il mondo di Dragonero

Ceneri di un impero va letto due volte.

La prima spinti dalla frenesia del finale, che l’ultima scena di Il giorno degli Eroi saluta il lettore in uno dei momenti più intensi della guerra. Impossibile avere tra le mani l’albo e non lasciarsi dalla strepitosa copertina di Matteoni, sapendo che all’interno è custodito un punto di svolta per la vita dell’Erondar.

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Ma poi bisogna rileggere da capo l’intera Saga delle Regine Nere, ora che è finalmente completa. Nel fare la mia seconda rilettura, la sensazione è stata di avere tra le mani un solo, gigantesco albo, privo di separazioni. La tragica guerra è stata suddivisa in modo intelligente, sfruttando dei punti emotivamente suggestivi, ma sempre con un linearità che non spezzava il racconto, ma anzi lo esaltava aumentando la curiosità del lettore, premiando la sua pazienza con un continuità narrativa che mantiene inalterato il tenore emotivo da un albo all’altro.

Su questo aspetto, Enoch ha lavorato molto bene in apertura di Ceneri di un impero.

La temuta avanzata dei troll è affrontata dall’esercito imperiale con determinazione e disperazione, pronti a dare tutto pur di non cedere. L’ostinata resistenza fino all’alba è travolgente, le urla dei soldati sembrano fuorisucire dall’albo, ma è la necessità della guerra ad aver sempre il sopravvento, il necessario sacrificio in un’ottica di forze di causa maggiore. Come sacrificare gli anelli deboli per proteggere la catena di comando.

Fortuna che i Khame hanno lasciato a protezione dei deboli un titano come Gmor. Enoch gli ha ritagliato un ruolo strepitoso, che Olivares ritrae con una maestria da vero maestro del fumetto. La battaglia di Gmor è perfetta, mai interrotta da un dialogo, puro dinamismo e violenza, con un uso ottimo di onomatopee e prospettiva che trasmettono ancora di più il senso di bellicosa forza dell’orco.

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Certo, il cuore dell’albo è stato costruito al ritorno sulla scena della guerra del protagonista della serie, che arriva all’ultimo momento con dei rinforzi che mettono a dura prova la tenacia delle Regine Nere. E qui mi fermo.

Andare oltre non sarebbe solo spoiler, ma anche privare altri del piacere di scoprire un momento di letteratura per immagine di alto livello. Enoch e Olivares, ognuno con i propri strumenti, hanno dato vita ad una parentesi di questa guerra che rende ancora una volta Dragonero un fumetto di altissimo pregio.

La narrazione di Enoch viene esaltata da una serie di dialoghi che trasmettono tutta la profondità emotiva del momento, una scossa umorale che Olivares fa propria realizzando tavole in cui le battaglie nei cieli vengono rese in maniera incredibile, senza mai perdere di vista il racconto grafico delle emozioni sui volti dei protagonisti.

Il finale dell’albo è un qualcosa di indescrivibile, con due particolari (di cui parleremo più avanti) che iniziano a indicare come ci siano cambiamenti non di poco conto nel mondo di Dragonero, in particolare nella vita di Ian.

L’attesa per leggere Ceneri di un Impero è stata lunga (complice una non impeccabile distribuzione) ma ne è decisamente valsa la pena.

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Olivares, ispirato da una trama potente, ha realizzato delle tavole impressionanti, con dei picchi di pura arte senza eguali. Difficile trovare un elemento che spicchi, ma personalmente ho apprezzato moltissimo la scelta di valorizzare alcuni particolari delle espressioni dei personaggi per veicolarne le emozioni. Penso ai sorrisi maligni delle Regine Nere, sfruttando al meglio il poco del loro volto che rimane libero dagli ingombranti elmi, una scelta che viene premiata quando finalmente qualcosa in più del volto dei una delle Regine. Olivares è stato impeccabile in questa costruzione emotiva, salvo poi ricordare a tutti di che cosa sia capace realizzando delle tavole iper-dettagliate e con una forza impressionante (tavole 84 a 87, i brividi!)

A questo punto, vista l’importanza di certi rettili volanti, andrebbe anche esaltato il lettering, quell’aspetto spesso tralasciato da noi appassionati. I dialoghi tra umani e draghi sono resi con una bellissima impostazione, mai invasiva ma sempre precisa e che arricchisce le tavole, ironicamente levando spazio. Un effetto ottenibile solo se chi se ne fa carico sa come esaltare i dialoghi togliendo quanto meno disegno possibile, e questa è un’arte che Marina Sanfelice e Luca Corda padroneggiano con rara bravura, come hanno dimostrato in Ceneri di un Impero.

Dopo la rilettura della Saga delle Regine Nere per intero, c’è da fare una considerazione. Pochi autori hanno avuto il coraggio di distruggere un mondo come hanno fatto i due creatori di Dragonero. In passato Vietti aveva già osato parecchio in termini di conflitti epocali (i lettori di Nathan Never possono testimoniarlo), ma con Dragonero ci si è spinti oltre.

Dragonero arriva al gran finale della Saga delle Regine Nere con un albo spettacolare, che lascia presagire grandi cambiamenti nel futuro della serie

La guerra è stata incredibilmente onesta. Non si è riservato un trattamento di favore ai protagonisti, hanno lottato e sofferto come tutti, senza esclusioni. Lo scorso numero abbiamo assistito alla tragedia di Sera, abbiamo pianto la morte di personaggi di rilievo, il tutto per dimostrare ancora una volta come Dragonero ambisca ad essere onesto con il lettore, a costo di incrinare lo spirito dei personaggi, anche conducendoli alla morte, se è giusto.

Se la Saga delle Regine Nere insegna qualcosa su Dragonero è come l’ambientazione di questa epopea sia mutevole, organica nei suoi cambiamenti, ma sempre in costante movimento, non sviluppandosi intorno ai personaggi, ma creando dei pericoli o delle opportunità per i protagonisti per mostrare la loro natura, creando una simbiosi affascinante tra personaggio e mondo.

E per questa caratteristica, mi aspetto molto a partire dal prossimo numero, Una nuova alba. La fine della Saga delle Regine Nere ci lascia con un Erondar a pezzi, con nuovi equilibri di potere in gioco tra le diverse razze e con personaggi a noi cari costretti a far i conti con il prezzo pagato in questa sanguinosa guerra. Ci sono una gran quantità di domande che nei prossimi mesi dovranno trovare una risposta, ma mi consola il fatto che ad oggi Dragonero non abbia mai lasciato fili narrativi incompiuti.

L’impressione che ho in questo momento è che la Saga delle Regine Nere è appena finita, ma siamo solo all’inizio del vero stravolgimento dell’Erondar.

Diverso è il passo, uguale è il cuore