Tra la fine di Luglio e l’inizio di Agosto ci sarà un appuntamento importante per gli appassionati di fumetto Bonelli: il crossover tra Dylan Dog e Dampyr
La notizia è nota da un po’ di tempo, ma è da poche settimane che praticamente tutti ne parlano. Questa nuova storia si svilupperà prima sul Dylan Dog 371 di fine Luglio e poi, pochi giorni dopo, su Dampyr 209.
Per Dylan la sceneggiatura sarà quella di Roberto Recchioni e Giulio Antonio Gualtieri accompagnata dai disegni di Daniele Bigliardo; Dampyr, invece, si avvarrà dell’inossidabile Mauro Boselli, creatore della serie, alla sceneggiatura e Bruno Brindisi ai disegni.
Peculiarità del crossover è che ognuno degli albi ha due copertine differenti, le quali, composte insieme, formeranno una specie di poster. Per la precisione, alcune copie dell’albo di Dylan Dog saranno stampate con una copertina e altre con un’altra. Lo stesso vale per Dampyr, creando così la possibilità di combinazioni differenti.
Un atteggiamento adulto, maturo ed intelligente, di fronte a questa nuova pubblicazione, sarebbe questo: «Ah, fanno il crossover fra Dylan Dog e Dampyr? Beh, aspettiamo di leggere e poi giudichiamo; ovviamente speriamo che sia bello.». Nulla di diverso.
Ed è, senza modestia, l’atteggiamento che ho io: dei crossover fra i personaggi Bonelli ho fatto a meno per vent’anni, di certo non ne sento l’esigenza, ma visto che hanno annunciato questo crossover, tanto vale leggerlo e poi valutarlo.
Se mi piacerà, bene; se non mi piacerà, pazienza, dopotutto il miglior albo è sempre il prossimo.
Dicevamo che questo dovrebbe essere l’atteggiamento che ogni lettore adulto e coscienzioso dovrebbe avere.
Purtroppo non tutti gli adulti ragionano così e quindi in queste settimane sono scoppiate polemiche a ripetizione sul crossover, con tanto di comportamenti esagerati di lettori che minacciano di non seguire più la serie e denunce sulla deriva commerciale della Bonelli.
Questo articolo nasce come risposta a tutte queste polemiche, con l’intento di smontarle letteralmente una per una.
Siete pronti? Allacciate le cinture, si parte.
Accusa 1: Questa è una bieca e inutile operazione commerciale
Facciamo un salto indietro nel tempo. Siamo nel 1988 e Tex compie 40 anni di vita editoriale. Cosa fa la Bonelli? Semplice, fa uscire un albo speciale, di grandissimo formato, ovviamente a prezzo maggiorato e con un grande strombazzamento pubblicitario ai quattro venti. Quell’albo è Tex, il grande, il primo dei Texoni, un albo esauritissimo praticamente subito e che, visto il grande successo commerciale ottenuto, ha dato vita a una collana annuale.
Conoscete i retroscena dietro la nascita del primo Texone? Semplice: la storia venne scritta da Claudio Nizzi per Guido Buzelli, disegnatore eccezionale, ma con lo stile lontano anni luce da quello classico di Tex.
Sergio Bonelli, temendo che i lettori avrebbero respinto un simile cambiamento di stile, tenne la storia nel cassetto per anni, indeciso sul da farsi. Vedendo poi, in occasione dei festeggiamenti del quarantennale di Tex, l’occasione per sbarazzarsi di una storia troppo ingombrante, decise di lanciare il Texone.
Non mi sto inventando niente, tutti i retroscena sono raccontati nel libro Tex secondo Nizzi pubblicato qualche anno fa dai tipi di Allagalla.
Sempre da quel libro è preso un altro aneddoto: negli anni ’80, Sergio Bonelli chiese a Giancarlo Berard, creatore di Ken Parker, di scrivere una storia di Tex. Berardi lo fece e ne uscì un capolavoro senza tempo: Oklahoma.
Bonelli, tuttavia, considerò la storia troppo “berardiana” e poco ortodossa, per cui anche questa rimase nel cassetto per un pezzo, fino a quando non uscì in un albo fuori serie, anche questo rilasciato con grande tam tam pubblicitario. L’albo fu un successo commerciale pazzesco e poi inaugurò, involontariamente, la collana del Maxi Tex.
Altra curiosità: nel 1991 uscì Nathan Never.
Fu un grande successo con 300.000 copie vendute del primo numero. Per sfruttare la cosa a livello commerciale, già dall’anno seguente venne lanciato il primo albo gigante, Doppio futuro, scritto da Antonio Serra e disegnato da Roberto De Angelis.
E ancora: nel 1994, dopo un decennio abbondante di crisi, Zagor viene rilanciato con un nuovo curatore, Mauro Boselli e un nuovo ciclo di storie divenuto famoso come rinascimento zagoriano, un ciclo iniziato con L’esploratore scomparso, pure questo, guarda caso, un albo pubblicizzato in grande stile per rilanciare il personaggio. Nuovi autori, nuovi disegnatori, un nuovo viaggio attraverso l’America. Questa nuova odissea ebbe un grande successo e, stranamente, ne originò altre negli anni successivi.
Ho fatto quattro esempi, ma ne potrei fare di infiniti.
La Bonelli, quindi, di operazioni prettamente commerciali ne ha fatte una valanga. Semplicemente perché la Bonelli è una S.p.A., non una onlus. Sta in piedi perché fa degli utili e per fare utili deve vendere fumetti, per vendere fumetti deve ideare qualcosa che attiri lettori e quindi acquirenti.
Per dirla in soldoni: un’azienda alimentare decide di lanciare una linea 100% bio? Operazione commerciale.
Il ristorante sotto a casa vostra propone un nuovo menù per vegani e celiaci? Operazione commerciale.
Sarò ancora più chiaro: quando vi presentate al primo appuntamento con un ragazzo e una ragazza, cosa fate? Vi vestite male? Prenotate la cena in una bettola?
Ovviamente no, indosserete il vostro miglior vestito, andrete in un bel ristorante o in una bella pizzeria e sarete gentili ed educati. Si tratta di una banalissima operazione di immagine per un mero e sincero tornaconto personale: iniziare una relazione con il partner, cosa non molto diversa dalle operazioni commerciali Bonelli.
La Bonelli lancia prodotti nuovi da decenni e se questi hanno successo vengono riproposti. Rendetevi conto che TUTTE le pubblicazioni che vanno oltre la serie regolare sono il frutto di operazioni commerciali. Tutte, nessuna esclusa. E le pubblicazioni extra sono una cosa oramai comune da decenni.
Accusa 2: Perché dovrei comprare Dylan Dog e Dampyr per sapere come finisce?
Touché. Se vogliamo, questa è una critica difficilmente smontabile, ma comunque presenta una falla: nessuno obbliga nessuno a comprare due albi. Questa faccenda del sentirsi obbligati ad acquistare tutto, ma proprio tutto, è un falso problema e lo dico per voi.
Io acquisto solo ed esclusivamente ciò che mi interessa.
Dello stesso Dylan Dog, ad esempio, non compro tutto. Idem per Dampyr o Nathan Never. Addirittura di Zagor ogni tanto ho lasciato da parte degli albi extra.
L’unico di cui, lo ammetto, colleziono tutto è Tex.
Non volete comprare Dampyr perché non vi interessa? Non lo comprate. Cercatelo fra qualche tempo ai mercatini dell’usato a 50 centesimi. Stesso discorso per i dampyriani che non vogliono comprare Dylan Dog.
Sapete qual è la cosa bella? Se non acquistate questi albi il mondo non finisce. Non provocate la morte di qualcuno, non perdete il lavoro, non verranno i servizi segreti a casa vostra. Il mondo andrà avanti esattamente come ha sempre fatto.
Cari lettori di Dylan Dog, il mio consiglio è di comprare comunque l’albo dell’Indagatore dell’Incubo. Se la cosa vi piace e trovate la storia intrigante, allora comprate anche Dampyr. Se non lo è, allora il problema non si pone, giusto? Mettete via il Dylan Dog e aspettate il mese prossimo.
Se lo acquistate avete la possibilità di leggere una bella storia (o magari una brutta), se non lo acquistate non saprete se vi siete persi qualcosa di buono (o, al contrario, se avete fatto bene).
Cari lettori di Dampyr, voi siete fortunati perché il vostro albo è quello che conclude la storia. Parafrasando una battuta di un (brutto) film “l’inizio si può perdere, basta esserci alla fine”. Di una storia è sempre meglio conoscere la fine senza l’inizio, piuttosto che rimanere senza finale, non siete d’accordo?
Accusa 3: Non sanno più cosa inventarsi, ormai sono alla frutta
La reazione più istintiva sarebbe “provaci tu a fare qualcosa di nuovo e originale, poi ne riparliamo”, ma non voglio abbassarmi a tanto.
In questo video che vi propongo qui di seguito, preso da Lucca 2016, Mauro Boselli racconta che l’idea del crossover fra Dylan Dog e Dampyr era già nell’aria da un pezzo, solo che non venne realizzato per un numero infinito di ragioni.
Dunque l’idea circola da inizio anni 2000, il che, contando che Dampyr è uscito proprio nel 2000, fa capire che non è esattamente vero che siano a corto di idee, anzi. Alla Bonelli stanno realizzando ora idee che erano nell’aria da oltre tre lustri.
Senza contare che io davvero credo che questa storia che i crossover si facciano quando non ci sono più idee sia uno dei luoghi comuni più insopportabili della storia dei fumetti.
I crossover si fanno da decenni negli USA. Fra i primi a farlo figurano Spiderman e i Fantastici Quattro negli anni ’60.
Naturalmente voi potete pensare tutto il male del mondo riguardo ai crossover, ma dire che si fanno quando un autore è alla frutta è semplicemente falso in quanto i fatti smentiscono questa idea. E i “fatti” sono le centinaia di numeri di Spiderman e dei Fantastici Quattro usciti nei decenni seguenti.
Accusa 4: La doppia copertina è solo un modo per spremere i collezionisti
Non ci provo neanche a negarlo, ma vale il discorso fatto sopra: nessuno obbliga al doppio acquisto. E poi, scusate, voi collezionisti (uso il Voi contando che ce ne sia più di qualcuno che mi legge) vi siete costruiti negli anni la fama di gallina dalle uova d’oro: spendete cifre folli per un albo sconosciuto vecchio di decenni, vi prendete a schiaffi per l’ultima variant uscita, percorrete le fiere e i mercati alla ricerca spasmodica del pezzo mancante (quest’ultima cosa la faccio anch’io, sia chiaro) e fate storie per la doppia copertina?
Vi interessa? Comprate gli albi in doppia copia. Non vi interessa? Prendete l’albo singolo. Semplice no?
Io non ho dubbi: scelgo sempre la seconda opzione.
Il fatto che vi sentiate obbligati a fare un acquisto del genere è un problema serio, perché non esiste nessuno che vi obbliga a farlo. Non stanno tenendo in ostaggio i vostri figli, non minacciano vostra madre.
Al contrario, vi offrono una scelta: vuoi fare il doppio acquisto? Eccolo qui. Non vuoi? Scegli la versione che preferisci.
E ora la polemica più odiosa, fastidiosa ed insopportabile di tutte: “Sergio Bonelli non lo avrebbe mai permesso!”
Non so voi, ma io quando sento qualcuno mettere delle parole in bocca a persone morte da anni provo sempre un profondo disgusto.
Primo, perché praticamente nessuno di noi ha mai avuto un rapporto di amicizia solido e duraturo con Sergio Bonelli.
Secondo, perché Sergio Bonelli ha dimostrato più e più volte una caratteristica rara nelle persone, una caratteristica che me lo fa stimare ancora di più: era una persona che cambiava idea.
Lo sapevate che Sergio Bonelli si è scagliato più volte contro i crossover e i team-up, salvo poi essere stato il primo a farne uno (quello tra Mister No e Martin Mystère)?
Lo sapevate che Sergio Bonelli ha rinviato all’infinito lo Zagor Gigante, salvo poi approvarlo e farlo uscire, pealtro pochi mesi prima di morire?
Lo sapevate che Sergio Bonelli a stento sopportava il fantasy, salvo poi approvare e lanciare Dragonero?
Lo sapevate che Sergio Bonelli non apprezzava il colore, salvo poi essere lui stesso a dare a Recchioni e Mammuccari l’input per Orfani?
Lo sapevate che Sergio Bonelli si è sempre opposto al ritorno di Frida Lang su Zagor, salvo poi dare il via libera alla celebre storia di Mauro Boselli in cui la bella nobildonna austriaca fa la sua ricomparsa?
E a proposito di Frida, lo sapevate che Sergio Bonelli era contrario ai siparietti sentimentali nei fumetti avventurosi, salvo poi essere lui il primo a far sbaciucchiare Zagor con Frida nei primi anni ’70, peraltro in una scena con palesi connotazioni sessuali?
Con questo non voglio certo dire che Sergio Bonelli fosse uno che si contraddiceva continuamente. Semplicemente, da ottimo imprenditore quale era, sapeva scindere fra i propri gusti personali e i gusti del pubblico.
Soprattutto, sapeva riconoscere la qualità di un progetto quando ne vedeva uno. Sarà pur vero che Sergio Bonelli si era opposto inizialmente al crossover fra Dylan Dog e Dampyr, ma cosa ne sappiamo che di fronte a questo progetto avrebbe conservato la stessa idea, quando la sua storia dimostra che più volte è ritornato sui propri passi?
Ora qualcuno potrebbe dire che è vero, Sergio Bonelli faceva i team-up, Bonelli faceva le operazioni commerciali con gli albi giganti, eccetera,però erano comunque fumetti, non faceva cose come le doppie copertine, gli album di figurine e i mazzi di carte.
Strano, perché io so che gli albi di figurine di Tex e Zagor sono stati fatti già nei decenni passati. Di Zagor è stato fatto un videogioco per esempio.
Soprattutto, Sergio Bonelli ha ceduto i diritti per realizzare robaccia di pessimo gusto come i film Tex e il Signore degli Abissi e Dylan Dog: Dead of Night, oltre che alla serie animata su Martin Mystère.
Vogliamo parlare delle animazioni dei fumetti fatte su Supergulp negli anni ’70?
Vogliamo parlare degli album di Dylan Dog (no, non gli albi, ma proprio gli album, i dischi, i cd, insomma, la musica)? Dei portachiavi? Dei diari?
Cosa c’entra tutto questo con i fumetti?
Eppure, a cedere i diritti per la realizzazione di queste cose, molte delle quali passate alla storia come semplice robaccia, c’era sempre lui, Sergio Bonelli.
Torniamo dunque da dove abbiamo cominciato.
Il crossover fra Dylan Dog e Dampyr uscirà tra Luglio e Agosto. Forse sarà bello, forse sarà brutto. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo, nessuno di noi può sapere come andrà. Magari sarà un successone. Magari lo ignoreranno tutti.
Quello che so è che noi lettori abbiamo piena coscienza della cosa. Non c’è nessun burattinaio, non c’è nessuno che ci sta manipolando. Siamo liberi (sì, liberi) di decidere se fare l’acquisto o meno. Siamo liberi di giudicare il risultato finale senza condizionamenti di sorta.
Qualcuno potrebbe rinfacciarmi che questo è un atteggiamento di parte, che sto facendo propaganda per la Bonelli e per il crossover.
Chiunque affermi ciò forse non ha ben capito le argomentazioni esposte fino ad ora.
Al contrario, io mi sento di aver fatto un inno alla neutralità. Non sono né contrario né favorevole alla realizzazione di un’opera per motivi preconcetti e non lo sarò mai. Io sono un fruitore e sono libero di scegliere se fruire l’opera, oppure no.
E credo che siamo così tutti. Fine della storia.