Sab 14 Dicembre, 2024

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Capitan America 18: Il giuramento – Recensione

Capitan America con Il giuramento rievoca un precedente, un confessione tardiva al suo amico Stark

Pensavamo che Civil War II fosse oramai parte del passato, ma c’era una storia che andava ancora raccontata, e riguarda proprio Capitan America. Presi come siamo dalla sua improvvisa rivelazione e da come Secret Empire si stia dipanando sotto i nostri occhi, rischiavamo di perdere un pezzo essenziale di questo mosaico come Il Giuramento.

Nick Spencer, l’artefice di questa incredibile story line, ha voluto ricreare uno dei momenti più emotivi della prima Civil War, il monologo di Tony Stark sul cadavere di Steve Rogers in La confessione, ribaltando in questo momento i ruoli.

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Al termine di Civil War II a rimanere a terra è Iron Man, motivo per cui sulla sua testata attualmente stiamo seguendo le vicende di ben due eroi in armatura che vogliono ereditare il suo ruolo. In Il Giuramento, Cap arriva sull’eliveivolo dello SHIELD dove il corpo in coma di Stark è conservando, aprendosi in una sorta di confessione con il suo amico.

Questo monologo avviene dopo il suo giuramento come direttore dello SHIELD, dopo che nello scorso numero abbiamo visto Maria Hill venire esautorata dal suo ruolo e Steve eletto come suo successore. La prima parte sembra un sincero dolore di Capitan America, che cerca di spiegare al suo amico perché lo vorrebbe ora al suo fianco, come pietra di paragone per le sue azioni, che noi ià ben conosciamo ma che sembrano ancora guidate dal suo classico senso del fare la cosa giusta, anche se plagiata dal credo dell’Hydra.

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Lo stacco è al momento del giuramento, quando lentamente il tono di Rogers prende una piega più dura, decisa ed in linea con il credo dell’Hydra. Ancora una volta fa effetto vedere come la visione del sogno venga piegata dall’ideologia ‘sbagliata’, che ora guida il nuovo Cap. Il suo racconto della visione di Ulysses, quella che avrebbe condannato Miles Morales come il suo assassino, viene mostrata finalmente nella sua interezza.

Spencer gioca molto bene in questo monologo sull’aspetto ideologico, allontanando Steve Rogers dal ruolo classico di Capitan America, al punto che Cap inizia a distinguere con un gelido ‘voi’ i suoi vecchi amici, fino a confessare a Stark come vorrebbe che fosse presente per vedere la morte del suo mondo.

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Gran parte di questo forte impatto emotivo è opera del team di artisti impegnati sul comparto grafico (Rod Reis, Phil Noto, Raffaele Ienco, Symon Kdranski e Dono Sanchez-Almara), che sanno rendere al meglio i diversi momenti, ma il tocco finale è la colorazione. Specialmente nel lungo monologo, i giochi di luce sul volto di Rogers sembrano seguire il suo progressivo mutamento, in perfetta sintonia con le sue parole.

Il Giuramento è un passo fondamentale per Capitan America verso Secret Empire, forse la prima vera dichiarazione d’intenti di Steve Rogers!

Spencer rende emozionante anche il secondo Capitan America, Sam Wilson, ancora alle prese con la delicata questione dell’odio razziale, applicato alla comunità supereroistica. Il processo a Rage assume sempre più i contorni della farsa, Spencer sembra interessato a mostrare il lato ipocrita di un sistema giudiziario in cui l’imputato è già predestinato.

I pensieri di Sam Wilson sono lampanti, la sua frustrazione emerge in diversi momenti, ma il suo rispetto al simbolo che rappresenta lo porta a tentare di seguire le regole, senza aggirare il problema facendo valere il suo stato di supereroe. Spencer riesce a investire la sua storia di questa sfiducia delle minoranza, del senso di oppressione e ingiustizia che aleggia in alcune aule di tribunale.

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Il finale del processo è costruito con un taglio da legal drama, ben ritmato, accompagnato alla perfezione dalle parole di Sam, ma soprattutto concluso con uno spaccato di vita di un anonimo ragazzino che si fa portavoce di un malcontento che non può che trasformarsi in una polveriera pronta ad esplodere. Unzueta ai disegni e Prianto ai colori sono interpreti ideali per la trama di Spencer.

Ora dobbiamo aspettare il 28 settembre, per Capitan America 19, in cui vedremo le conseguenze di Steve Rogers come direttore dello SHIELD e come Sam Wilson deciderà di comportarsi in funzione del verdetto contro Rage. Esser Capitan America non è facile per nessuno dei due!

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