L’Attacco dei Giganti 139: la spiegazione del finale del manga

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Finalmente (o forse purtroppo) con la pubblicazione in Giappone del capitolo 139 de L’Attacco dei Giganti (Shingeki no kyojin), siamo giunti alla conclusione della meravigliosa opera narrativa di Hajime Isayama, con la spiegazione del finale del manga che appare comunque doverosa da dare proprio per rendere merito a quanto creato dal mangaka di Hita.

Partiamo subito dal dire, e fin qui non preoccupatevi per gli spoiler, che il finale di Attack on Titan è coerente con tutta la storia e con come questa è stata costruita dal suo autore: la conclusione potrà piacere o non piacere, questo è ovvio, ma non si può dire che questo finale non abbia senso, con Isayama che comunque è rimasto fedele alla sua visone e a ciò che voleva raccontare.

La fine coerente di un capolavoro

Certo, ci sono alcune cose che restano senza una risposta soddisfacente, forse alcuni aspetti avrebbero meritato di essere ulteriormente approfonditi, ma dato che L’Attacco dei Giganti ci ha lasciati comunque con gli occhi attoniti e lucidi, possiamo dire che si tratta di un manga che ha toccato i nostri cuori nel profondo.

Chissà, forse la seconda parte de L’Attacco dei Giganti 4, con gli ultimi episodi dell’anime che arriveranno il prossimo inverno, farà luce su quei dettagli che, come dicevamo, sembrano restare sospesi.

Adesso sì che è arrivato il momento degli spoiler, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa e preferite scoprire cosa è accaduto nel capito 139 solo quando verrà pubblicato in Italia da Planet Manga, allora datevela a gambe e non continuate oltre con la lettura.

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Ecco la spiegazione del finale de L’Attacco dei Giganti

Il capitolo finale del manga, intitolato “Verso l’albero su quella collina”, si apre con i due amici fraterni Eren e Armin di nuovo insieme e “ritornati” bambini tra le mura di Shiganshina, questa sorta di flashback/forward non è altro che una proiezione di Eren nella menta di Armin.

I due parlano di quello che è successo negli ultimi tempi con Eren che spiega il perché di tutto (o quasi): il potere e l’origine del Fondatore (o Gigante Progenitore), il suo amore impossibile per Mikasa, il suo piano che prevedeva di diventare il nemico dell’umanità e un avversario per i suoi stessi amici, incluso l’idea di farsi odiare proprio da Mikasa affinché questa non si risparmiasse nel momento stesso di sferrare il colpo di grazia.

Eren rivela anche che tutte le scelte fatte erano state tutte pianificate, compresa l’inattesa “rinascita” di Armin come Colossale dopo la morte di Berthold. In questo frangente ci rendiamo conto di un profondo collegamento con ciò che è avvenuto nel penultimo episodio della prima parte di Attack on Titan 4: Eren dice a Mikasa di odiare gli schiavi, ma ironia della sorte è lui a essere l’unico vero schiavo, sottomesso da un destino atroce a cui non poteva e non voleva sfuggire, perché indispensabile per il “bene di tutti”.

eren jaeger attacco dei giganti 4

I due amici parlano di tutto ciò mentre compiono un viaggio onirico compiono ammirando le meraviglie del mondo come il mare, l’aurora boreale, le colate di lava e tutto ciò di cui avevano fantasticato da bambini. La proiezione nella mente di Armin si conclude, non prima che Eren gli riveli che recupererà questi ricordi solo alla fine della battaglia finale. Armin si risveglia su una nave al fianco di Annie, mentre vede Mikasa avvicinarsi stringendo tra le braccia la testa di Eren. La ragazza, poi, per evitare probabili linciaggi verso Eren, si allontana per seppellire la testa di quest’ultimo.

Il sacrificio di Eren Jeager per la redenzione di Eldia

Il sacrificio del ragazzino che aveva giurato di sterminare i giganti si è compiuto, quasi come l’avverarsi di una biblica profezia: ha regalato all’umanità un mondo senza giganti e ha riscattato agli occhi delle altre nazioni gli eldiani da sempre tacciati di essere dei demoni. É Eldia che ha sconfitto i giganti grazie ai suoi eroi, quel gruppo di amici legati da profondi sentimenti che hanno sempre lottato per il riscatto e per la salvezza del mondo.

Nonostante un momento di tensione quando il segretario Muller fa puntare i fucili dei suoi soldati verso i sopravvissuti allo scontro finale, il docile Armin si arrogherà l’onore (e soprattutto l’onere) di aver ucciso Eren Jeager tranquillizzando Marley e i suoi abitanti che i giganti sono stati definitivamente spazzati via.

Mikasa, Eren e un amore che sfida il tempo e lo spazio

La storia fa un salto in avanti di 3 anni e, mentre il figlio di Historia (di cui comunque Eren non sembrerebbe essere il padre) sta festeggiando il terzo compleanno, Armin e gli  altri sono diventati ambasciatori di pace raccontando la vera storia di ciò che è accaduto, ci viene rivelato che Eldia si sta armando.

Infine la scena si sposta nuovamente su Mikasa di fianco alla tomba di Eren. Il loro amore, legame romanticamente morboso, fa soffrire ancora la ragazza che vorrebbe avere Eren lì con sé. Quando un uccello tenta di sottrarre la sciarpa rossa a Mikasa, la ragazza sorride e ringrazia Eren per avergliela avvolta intorno al collo tanti anni addietro.

Il loro sembra un sentimento che supera il tempo e lo spazio e la celebrazione di questo legame, ma più in generale dell’amore in senso assoluto ,è il vero significato alla base del finale de L’Attacco dei giganti, spiegazione che però, purtroppo, non può prescindere dalla cruda realtà che la morte di Eren non ha liberato il mondo dall’odio che gli uomini sono capaci di vomitarsi addosso reciprocamente.

La pace, come purtroppo ci viene insegnato anche dalla realtà, è qualcosa che va preservata più che conquistata.

Ci sarà un sequel de L’Attacco dei Giganti?

Il finale, come detto in qualche modo lascia interrogativi aperti e situazioni “pericolosamente” ambigue, tanto che il pensiero potrebbe correre a un manga sequel de L’Attacco dei Giganti. Tuttavia, in cuor nostro, speriamo che tutto resti così com’è: è stato un bellissimo e appassionate viaggio e siamo contenti che si sia concluso, lasciando l’opera di Isayama brillare sfolgorante nel firmamento dei manga più importanti di sempre.

Grazie sensei, ci hai regalato un’opera titanica.