Nessun gufo in Alabama: Morgan Lost verso la fine delle Black Novels – Recensione

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Aprire il numero di maggio di Morgan Lost Black Novels non significa solo leggere il nuovo capitolo della saga del cacciatore di taglie di New Heliopolis, ma anche accogliere una notizia che allieta i lettori. Come annuncia il buon Chiaverotti, le imprese di Morgan avranno una quarta stagione! Dopo Nessun gufo in Alabama, il numero di giugno chiuderà questa terza stagione, ci lascerà riprendere prima della seconda parte del crossover con Dylan Dog, e poi torneremo a New Heliopolis, ancora una volta.

Nessun gufo in Alabama; serial killer scatenati a New Helipolis!

Certo, ora dobbiamo prima vedere come si conclude l’attuale stagione di Morgan Lost.

Nessun gufo in Alabama è un numero particolare, in cui gli eventi messi in moto finora devono trovare un’inquadratura precisa prima del gran finale. Il ritmo narrativo della Black Novels è stato più libero rispetto alle precedenti stagioni del fumetto di Chiaverotti, che cerca di intrecciare narrazione orizzontale e verticale.

Onestamente, la continuity, specie negli ultimi numeri, prevale, aspetto che personalmente apprezzo. Lo sviluppo del mondo che ruota attorno a Morgan Lost richiedeva, inevitabilmente, che tutti i diversi attori di questo thriller partecipassero alla vicenda.  Non si tratta più di una storia di un solo personaggio, ma di come stia cambiando il suo mondo, come la società di New Heliopolis stia mutando profondamente.

Già in precedenza avevamo visto come la ferocia dei serial Killer fosse una delle forze motrici dell’economia di questa inquietante distopica, ma con la fine del dualismo tra Morgan e Wallendream tutto sembrava finito. Come dimostra Nessun gufo in Alabama, non solo i serial killer sono nuovamente tornati alla scena, ma stanno addirittura ribaltando la percezione del lettore.

Se in passato la dinamica del fascino morboso dei serial killer era la vera attrattiva esercitata dai criminali sulla gente, nelle Black Novels abbiamo assistito ad una spettacolarizzazione ancora più spinta della loro efferatezza, che li ha resi veri strumento di controllo delle masse. Non sono più i cattivi da ammirare perché vanno contro il sistema morale imposto, ora i serial killer sono i veri eroi, vengono spinti ed esaltati da una politica che si identifica con loro.

Chiaverotti ha mostrato questa nuova spinta narrativa spingendo verso nuovi limiti la figura del Direttore Generale, facendogli cadere la maschera. Lo abbiamo sempre visto lucido, nella sua perfidia, misurato nelle sue azioni, ma nelle Black Novels questa sua figura monolitica si è crepata, facendo emergere una suo lato violento e fuori controllo che, nato per esigenza, è divenuto come una seconda identità.

La nuova generazione di serial killer accoglie questa figura come un simile, ne riconosce un’affinità che, nascosta dietro l’ingombrante tuta protettiva, non può sfuggire a chi vive di violenza e follia come lui. Se per gli altri serial killer si tratta di una natura con cui sono abituati a convivere, per il Direttore si tratta, forse, della prima affermazione del proprio io, libero dagli obblighi imposti dal ruolo o dall’isolamento in cui è sempre vissuto.

È appassionante vedere come la sua pianificazione del ritorno di serial killer si sposi alla perfezione con questo suo nuovo modo di vivere. Chiaverotti offre all’uomo al comando la possibilità di togliersi il peso della responsabilità per esser finalmente libero di seguire la propria indole, una sorta di dualismo che distorce la percezione del supereroe a cui solitamente sia abituati.

Ed ecco quindi che i buoni diventano i nemici da abbattere. I bounty hunter come Morgan sono le prede di Nessun gufo in Alabama, braccati dagli agenti del Direttore e abbattuti per evitare che possano fermare l’ascesa dei Killer.

La famiglia dei bounty hunter si mostra coesa, capace di coprirsi a vicenda per sopravvivere a questo sistematico massacro. La narrazione serrata e ben scandita di Chiaverotti procede veloce e travolgente, siamo spinti a seguire questa caccia all’uomo per tutta New Heliopolis, scoprendo anche lati meno noti di alcuni personaggi.

In tutto questo, si muove un Morgan Lost disperato, costretto ad affrontare la conseguenza del suo colpo di pistola a Regina, visto in Ucciderò Morgan Lost. Nessun gufo in Alabama mette ulteriormente a dura prova Morgan, costretto a fronteggiare le donne della propria vita.

Regina, l’amica fedele che probabilmente vorrebbe esser altro, pronta a tutto per proteggerlo. Greta, la nuova Wallendream, che lo ama morbosamente. Pandora, energica nel maltrattare Morgan come reazione alle proprie ferite. La relazione tra Morgan e il gentil sesso, in questo numero, è particolare, emergono sensazioni che sono rimaste sospese a lungo, come se Chiaverotti si stesse preparando al gran finale di questa stagione senza lasciare nulla in sospeso.

E per farlo si è avvalso di due dei suoi disegnatori di punta, Lola Airaghi e Giovanni Talami.

Airaghi e Talami non sono semplici disegnatori di Morgan Lost, loro vivono Morgan Lost. Lo vivono nella fatica del disegno, cercando di spremere da ogni tavola, da ogni vignetta, quanto più possibile dello spirito del personaggio. Lo fanno loro, ne sentono le emozioni e le trasformano in empatia per i lettori. Che si tratti di presentare la violenza dei killer o di costruire una tensione che si dipana pagina per pagina, la sinergia tra Chiaverotti e i due disegnatori è perfetta.

Lola si dimostra nuovamente impeccabile nel trasmettere le sensazioni con le espressioni dei personaggi e la loro postura, mentre Giovanni interpreta al meglio la parte più action di Nessun gufo in Alabama, cogliendo come suo solito il dinamismo e la tensione delle vicende.

Non poteva certo mancare il tocco di Fabrizio de Tommaso, autore di una copertina in cui follia e ansia si mescolano con sapienza, arrivando a creare una tensione che ben ci predispone alla lettura dell’albo.

Ed ora, teniamo duro sino al 22 giugno, quando uscirà l’ultimo capitolo delle Black Novels, Le storie che non vogliono finire.