Sospeso, storia di un adolescente

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Per me il passaggio all’adolescenza è stata una delle sfide più grandi e impegnative che abbia mai affrontato. Insomma, esser un quattrocchi timido, già nerd ai tempi delle medie, non era esattamente la miglior partenza, ma ho avuto la fortuna di affrontare qualche battutaccia con una buona dose di ironia e la fortuna, soprattutto, di aver avuto accanto persone degne di questo nome. Quando ho letto Sospeso, di Salati e Barducci, sono però tornato indietro nel tempo.

La storia di Martino, adolescente di vent’anni fa, è riuscita a farmi comprendere come spesso dietro una patina di normalità si nascondano delle sofferenze indicibili. Va detto, a meno che non vi abbiano estirpato anima e cuore, leggere Sospeso farà male, ma è uno di quei dolori che vanno cercati, vissuti in ogni lacrima e resi parte della propria crescita personale.

Sospeso, la graphic novel di Giorgio Salati e Armin Barducci che ci porta ad affontare il lato oscuro dell’adolescenza

Giorgio Salati ha saputo creare un legame emotivo tra il lettore e il suo protagonista con una dinamica netta, spietata. Sicuramente gioca un ruolo essenziale l’aver ambientato il suo racconto qualche anno indietro, nell’epoca in cui erano i walkman l’oggetto del desiderio, non l’ultimo modello di smartphone.

La forza narrativa di Sospeso, però, è racchiusa nel modo in cui viene espanso il tema del bullismo, inserendolo nel contesto adolescenziale dando una visione completa di questa difficile fase della crescita. Contrariamente ad altre rappresentazioni del bullismo che ne hanno fatto più uno spettacolo al punto da renderlo quasi un problema da poco (come la serie Tredici), Giorgio Salati amplia il suo sguardo ad altri aspetti della vita di Martino.

Compaiono così le complesse dinamiche interne alla famiglia, le amicizie rade e le pulsioni sessuali del protagonista, tra la prima cotta e la scoperta della masturbazione. Sospeso mette su pagina tutto il mondo di un adolescente in difficoltà, costretto ad affrontare il suo evolversi come individuo contrapposto ad un mondo che sembra ferirlo ad ogni occasione.

Sospeso viene ambientato in modo intelligente in un periodo in cui i rapporti umani erano meno invasivi di oggi, anni in cui smartphone e internet erano ancora lontani. Era più facile isolarsi, come riesce a fare Martino perdendosi nella musica del suo walkman, entrando nel proprio mondo interiore, a rischio anche di perdersi.

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E Martino si perde. Quello che apparentemente sembra un potere, rallentare il tempo, è la rappresentazione della nascente deriva di Martino, la sua voglia di recuperare uno spazio di libertà che gli consenta di realizzare le proprie aspirazioni, in un tentativo di trovare quella serenità che nel mondo reale gli è precluso.

Sospeso è un il viaggio di un ragazzino vessato e costantemente colpito che lascia crescere in sé un’insoddisfazione letale. Ma quanto è colpa di Martino e quanto del mondo che lo circonda e che lo ha accompagnato su questa strada?

Sarebbe facile dire che la colpa sia di Martino, ma Salati ci mostra come spesso la tragedia può esser evitata, se solo si sanno riconoscere e valutare i segni che annunciano la deriva di un’anima. Graficamente, la narrazione di Salati necessitava di uno stile che fosse espressiva e sapesse trasmettere questo complesso tessuto emotivo.

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Armin Barducci ha uno stile apparentemente minimal, poco realistico, ma incredibilmente coinvolgente. L’emotività del tratto di Barducci è innegabile, si sprigiona dalle pose dei personaggi, nel loro modo di porsi e viene enfatizzato dall’impostazione delle inquadrature. Difficile non lasciarsi travolgere nel momento di massimo impatto emotivo: veder Martino andare in pezzi.

Tunuè ha avuto la sensibilità di pubblicare Sospeso. La storia di Salati e Barducci è una lettura che andrebbe proposta nelle scuole, vissuta da genitori e figli assieme, perché la vita di Martino è un monito non solo a come sia difficile affrontare l’adolescenza ma anche su come sia facile non comprendere chi la stia vivendo.