Ash of Gods: Redemption – Recensione

ash of gods cover

Ash of Gods: Redemption ha un gigantesco difetto: il tempismo. Diventa complicato giudicare in modo asettico un videogioco che sembra la copia in tutto per tutto di un titolo che ha assunto il ruolo di punto di riferimento per una tipologia di videogiochi.

Nonostante AurumDust voglia precisare come il suo prodotto sia in lavorazione dal 2016, non si può fare a meno di pensare che The Banner Saga stava già mietendo consensi su Steam da diversi mesi. Diventa quindi complicato valutare Ash of Gods: Redemption senza fare un costante paragone con il videogioco di Stoic Studio.

Ash of Gods: Redemption è un videogioco che avrebbe potuto riscuotere interesse, ma che risulta esser un clone di The Banner Saga

Questo non significa che Ash of Gods: Redemption sia un videogioco da evitare. Si tratta piuttosto di capire se la lunga lavorazione non abbia condannato il lavoro di AurumDust ad una fine ingloriosa.

Giocare questo titolo dopo aver apprezzato The Banner Saga assomiglia ad una perdita di tempo. Tutto ciò che AurumDust ha inserito nel proprio titolo è stato già fatto, spesso anche meglio, dal team di Stoic Studio. Che si tratti del gameplay, della grafica o dello stile narrativo, nulla spicca per originalità o riesce a convincere il giocatore di esser davanti ad un qualcosa di innovativo.

Nonostante lo sforzo di dare uno spessore ed una qualità di alta fascia al proprio titolo, AurumDust non riesce a sottrarsi alla fastidiosa sensazione di ripetitivo. Persino la storia, per quanto ben curata, è già stata usata ed abusata per anni nel mondo videoludico: dopo una tragedia apocalittica, rimangono tre razze che cercano di sopravvivere nel mondo di Terminum.

ash of gods 1

Come giocatori, saremo chiamati ad interpretare tre differenti eroi, uno per razza. Come impostazione potrebbe esser un punto a favore di Ash of Gods: Redemption, soprattutto se collegata alla forte componente discorsiva del titolo. I dialoghi, infatti, sono una parte essenziale del videogioco, cercano di coinvolgere il giocatore dando un maggior spessore all’ambientazione, ma anche in questo caso il lavoro di AurumDust non convince pienamente.

Pur accettando l’idea di una narrazione fortemente incentrata sul confronto fra personaggi, i dialoghi di Ash of Gods: Redemption sono piuttosto pesanti, spesso allungati oltre il ragionevole. Ed è un peccato, perché nonostante questo difetto si intravede un buon lavoro di caratterizzazione, rovinato da una verbosità che specialmente nelle prime fasi del gioco rischia di allontanare un giocatore più che farlo appassionare.

Sia chiaro, non siamo ai livelli di Torment: Tides of Numenera, ma la partenza particolarmente narrativa non rende facile l’approccio al titolo. E non parlo della modalità ‘storia‘, una delle due scelte iniziali che influenzerà la nostra modalità di gioco.

ash of gods 2

Ma se si riesce a sorvolare sul faticoso avvio, Ash of Gods: Redemption mostra una caratterizzazione del mondo di gioco ben strutturata, che pur non facendo dimenticare quel sentore generale di già visto, lo attenuta concretamente, in cui il racconto è ancora più marcato. Il voler trasmettere tutto il ricco contesto narrativo del gioco solo tramite i dialoghi può esser un ottimo espediente, ma per raggiungere lo scopo bisogna trovare un punto di equilibrio, che in Ash of Gods spesso fa sentire la sua mancanza.

Dove non interviene nulla a dare freschezza al titolo di AurumDust è il comparto combattimenti, un classico strategico a turni, senza un solo guizzo che cerchi di sdoganarsi dall’ingombrante ombra di The Banner Saga. Solo chi non ha giocato il titolo di Stoic Studios può avere un minimo interesse in questo combat sistem. Lo stile dei combattimenti a turni non può esser certo rivoluzionato, ma anche se vanno apprezzate le animazioni e la volontà degli sviluppatori di dare un tocco personale, gli scontri di Ash of Gods: Redemption sono comunque poco incisivi, non hanno sufficiente carisma per consentire a questo titolo di mostrare un guizzo di personalità

Questa forte similarità a The Banner Saga permea ogni aspetto di Ash of Gods: Redemption. Peccato, perché AurumDust, specialmente dal punto di vista grafico, ha creato un buon coinvolgimento emotivo con il giocatore, grazie a un comparto artistico davvero ottimo, fatto da fondali ricchi e ben dettagliati. In più di un’occasione sono rimasto estasiato dalla cura dei disegni, che riescono a trasmettere il contesto narrativo del gioco, diventando uno dei pochi punti forti del titolo. Eppure, anche in questo caso, alla fine si ha un solo pensiero: sembrano quelli di The Banner Saga.

Ma si sa, i pionieri sono coloro che vengono ricordati e ammirati maggiormente, e questo ruolo spetta a The Banner Saga. Ash of the Gods: Redemption può essere, nella migliore delle ipotesi, un buon clone di The Banner Saga, ma non può ambire ad altro.