Il commissario Ricciardi: La condanna del sangue – Recensione

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Con La condanna del sangue pubblicato in volume l’8 di marzo e da qualche giorno (14 marzo) anche nel formato da edicola, arriva la primavera nella Napoli del 1931. Nel progetto della miniserie di quattro volumi per la Sergio Bonelli Editore, dopo l’esordio con l’inverno (sceneggiatura di Falco e disegni di Bigliardo), il Commissario Ricciardi, ideato da Maurizio De Giovanni, torna ad affrontare un caso complesso grazie alla sceneggiatura di Sergio Brancato e ai disegni di Lucilla Stellato.

Per chi non conoscesse il personaggio,  il commissario Ricciardi è un abile investigatore dotato di un dono (che lui chiama Il Fatto), ovvero la capacità di vedere i morti di morte violenta che perpetuano a volte con frasi sibilline l’ultimo istante  di vita, dando preziose (ma non scontate, ovviamente) indicazioni per risolvere il caso.

Arriva in edicola e in libreri La condanna del sangue, il secondo episodio del Commissario Ricciardi a fumetti

Luogo e tempo di azione sono Napoli e il ventennio fascista. La serie di libri scritta da Maurizio De Giovanni ha ormai superato i venti volumi e un paio di anni fa è nata all’interno della Sergio Bonelli Editore l’idea di una trasposizione a fumetti delle avvincenti indagini del commissario. Per ora il progetto prevede 4 volumi (più di 170 pagine per volume) che ripercorrono le 4 stagioni del Commissario Ricciardi (ovvero i primi 4 romanzi), a cui si aggiunge un Magazine (Maggio 2018) che avrà alcune storie brevi. In ottobre è uscito il primo volume (L’inverno del Commissario Ricciardi: Il senso del dolore) e ora è stato pubblicato il secondo: La primavera del Commissario Ricciardi: La condanna del sangue.

La storia a fumetti, come detto, viene pubblicata in una doppia edizione: cartonata in grande formato con articoli aggiuntivi in libreria, brossurata senza articoli in formato Bonelli in edicola. Entrambe le versioni presentano una particolare tricromia che ricorda il colore della stagione (grigio per l’inverno e verde per la primavera finora). Un’altra particolarità molto curata è la scelta di sceneggiatori e disegnatori: si tratta di artisti campani legati personalmente alla città di Napoli.

Veniamo ora a questo secondo volume: La condanna del sangue. Il giallo ruota attorno all’assassinio di una vecchia cartomante che svolge in realtà l’attività di usuraia estorcendo denaro in proporzione alle possibilità economiche del raggirato. Per il cuore della trama questo basta, perché sarebbe un vero delitto aggiungere altro. Il soggetto di De Giovanni è ricchissimo di personaggi, un vero e proprio romanzo corale che dà vita alla Napoli del 1931 passando dai bassifondi alle ricche ville borghesi.

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Sergio Brancato (sceneggiatura) e Lucilla Stellato (disegni) hanno quindi dovuto mettere in scena un affresco ancora più complesso di quello del primo volume e il lettore ne beneficia con una varietà di espressioni, volti e ambienti che prendono davvero vita davanti ai nostri occhi. La parlata napoletana, con il suo intercalare nostalgico , romantico, fortemente emotivo e anche freddamente logico quando serve, che è un elemento decisivo della lingua di De Giovanni, viene trasposta con scelte attente e paradigmatiche nella sceneggiatura di Brancato e trasformata in immagine da Stellato.

Il comparto dei disegni è di altissima qualità: il lavoro di documentazione (ben raccontato anche nella lunga intervista ricca di disegni preparativi presente nell’edizione cartonata) di Stellato è imponente; l’espressività e la varietà dei volti dei personaggi ritratti anche in momenti di forti  tensioni emotive o nel momento tragico della morte sono un valore aggiunto che tiene avvinti alle pagine fino alla fine. Un passaggio dagli scenari futuristici di Nathan Never alla Napoli degli anni Trenta perfettamente riuscito a conferma di un’artista poliedrica che sta sempre più affinandosi.

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Un ultimo appunto: oltre alla trama del giallo, si stanno evolvendo anche delle sottotrame più intime che riguardano alla vita personale dei personaggi ricorrenti tra cui innanzitutto il solo apparentemente freddo Commissario Ricciardi e il suo più fidato aiutante Maione. Si tratta di delicate pennellate che in realtà sono strettamente collegate al tema centrale dell’albo: ovvero l’amore e le relazioni famigliari.

Ed ora buona lettura!

Ma per quale versione? Io propendo per la versione cartonata da libreria che è – come nel primo volume – molto curata e potrà essere sfoggiata sui vostri stracolmi scaffali a fianco di altri volumi a fumetti ed è consigliata anche per gustarsi in pieno i disegni e le tavole che sono anche molto innovative rispetto ai canoni della gabbia bonelliana.