Golden City Mistery Men Volume 1: la Golden Age secondo Cagliostro – Recensione

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Golden City Mistery Men di Cagliostro Epress si conferma come un sentito omaggio alla Golden Age del genere supereroistico

L’editore Cagliostro ci fa un piccolo regalo con il volume Golden City Mistery Men, definito dalla stessa casa editrice come uno “spaghetti watchmen”. Ma di cosa si tratta? E’, in soldoni, una rivisitazione di una buona parte dei super eroi dell’età d’oro, ovvero la Golden Age del fumetto americano che si sviluppa tra gli anni Trenta e Cinquanta dello scorso secolo, che ha sdoganato successivamente tutti gli i supereroi moderni negli anni a venire.

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Un esperimento pienamente riuscito questo Golden City Mistery Men, con un volume molto sperimentale e citazionista (volutamente, come anticipato nella prefazione, “molto postmoderno”). Il volume ci è presentato, come da tradizione del fumetto italiano in bianco e nero, nonostante buona parte dei comics presenti nella Golden Age fossero all’epoca già a colori. Ma parliamo di un’altra tradizione, di un’altra realtà. Sappiamo benissimo, nonostante io sia un estimatore del colore, che il fumetto italiano è in bianco e nero.

Vari disegnatori si alternano in brevi storie con un unico tema di sfondo ed un’unica ambientazione, tutte sotto l’egida del soggetto di Pietro Viola, da sempre collaboratore di Cagliostro.

Numerosi gli omaggi alle varie icone del fumetto. Quello che mi ha colpito più di tutte, essendo uno dei miei personaggi preferiti, è a Batman nell’episodio intitolato “Terrore in una notte di mezzo inverno”, dove è presente si un marchingegno simile al famigerato bat-segnale, ma ancor di più le vignette di vita quotidiana che rimandano tanto alla scena dell’uscita dal teatro di Bruce Wayne insieme ai genitori e al loro successivo omicidio, con i disegni della giovane Isabella Manara degni delle Legends of the Dark Knight di inizio anni Novanta.

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Si continua su questo stile anche nel successivo episodio “E poi via dritto sino al mattino”, dove il tratto più asciutto ben si adatta alla storia, dove il fumetto americano si adatta al  formato italiano e omaggia l’americano, in una perfetta fusione dei due stili, e i personaggi resi iconici dal Watchmen di Alan Moore entrano prepotentemente nella trama, ovviamente riadattati per lo scopo, lasciando poi spazio anche ad un lato “soprannaturale” che in certi lati mi ha ricordato l’ambientazione marvelliania degli albori del dottor Strange.

Si passa in “Essere o superessere questo è il problema” in un ambiente molto più dark, dove la dicotomia tra eroe e supereroe la fa da padrona. La storia di sottofondo è ambientata in un teatro, come a voler significare il palcoscenico della finzione dove il supereroe si muove, in una realtà immaginaria dove tutto è si apparenza ma i valori originari sono reali. Il tutto condito da un tratto sicuro di Davide “-ratzo” Ratti.

Ma il problema di fondo in Golden City Mistery Men, è sempre economico, come d’altronde accade nel mondo contemporaneo, quindi quanto paga fare il supereroe? E quanta fama porta? In un’analisi che porta una destrutturazione del soggetto supereroistico si muovono i nostri un o’meno super e sempre più meno eroi, sotto le matite di Giulia Pavani che con il suo tratto semplice e chiare ci racconta il capitolo “Attraverso lo specchio”.

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Nell’episodio dal titolo apocalittico “Sentirai suonare le trombe di Gerico” si ritorna prepotentemente ad una ambientazione anni Trenta, che con i macchinari surreali e futuristici , macchine volanti, città inverosimili e talpe meccaniche richiamano le Avanguardie e i movimenti futuristici che fecero la loro fortuna proprio in quegli anni.

E la storia scivola via, negli episodi successivi, dove il villain della storia prende vigore e spessore, fino a palesare la propria identità segreta, in un cliffangher veramente inaspettato nel nono episodio, dal titolo “Carte truccate” che inizia nuovamente con un omaggio a Batman, per essere precisi al suo fedele compagno Robin e alle sue origini come trapezista.

Il focus dei nostri eroi è a questo punto far cadere il castello di carte e l’intrigo in cui sono stati invischiati. Ebbene sì, l’Artiglio, il loro nemico non è altro che il loro finanziatore, colui per il quale lavorano. La trama fa confluire tutte le sottotrame articolate finora in uno scontro finale, contro questo inaspettato big boss, dove tutto è ribaltato, la realtà non sarà neanche più la stessa, quasi a voler identificare tutta la storia in un gigantesco what if, che contemplando anche l’ultimo capitolo, rientra in un più ampia sede di un Inception nolaniana, dove tutti gli eroi altro che non sono se non attori alle prese con un set cinematografico (che altro sennò, soprattutto in un periodo di incessante proposizione di cinecomics più o meno validi?).

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Con Golden City Mistery Men abbiamo tra le mani un piccolo capolavoro, ove richiami continui alla cultura pop anni Trenta e Cinquanta, sono serrati così come gli omaggi nelle tavole e nei personaggi, in un continuo rimbalzo culturale che copre dagli albori della Golden Age fino ai giorni nostri, con una trama solida, cole giuste svolte improvvise ed un finale concreto ma che lascia le giuste riflessioni. Un consiglio: fatelo vostro!!