Golden City Mystery Man – Recensione

Golden City Mystery Man

La recensione dei primi due numeri del webcomic Golden City Mystery Man di Cagliostro E-Press

Ogni tanto fa bene, specialmente in periodi di semi-relax come questi caldi giorni d’agosto, dedicare un po’ di tempo a letture di nuovi progetti editoriali che nascono quasi in sordina, senza manie di grandezza ma che cercano di regalare da una parte leggere e divertenti divagazioni ai lettori “seriali” di fumetti, dall’altra vetrine e banchi di prova per sceneggiatori e disegnatori emergenti o addirittura assoluti esordienti.

La parola d’ordine in questi casi è reinterpretare, rivedere con occhi diversi alcune delle storie e dei personaggi che fanno parte della cosiddetta Golden Age del fumetto a stelle e strisce e, in particolare modo, quella riconducibile alle gesta dei supereroi in costume “vissuti” tra la fine degli anni ’30 e ’40 del secolo corso.

Con l’iniziativa Golden City Mystery Man, Cagliostro E-Press vuole omaggiare i supereroi mascherati americani della Golden Age rivisti con l’occhio leggero, spassionato e un tantino giocoso tutto italico; un’operazione che lo stesso editore definisce una sorta di “Spaghetti Watchmen” facendo il verso al filone degli Spaghetti Western che, in maniera quasi analoga, reinventò il genere principe della filmografia americana con lo stesso approccio onorifico, rispettoso ma un po’ scanzonato.

I primi due mini-numeri di Golden City Mystery Man fungono da preludio a ciò che verrà dopo, portandoci al cospetto di questi supereroi che, oramai diventati di Pubblico Dominio, dopo la scadenza dei diritti di pubblicazione, rivivono e tornano in azione grazie a trame che si preannunciano originali, scrollandosi di dosso decenni di oblio e dimostrando, a loro stessi e al mondo intero, quanto la loro esistenza sia stata fondamentale per le sorti dei loro, più celebri, successori.

L’episodio introduttivo “Era una notte buia e tempestosa” , il numero #0 con il Boia protagonista, si ispira ad Hangman, personaggio creato da Cliff Campbell e George Storm che fece la sua prima apparizione in Pep Comics #17 nel luglio 1941, il quale nella versione originale aveva un fratello di nome John che era in realtà il supereroe Comet capace di volare e che emetteva potenti raggio distruttivi dagli occhi “controllati” grazie ad un apposito visore. La cosa non vi ricorda forse qualcun altro, un certo Ciclope degli X-Men che varrà “riproposto” 25 anni più tardi da Stan Lee?

Il Boia di Cagliostro ha una storia un po’ diversa, rispettando l’originalità narrativa promessa dal progetto, anche se mantiene molte similitudini con Hangman e Comet anche se, nel nostro caso, non si tratta più del fratello ma della moglie del Boia.

In questo numero zero fa la sua apparizione anche DoppioDiavolo, personaggio ispirato al Daredeviloriginale” di Jack Bindere e Jack Cole, nemico del Boia e tirapiedi di una pericolosa organizzazione criminale.

Il numero #1, “Terrore in una notte di mezzo inverno“, riprende quanto accaduto nel precedente episodio, che regalerà già il primo colpo di scena, e ci proietta verso la conoscenza degli altri personaggi principali della storia di Golden City Misteri Man.

Faremo il nostro primo incontro con Crepuscolo, un supereroe la cui entrata in scena è anticipata da una sfilza di citazioni ai limiti del plagio seconde solo alla sensazione di palese dejà vu del suo costume.

Un’assortita coppia di poliziotti, formata da chi crede che i “tizi in calzamaglia” siano un aiuto per la lotta contro il crimine e chi, al contrario, li reputa alla stregua di comuni malfattori, completa il quadro dell’ovvio e spudorato cliché.

Il comparto narrativo di questa iniziativa, affidato nei primi due episodi a Piero Viola e Fulvio Camporeale rispettivamente, cerca, pur restando fedele ad alcune caratteristiche dei personaggi del tempo che fu, di creare trame originali che possano interessare si il lettore neofita che non conosce le storie di questi supereroi della Golden Age, sia l’appassionato in cerca di una spensierata lettura che possa regalargli nuovi ed interessanti punti di vista, ma aspetteremo i prossimi numeri per capire se c’è la voglia e lo spirito di osare qualcosa in più.

Le tavole nel primo numero sono affidate alla matita ed al tratto tipicamente sporco e nervoso di Ghetto, geniale per la sua identificabile caratteristica ma forse poco adatto al genere supereroistico e comunque alla caratterizzazione di personaggi che hanno bisogno di riallacciarsi giocoforza al loro glorioso passato.

Molto più adatti agli scopi del progetto di Cagliostro sono i disegni di Isabella Manara che ci riportano per l’appunto alle atmosfere e agli stili tipici dei fumetti USA del periodo in questione, e che ben rappresentano quel tributo di cui l’iniziativa vuole farsi portavoce.

In definitiva Golden City Mystery Man offre l’opportunità di una lettura leggera e senza impegno e, se guardiamo tutto nell’ottica di una sorta di banco di prova per questa pattuglia di talentosi autori (come ribadito da Cagliostro), allora l’iniziativa, simile a tante altre che hanno cavalcato la stessa onda (come per esempio AirBoy che avevamo già recensito), può di certo meritare qualche momento della nostra attenzione.