Dragonero : L’inferno senza luce è uno degli albi più intesi e cupi del mito di Ian Aranill
Bentornati, avventurieri dell’Erondar! A luglio il nostro Ian ci ha regalato due avventure incredibili, con La principessa delle sabbie e La Vendetta. Specialmente il secondo, il cinquantesimo albo della serie regolare, abbiamo avuto modo di indagare più a fondo nell’animo e nel passato di Dragonero.
Questo senso di indagine e di particolare attenzione alle traversie interiori di Ian si sta rivelando una delle linee narrative più marcate degli ultimi tempi. Non è un caso che ultimamente vediamo spesso Ian muoversi in solitaria, lasciando indietro i suoi compagni (Gmor e Sera), che spesso in passato sono state le colonne su cui lo scout si è sorretto. Dopo la nomina a colonnello, in seguito all’assalto al palazzo reale da parte delle Lame Nere e la sempre più pressante minaccia delle Regine Nere, Ian spesso si trova a dover eseguire incarichi più da spia che non da scout, almeno per quanto avevamo imparato a conoscere il ruolo di Scout Imperiale nelle prime storie.
Abbiamo avuto modo di leggere in anteprima il numero 51 di Dragonero, L’inferno senza luce, che ad oggi potrebbe essere l’albo più crudo e spietato di tutta la serie, e che mostra nuovamente Ian alle prese con un ruolo da agente segreto più che da scout.
Ian viene inviato, sotto copertura, in una delle prigioni più temute dell’Impero, il Sepolcro, con l’incarico di prendere contatto con il vertice delle Lame Nere, i responsabili degli attacchi alla famiglia reale; lo scout ha il duro compito di sopravvivere a questa prigione e adempiere alla missione, in modo da dare all’Impero delle risposte a lungo attese.
L’idea di ambientare una storia all’interno di un carcere, con una missione sotto copertura, non è nuova, ma, come spesso abbiamo visto, anche una tematica rodata se bene sviluppata ha una propria freschezza. Questo numero di Dragonero ne è la prova, visto che Enoch riesce a creare una vera e propria società all’interno di questo inferno di roccia; la creazione di un tessuto sociale è un compito arduo, bisogna studiarlo in modo da poter dare vita a una serie di dinamiche che riflettano l’ambiente e le differenti gerarchie, ma L’inferno senza Luce mostra ancora una volta l’ottimo lavoro in fase di creazione di un universo narrativo poliedrico e ben delineato. Soprattutto, appare evidente la cura di Enoch e Vietti nel dare a Dragonero un taglio unico, creando una fitta continuity che con precisi richiami e riferimenti a storie passate conferisce alla serie una macrotrama coerente, che mantiene sempre le diverse uscite su una linea narrativa precisa, creando nel lettore un crescendo emotivo, giocando con lui nel mostrare come in realtà tutto abbia un senso all’interno della vita dello scout.
Enoch mette Ian alle prese con una situazione in cui il suo carattere viene costretto a piegarsi, a sottostare a delle leggi incivili basate sulla pura e semplice sopravvivenza. Non serve essere costretti a lottare, a volte anche il dover eseguire un compito banale diventa una prova di volontà, una tortura per chi basa la propria vita su una scala di valori più alti. Ian è costretto a mantenere la propria copertura, ma fortunatamente riesce a non rinunciare al proprio carattere in alcuni momenti essenziali.
L’evoluzione di Ian come individuo si muove in parallelo al suo nuovo ruolo come pedina di Ausofer, una designazione che lo costringe a confrontarsi con ambienti criminali e congiure di palazzo che mostrano il lato oscuro dell’Erondar. Per Ian questo, a mio avviso, inizia ad avere un peso, lo vediamo sempre meno sorridente e sempre più teso, al punto che spesso pare godersi in modo malinconico i rari momenti in cui la vita mostra un lato più rilassato.
Dal primo albo della serie la crescita di Ian come personaggio è stata una costante, inizialmente più cauta per dare modo ai lettori di ambientarsi nell’Erondar, ma poi ha iniziato ad essere più marcata, in modo da seguire l’andamento delle vicende dell’Impero.
In L’inferno senza luce, Enoch ha saputo creare delle situazioni in cui il lettore viene umanamente coinvolto, spesso lasciandole emergere in secondo piano, rendendole consuetudini di questa selvaggia società carceraria ma anche delle situazioni che turbano non poco il nostro Ian. Questa caratteristica di Dragonero è uno dei punti di forza della serie, il sapere creare una serie di diversi piani narrativi con cui il lettore viene accolto nel mondo di Ian, sfruttando in modo perfetto ogni componente delle tavole.
A proposito di tavole, preparatevi a rifarvi gli occhi, perché Salvatore Porcaro ha deciso di deliziarci ed inquietarci allo stesso tempo. La dura trama di Enoch si rivive alla perfezione nel tratto di Porcaro, iperdettagliato e con una cura all’anatomia dei personaggi impressionante; nelle tavole di questo numero di Dragonero la muscolatura viene enfatizzata, la tensione dei protagonisti viene data sia dalle espressioni che dallo sforzo fisico, ben rappresentato. Il lavoro di Porcaro sull’architettura del Sepolcro è incredibile, con una resa grafica maestosa, ogni ambiente viene disegnato con una perizia e un occhio ai dettagli mai paghi.
E ancora una volta Matteoni firma la copertina, prendendo come spunto uno dei momenti più intensi della storia, in cui Ian sarà messo a dura prova. Matteoni coglie in pieno lo spirito del momento e, più in generale, della storia, ritraendo Dragonero in modo suggestivo!
L’inferno senza luce uscirà il 10 agosto, ed è la riconferma di come Dragonero si stia avvicinando come sempre maggiore intensità alla tanto attesa saga delle Regine Nere. Il momento è ormai prossimo, e l’Erondar alla fine potrebbe non esser più lo stesso!
Ricordate: Diverso è il passo, uguale è il cuore!