Speranze di ghiaccio: I gelidi segreti di Odessa – Recensione

speranze di ghiaccio cover

Con Speranze di ghiaccio in edicola arriva il terzo albo di Odessa, la nuova serie di fantascienza di Sergio Bonelli Editore.

Ho sempre avuto la convinzione che una collana debba essere seguito almeno per i primi cinque numeri, dando fiducia agli autori e lasciando loro l’opportunità di farmi affezionare al loro mondo. Difficilmente questa regola mi ha deluso, e diverse volte ho scoperto di essermi legato ad un fumetto ben prima del fatidico quinto episodio.

Con Odessa, siglo il patto di fiducia con Davide Rigamonti e la sua squadra alla terza uscita.

Speranze di ghiaccio ci guida alla scoperta di un lato ignoro ma emozionante di Odessa

La sicurezza di questa decisione è racchiusa in Speranze di ghiaccio. Se Dopo la Fusione mi aveva affascinato e Eroe a metà aveva il merito di avermi appassionato al complesso ruolo di Yakiv in questo variegato microcosmo che è Odessa, con il terzo capitolo ho rotto ogni indugio perché è emersa una caratteristica della serie che, a mio avviso, può essere un segreto per la sua longevità: l’indipendenza tra protagonista e contesto narrativo.

Difficile immaginare una serie priva del suo protagonista principale, specialmente in una casa editrice come la Bonelli in cui il nome stesso della testata crea una simbiosi tra ambientazione e protagonista. Nathan Never e Dragonero godono di questa libertà dei due elementi, e Orfani aveva allargato questo aspetto giocando in modo intelligente sul passaggio di consegne all’interno di una famiglia atipica di protagonisti. Odessa, invece, sembra voler chiarire subito che per quanto possiamo affezionaci a Yakiv e ai suoi compagni, è la città la vera protagonista della serie.

E se questo è vero, allora possiamo anche augurarci che Odessa diventi una serie ad ampio respiro, magari con la formula delle miniserie applicata ad altri recenti prodotti di Bonelli, come il citato Orfani o Morgan Lost. L’idea di Rigamonti sia adatta perfettamente a questa possibilità, e se nei primi due albi questa percezione era accennata, con Speranze di ghiaccio non ci sono più dubbi.

Per quanto Yakiv sia centrale, al momento, per farci comprendere la nuova realtà della città russa, la sua presenza può diventare familiare all’interno di un contesto più ampio. La multietnicità e la società fluida di Odessa si prestano ad essere analizzate da molteplici punti di vista, da quello di un ragazzino alieno in esplorazione al criminale intento a costruirsi il proprio impero nella città post- Fusione.

Oppure, presentando storie one shot basate completamente sulla pura emozione, elemento che lega tutte le specie di Odessa. Speranze di ghiaccio si fa forte di questa sicurezza, mettendo alla base della trama proprio l’emozione.

In apertura di albo conosciamo un giovane scienziato innamorato in attesa di una donna bellissima, che difficilmente potremmo immaginare ricambi i sentimenti di un ometto oggettivamente bruttarello. Deriso in modo sgarbato da un collega, quest’uomo è in preda a rabbia e delusione quando il Serraglio 457 si abbatte su Odessa e avviene la Fusione.

Stacco. Yakiv e compagni sono assoldati da una delle razze aliene di Odessa, i Nertek, oramai prossimi all’estinzione. Abituati a vivere in climi polari, i Nertek durante la Fusione hanno visto ridursi notevolmente il loro habitat, arrivando ad una situazione in cui la loro sopravvivenza è seriamente a rischio. Con l’arrivo di una nuova generazione di giovani, i Nertek hanno iniziato ad esplorare nuovi potenziali habitat per la loro razza, ma una delle spedizioni è misteriosamente scomparsa.

La speranza dei Nertek è che la squadra di Yakiv possa aiutarli a scoprire la sorte degli esploratori e garantire alla loro specie un futuro. In palio, oltre alla sopravvivenza di un’intera specie, c’è uno degli elementi essenziali alla costruzione dell’arma che potrebbe salvare Odessa dall’attacco degli Ignoti, sempre più vicino a concretizzarsi.

Speranze di ghiaccio non è solamente una storia di ricerca e mistero, ma è soprattutto un interessante sguardo alla varietà di Odessa, sia del punto sociale che dell’ecosistema. La biodiversità è un elemento essenziale di questa serie, una caratteristica che inevitabilmente spinge Rigamonti a dover dare risalto alle differenti razze, trovando l’equilibrio tra la presentazione dei loro tratti specifici e la sinergia con il resto degli alieni.

I Nertek sono costretti a vivere all’interno di criotute per confrontarsi con le altre razze, a causa del loro metabolismo, e solo in pochi spazi dal clima artico possono muoversi liberamente. Eppure, una razza costretta a vivere nel freddo perenne mostra un calore umano incredibile, nel modo in cui sono presentati in atteggiamenti quotidiani con i loro piccoli, o nella cortesia dei modi con cui si confrontano con le altre razze.

Il terzo numero di Odessa sembra costruito per esaltare proprio la dimensione emotiva della serie. Dall’amore sfortunato al senso di ansia per le generazioni future, passando per la disperazione, le emozioni dei personaggi di questo albo sono ben definite, veritiere. La difficoltà emotiva di Yakiv rimane in primo piano, venendo esaltata dai diversi atteggiamenti degli altri protagonisti, in una sinergia che viene impreziosita da un ritmo narrativo ben scandito e mai banale.

Se nel secondo numero era presente una ridondante spiegazione della Fusione, in Speranze di ghiaccio Rigamonti accetta che il lettore sia ormai a conoscenza dell’origine di questa Odessa, e si lancia in una narrazione libera e pulita. Il risultato è un albo che esalta proprio quelle caratteristiche della serie che ne possono decretare il successo, valorizzando una storia fantascientifica dal sapore classico ma raccontata con originalità e freschezza.

Merito anche dei disegni di Lucia Arduini, che si trova nella non facile posizione di dover ritrarre personaggi che per gran parte dell’albo indossano pesanti scafandri. Sembra un dettaglio, ma dover adattare pose e tensioni muscolari mitigandole con un ingombrante copertura è una bella sfida, che Lucia supera agilmente, trasmettendo sia il senso di pesantezza delle tute ambientali che la percezione dei movimento dei personaggi. Senza dimenticare la bravura con cui realizza l’altra grande difficoltà di Odessa: l’architettura. Il panorama artico ritratto da Lucia è convincente, elementi architettonici e naturali emergono dal ghiaccio in modo credibile, concorrendo a ricordarci come Odessa sia al contempo realistico e irreale.

A dare il tocco finale sono i colori di Daria Cerchi. Apprezzata dai lettori di Nathan Never per l’ottimo lavoro svolto sulla riedizione a colori dei primi due Giganti, Doppio Futuro e Odiseea nel futuro, con Speranze di ghiaccio la Cerchi dimostra una sensibilità e una padronanza della narrazione cromatica perfette. Dalle sfumature alle tonalità soffuse dei ghiacci sino a tavole in cui i contrasti di colori accessi sono l’elemento portante, la colorazione di questo terzo albo di Odessa è emozionante, specchio perfetto delle emozioni dei personaggi.

Mariano de Biase firma la tavola di copertina, tesa e promettente, un invito irresistibile a leggere l’albo. Se vogliamo forse un filo ingannevole, ma la cura con cui sono i realizzati i volti protetti dai caschi e la posa di Yakiv sono la riconferma di un disegnatore di talento.

Odessa torna in edicola il 26 agosto con il quarto albo, Dall’abisso.