Mar 15 Ottobre, 2024

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Skybourne: i supereroi di Frank Cho, tra battaglie ed ironia!

Frank Cho è un nome che pochi appassionati di fumetti ignorano. Complice una sua ironica presenza sui social con vignette di procaci eroine (ed una più minuta Spider Gwen invidiosa), il buon Cho si è fatto apprezzare non solo per il suo interessante ma anche per un’ironia dissacrante. Ingredienti che sono alla base di Skybourne, la serie di fumetti pubblicati in America da Boom!Studios e arrivata in Italia grazie alla solita saldaPress.

saldaPress pubblica Skybourne, la serie supereroistica di Frank Cho

Skybourne, infatti, entra all’interno del già nutrito campionario di saldaPress, che come ci ha raccontato Andrea Ciccarelli, cerca di portare ai lettori italiani una selezione di comics americani innovativi e che si discostino dal ‘tradizionale‘ fumetto supereroistico. All’interno di questa tendenza, Skybourne era destinato a finire in mano saldaPress. D’altronde, con la ormai prossima fine di Invincible, il fumetto supererostico di Robert Kirkman, era giusto rimpinguare l’offerta di questo genere all’interno del ricco catalogo di saldaPress.

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Cho ha ideato, infatti, una rielaborazione del canone dei supereroi che unisce una sottile (e non solo) ironia con la visione meno eroistica possibile del superuomo. La vera forza della trama di Skybourne è il modo con cui Cho riesce a cambiare registro narrativo con un’apparente facilità, passando abilmente dall’ironico all’epico.

Al centro delle vicende di Skybourne ci sono due fratelli, Thomas e Grace, dotati di incredibili poteri e utilizzati da un’agenzia segreta come operativi per evitare immani tragedie e pericoli non umani. Dopo una terribile vicenda personale, Thomas, però, si è ritirato a vita privata in un monastero sperduto in Cina, sino a quando la morte di Grace costringe il reticente eroe a tornare in azione.

Questo ritorno al suo passato da eroe, costringe Thomas a fronteggiare un mondo che sembra essere cambiato in sua assenza, con nuovi equilibri di potere a cui dovrà abituarsi presto. Il suo chaperon è il vecchio amico Swiggy, un prete cattolico che si allontana dall’ideale pastorale quanto più si possa immaginare. Nell’incontro tra i due vecchi amici traspare subito il loro rapporto unico, fatto di derisione e anche rimpianti, soprattutto da parte di Thomas.

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Costretto a tornare in servizio, Thomas deve non solo elaborare il lutto recente, ma anche dimostrare di esser ancora l’eroe che tutti si aspettano. La sua iniziale difficoltà, legata più ad una complicata situazione interiore che non ad una problematica di poteri, diventa una chiave che rende il supererore incredibilmente umano. La bravura con cui Cho rende sia la fatica interiore di Thomas nella narrazione che nel disegno è appassionante, avvicina il lettore all’animo del personaggio, con una delicatezza che non viene mai sminuita nemmeno dalla vivace ironia di Cho.

In mano a Cho, questo tocco di sensibilità umana diventa uno spunto narrativo duplice. Da un lato, ne esalta l’umanità, rendendolo subito una presenza cara al lettore, con un tocco di ingenuità. L’addestramento con cui Thomas viene messo alla prova è anche un tentazione per Cho di portare la storia su un piano più divertente, fatto di ilarità e dissacrante ironia.

Difficile leggere Skybourne senza ridacchiare, apprezzandone lo spirito goliardico con cui Cho ci presenta questo gruppo di eroi. Ogni elemento della storia viene impiegato per valorizzare al contempo sia la profondità dei personaggi, con una precisa connotazione anche gergale dei diversi attori di questa avventura, che lo spessore dell’ambientazione, in cui vengono inseriti fattori che, pur appellandosi ad una certa tradizione supereroistica, riescono a liberarsi da certe regole per spingersi in nuove direzioni.

Il dualismo tra Thomas e Grace, due esseri così simili eppure differenti, è uno dei punti di forza di Skybourne. Che viene enfatizzato da un villain particolarmente ben strutturato, nientemeno che il mago Merlino, che si distingue dagli eroi anche in virtù di un linguaggio volutamente ricercato, contrapposto, come in occasione dello scontro iniziale con Grace, con un vocabolario decisamente meno raffinato.

Come lettori, assistiamo subito alla morte di Grace, una vicenda che sin dalle prime pagine ci ricorda come Frank Cho sia non solo un grande narratore, ma anche un ottimo narratore. Se per diverso tempo Cho ha goduto della fama di disegnatore particolarmente portato alle giunoniche forme delle eroine, Skybourne mostra come Cho sia in grado di creare delle situazioni in cui il dinamismo del suo disegno e la sua dissacrante narrazione convivano in modo spettacolare.

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Le tavole di Skybourne sono l’attestazione di Cho non solo come narratore, ma anche come disegnatore capace di rispecchiare visivamente il forte tenore narrativo. La costruzione delle tavole, con un dinamismo che non trasmette la vitalità dei personaggi, non scorda mai di valorizzare anche i dettagli emotivi (come gli sguardi dei protagonisti) e di concedere una bella dose di violenza ai lettori.

Merito anche della colorazione di Marcio Menyz, che gioca al meglio con colori vivi, spesso creando effetti di contrasto con un visione più opaca per creare dei contrasti emotivi tra i personaggi. Da apprezzare le colorazioni dei mostri e delle scene di battaglia più cruente.

Skybourne ci lascia con un finale che mostra quale sia il vero motore dell’esistenza di Thomas, con la promessa di non esser ancora giunta alla sua conclusione. saldaPress racchiude questo primo arco narrativo dell’opera di Cho con la sua solita cura, confezionando un ottimo volume, arricchito da una piccola gallery di immagini, usate come copertine degli albi originariamente pubblicati in America da Boom!Studio.

Skybourne è una lettura divertente che nasconde, sotto una patina di ironia e violenza, una storia che valorizza l’umanità dei personaggi, anche quelli più divini.

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