L’Incal: Oscar Ink celebra Jodowrosky e Moebius [Recensione]

L'incal

Se entrate nelle librerie andando a caccia di fumetti di spessore, in questo periodo potreste trovare sugli scaffali un volume di Oscar Ink Mondadori bello corposo, rosso e nero: L’Incal. Se lo vedete, potete dare solo una scelta sensata: acquistarlo. A convincervi dovrebbero bastare i due nomi bianchi sulla costa del volume: Moebius e Jodorowsky.

L’Incal, la space opera a fumetti di Jodorowsky e Moebius, in un imperdibile volume di Oscar Ink Mondadori

Questi due artisti incredibili, uniti da una verve narrativa inimitabile, hanno dato vita ad un caposaldo del fumetto mondiale. Sarebbe facile parlare de L’Incal limitandosi al fumetto in sé, ma parte integrante del fascino di quest’opera è la genesi stessa del progetto, nata, in un certo senso, da un fallimento che ha unito di due eclettici artisti.

Tutto iniziò quando Jodorowsky, personaggio particolare della scena artistica, decise nel 1975 di portare al cinema la saga di Dune, di Frank Herbert. La celebre serie di libri di fantascienza era già famosa all’epoca, e il buon Jodorowski era sicuro di poter realizzare una trasposizione epocale e visionaria, realizzando un film della durata di dodici ore. Dopo aver annunciato al Festival di Cannes il suo progetto, Jodorowsky e il produttore Michel Seydoux fecero tappa in una stazione di servizio. Per ingannare il tempo, i due sfogliarono dei fumetti in esposizione rimanendo folgorati dai disegno di un maestro delle bande desineé francesi: Jean Giraud, alias Moebius.

Jodorowski in particolare rimase rapito dal talento visionario di Moebius. Il disegnatore francese era un maestro della fantascienza, e sin dal primo incontro tra i due scattò una sinergia che era destinata a dar vita a qualcosa di unico. Il progetto di Dune richiamò anche Dan O’Bannon, esperto di effetti speciali in cerca di un’occasione per mostrare la propria abilità di sceneggiatore; l’inglese volò a Parigi per parlare con gli altri artisti coinvolti nel progetto, e a tempo perso realizzò un breve racconto a fumetti, The Long Tomorrow, giusto per passare il tempo.

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Moebius lo vide e se ne innamorò, al punto che chiese di poterlo disegnare. Questo incontro è il seme da cui poi sarebbe germogliato L’Incal. O’Bannon aveva realizzato un noir fantascientifico, ambientato in una città tentacolare, un’atmosfera che rapì completamente Moebius. Per farla breve, The Long Tomorrow arrivò ad esser pubblicato nel 1977 su Métal Hurlant, riscuotendo successo anche oltreoceano, al punto che in seguito Ridley Scott ammise di essersi lasciato suggestionare da questo racconto a fumetti per dare vita alla Los Angeles futura di Blade Runner.

Nel frattempo, il progetto di Dune naufragò, a causa dell’imponenza della visione di Jodorowsky. Tra Jodo e Moebius, però iniziò, una collaborazione che, dopo alcune brevi storie a fumetti, culminò con la nascita di un racconto a fumetti pubblicato nel 1981 sulla rivista Mètal Hurlant: L’Incal.

Al centro della storia, abbiamo John Difool, scalcinato investigatore futuro, che rimane coinvolto in una assurda ed incredibile avventura spaziale, legata alla presenza degli strani artefatti noti come Incal. L’avventura di Difool si dipana in una galassia complessa, ricca di personaggi che sono una continua rivelazione, simboli di una società dinamica e sovraffollata, dove il divario tra le classi dominanti e la popolazione è palpabile.

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Jodorowsky non ha freni, decide di spingere la sua carica narrativa in modo libero e privo di limitazioni. Jodo cerca di unire la narrazione fantascientifica ad un sottofondo di tematiche che vanno dalla critica sociale ai grandi temi filosofici, il tutto rivisto e condensato in una lunga storia che, per ben otto anni , si presentò puntuale nelle librerie francesi.

Con il passare del tempo, a Difool si unirono altri personaggi che, in seguito, avrebbero presentato a Jodorowsky la possibilità di espandere il suo incredibile universo. Al fianco del protagonista compaiono protagonisti come il Metabarone, letale assassino che da cacciatore dell’investigatore ne diventa compagno di avventure. Sarà proprio questo energico guerriero a diventare anni dopo protagonista della Casta dei Metabaroni, saga a fumetti di Jodorowsky disegnata mirabilmente da Juan Giminez. Lo stesso accadde con i cattivi de L’Incal, la casta tecnologica che divenne poi protagonista della Saga dei Tecnopadri. Gran parte dell’universo futuro delle opere di Jodorowsy prende vita dal successo de L’Incal.

Un successo che non sarebbe mai arrivato senza la bravura senza paragoni di Moebius. Il talento dell’artista francese, già apprezzato all’epoca per l’Arzach, divenne il perfetto interprete della visionarietà di Jodorowsky. Basterebbe la prima tavola di apertura del primo capitolo de L’Incal per consacrare quest’opera nell’olimpo del fumetto. Il volo di Difool non è solo un ottimo modo per introdurre il lettore a questo roboante mondo, presentando una città tentacolare e labirintica, ma è anche una sorta di annuncio di come ci si appresti a vivere una storia che rivoluzionerà la vita di questo uomo in volo.

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Moebius ha il merito di ritrarre alla perfezione sia la complessa struttura urbanistica della città che tutte le successive ambientazioni, contribuendo a trasmettere il senso di assurdo e irreale, che ben si concilia con questa space opera delirante e travolgente. I sensi del lettore sono estasiati da una visione che concilia una tecnologia futuribile con suggestioni più naturali e paesaggi alieni, ma stupendi e onirici.

A completare il fascino de L’Incal è la creazione di uno slang tipico di questa ambientazione, che unisce terminologia simil-tecnica, spesso associata ad una casta governante, ad una parlata più popolare e fatta di termini meno aulici e più gergali. Si tratta di un dettaglio, ma che inserito nel più ampio contesto de L’Incal diventa l’ennesima caratteristica che concorre alla creazione di un capolavoro.

L’edizione di Mondadori de L’Incal è il  modo migliore per affrontare la lettura di questo capolavoro. Gli ampi contenuti extra consentono di approfondire gli aspetti essenziali del mondo di Difool  e soci, dandoci modo di cogliere sfumature altrimenti difficili da comprendere. Certo, il volume risulta piuttosto corposo e poco maneggevole per letture lunghe, ma è un prezzo che si paga volentieri pur di godersi questo incredibile mondo.

Mondadori compie una scelta intelligente e che ribadisce come Oscar Ink non sia una collana che si presta solo alla pubblicazione di nuove proposte come American Gods o Moonshine, ma che sa celebrare degnamente i grandi capolavori del fumetto mondiale.