Il mondo dello showbiz è così eccentrico che può capitare di finire in una lista nera perché si ha un’idea incredibilmente promettente, ma che non trova una via per diventare realtà. La Black List, infatti, è un elenco annuale di sceneggiature e progetti si sono arrestati proprio al passo finale prima di arrivare in sala, un limbo da cui qualcuno riesce poi ad uscire, come Argo di Affleck, mentre altri faticano, come è accaduto ad Extinction.
Con l’arrivo di Netflix e la sua fame di nuovi contenuti da proporre, anche la Black List diventa una fonte a cui attingere per supplire a questa bulimia di contenuti. Ad oggi, la maggior parte dei film originali di Netflix sono, infatti, recuperi scartati altrove, per motivazioni che spesso, a fine visione, risultavano anche piuttosto evidenti.
Extinction, un’invasione aliena che fino all’ultimo riserva sorprese!
Con Extinction, però, Netflix sembra avere trovato un recupero eccellente, riuscendo forse ad offrire il primo vero film di fantascienza originale della sua carriera, quasi in grado di far dimenticare precedenti brutture come Tau.
Inizialmente, Extinction era stato pensato per il cinema, con la regia di John Johnston e protagonista James McAvoy (che vedremo presto in Glass), ma il passaggio a Netflix ha portato ad una diversa concezione del progetto. Il nuovo canale distributivo non avrebbe potuto reggere i costi precedenti, ed ecco quindi che dietro la macchina da presa si è seduto Ben Young e il professor X ha lasciato posto ad un ispirato Michael Peña.
Dopo le recenti delusioni di Netflix, non ultima La fine, ero piuttosto scettico anche su Extinction. La trama sembrava promettente, il trailer era niente male, ma rimaneva sempre quel cauto pessimismo. Sarà stata la poca aspettativa, ma Extinction è stato una piacevole sorpresa.
Al centro della trama c’è Peter (Michael Peña), padre di famiglia, che improvvisamente inizia ad avere degli incubi in cui vede un’invasione aliena incenerire il suo mondo. Queste inquietanti visioni lo allontano dalla famiglia, al punto che viene costretto a farsi visitare. Messo di fronte a questa scelta, Peter sembra convincersi che questo dono sia una sorta di premonizione.
La sua paranoia sembra esser il preambolo di una crisi matrimoniale fino alla notte in cui i peggiori incubi di Peter diventano realtà: l’invasione diventa realtà.
Da un punto di vista narrativo, la prima metà di Extinction è abbastanza classica, affidandosi a tematiche abbastanza rodate. La famiglia in crisi che ritrova una propria unità grazie allo stravolgimento del proprio mondo, il ‘prescelto‘ che guida una resistenza e l’invasione aliena non sono picchi di originalità, ma quello che rendere il film di Netflix appassionante è il ribaltamento di fronte della storia.
A metà della pellicola, lo spettatore viene colpito con una bomba mentale incredibile, perfettamente resa anche da un Peña che riesce a trasmettere al meglio lo stupore del proprio personaggio. Col senno di poi, qualche piccolo indizio si poteva carpire, ma la scoperta di chi sia il nemico, del perché sia così spietato è stata resa con un tempismo ed una definizione sublime. Tutto il mondo di Extinction viene completamente ribaltato da questo radicale cambio di prospettiva.
Extinction nasconde al suo interno un magistrale colpo di scena che dona all’intera trama un incredibile magnetismo
La mia percezione è stata quella di esser davanti ad una storia che, nel passaggio a Netflix, ha perso gran parte della sua forza visiva, nonostante una buona resa a schermo.
Un impianto narrativo così intenso avrebbe meritato una maggior cura anche visiva. Extinciton è stato pensato per il grande cinema e si vede, la necessaria pressione visiva di trasmettere il conflitto viene smorzata dal piccolo schermo e da una realizzazione di effetti speciali piuttosto basilari, ma questa apparente debolezza viene trasformata in una forza dalla recitazione del cast e, soprattutto, da un elemento che viene spesso soffocato da impianti visivi strabilianti: la trama.
Inizialmente lenta ed introspettiva, necessaria per darci un senso di alienazione di Peter e trasmetterci la sua difficoltà, salvo poi prendere un ritmo più intenso, sia per l’azione che per l’aspetto emotivo. Dove solitamente tutto si sarebbe puntato sul visivo, in Extinction si preferisce costruire un legame fatto di emozioni, veicolate da dialoghi ben scritti e giochi di sguardi particolarmente efficaci. Più cuore che virtuosismi tecnici, insomma.
La creazione dell’odio verso l’altro, l’alieno, è forse uno dei tocchi di classe più evidenti del film. Il modo in cui ci vengono presentati, con queste tute da combattimento dall’aspetto vagamente insettoide, esalta la paura e la rabbia di Peter, ce ne fa partecipi. Eppure non sembrano così diversi da ‘noi‘, creando quel legame emotivo tra spettatore e protagonista che cresce fino al punto di massima rottura, dando vita a quel corto circuito mentale che è il fulcro narrativo di Extinction.
Extinction ha una narrazione avvincente, ed è questa la sua forza. Sembra di sentire un richiamo a certi miti dalla fantascienza (Sentinella di Frederic Brown, tra gli altri), rielaborati anche con richiami a certe tematiche attuali, mitigando il tutto con una forte emotività ed una critica al concetto stesso di vittima e carnefice, alla paura del diverso e a quanto l’odio possa perpetrarsi a lungo se non attenuato.
Per tutte queste ragioni, Extinction è la migliore proposta di Netflix degli ultimi mesi. Un prodotto che non viene presentato come un qualcosa di eccezionale, un B-movie che sa di dover puntare tutto su elementi come storia e crescita dei personaggi, giocandosi al meglio colpi di scena e momenti di spiazzante emotività.
Netflix ha piazzato un colpo vincente con Extinction. Ai titoli di coda finalmente mi son sentito soddisfatto, ma con un atroce dubbio: alla fine, chi era davvero il nemico, in questo film?