Dragonero Adventures: Nella tana dei goblin – Recensione

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Giusto ieri abbiamo scoperto dalla viva voce di Luca Barbieri e Marina Sanfelice qualche intrigante retroscena sul mondo di Dragonero, ma oggi si torna nel vivo dell’avventura con Nella tana dei Goblin, il secondo emozionante numero delle Dragonero Adventures.

Serie spin off di Dragonero, questa nuova collana dedicata (in teoria) ad un pubblico di giovanissimi lettori vede il giovane Ian Aranill muovere i primi passi in un Erondar che inizia ad esser foriero di misteri ed avventure, preambolo del destino che attende il futuro scout e che stiamo per vivere in questi mesi con la tanto attesa saga delle Regine Nere.

Nella tana dei goblin è il secondo capitolo delle Dragonero Adventures, emozionante albo sul giovane Ian

Nelle pagine delle Dragonero Adventures sono ancora lontani i tempi cupi degli intrighi di corte e delle sanguinose guerra, il nostro Ian è ancora un giovane spensierato che vive nella sua Silveridhe, in compagnia della sorella Myrva e del fido amico Gmor. Nel primo numero di questa serie abbiamo avuto modo di scoprire quale sia il filo conduttore delle Dragonero Adventures, ossia la ricerca di pezzi di un artefatto magico, il Trikketrakke, baluardo al ritorno del temibile Burattinaio, un potente stregone esiliato anni or sono nell’Inframondo.

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Come da tradizione, il numero uno di una serie deve introdurci al contesto narrativo e mostrarci i presupposti di quelli che saranno i futuri eventi. Nel caso delle Dragonero Adventures la questione è un po’ più complessa, visto che abbiamo già, in un certo senso, la sensazione di cosa attende Ian e i suoi compagni nel loro futuro. Diventa quindi non solo più complicato ma anche più stimolante per le due menti dietro alla complessa epopea di Dragonero, Stefano Vietti e Luca Enoch, raccontare il come si sia formata la personalità di Ian.

La bellezza di leggere queste avventure adolescenziali di Ian è che assistiamo alla creazione della sua personalità, vediamo i suoi primi incontri con gli amici di una vita (questo mese con un certo luresindo) e siamo partecipi della sua formazione come uomo. Con modi diversi e tematiche più leggere, siamo sempre in Dragonero, si respira quella continuity che è un pilastro della serie. Leggendo Dragonero Adventures ho rivissuto un’esperienza di completezza di un personaggio che in passato aveva notato solo con un altro avventuriero molto amato, Indiana Jones, quando a metà anni ’90 era uscito il serial Le avventure del giovane Indiana Jones. Vietti ed Enoch sono riusciti, con questi primi due numeri, a farmi rivivere questa vicinanza totale ad un personaggio.

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La base su cui lavorare alle Dragonero Adventures parte da alcuni flashback che abbiamo letto nel corso della serie regolare, a riprova di come dietro alla creazione dell’Erondar ci sia un lavoro impressionante. Se il primo numero, Tre giovani eroi, era una lunga storia introduttiva, con Nella tana dei goblin compare quella che sarà la struttura delle Dragonero Adventures.

Gli albi sono divisi in due storie, sempre coerenti tra loro, ma con due scopi distinti. Mentre un racconto, come in questo caso Nella tana dei goblin, sarà un episodio della macrotrama legata al tema del Burattinaio, la seconda parte di ogni numero sarà dedicata alla crescita di Ian come uomo e Varliedarto. Questa distinzione viene resa con accortezza, si insinua delicatamente nella quotidianità di Ian ma ribadisce come ci stiamo trovando di fronte ad un diverso aspetto della sua vita.

Sicuramente, per un giovane lettore, lo spirito avventuroso degli episodi legati alla trama di questa stagione delle Dragonero Adventures è più appassionante. Come nel caso de Nella tanta dei goblin, Ian, Myrva e Gmor sono presentati come intraprendenti giovani, coinvolti in un qualcosa di più grande di loro, ma che intendono affrontare, affamati di avventura e con quella spinta di incoscienza che viene alimentata anche da una base di paura, come confessa lo stesso Ian.

Per un ragazzino questo equilbrio emotivo funziona a livello inconscio, si tratta di vedere la propria immagine riflessa nelle pagine delle Dragonero Adventures, è un riconoscersi a pelle, automatico. Come mai funziona anche con gli adulti, allora? Per chi ha già qualche anno sulle spalle scatta il ricordo di un’età a cui un po’ tutti torneremmo volentieri, quando un soffio fantasia generava mondi incredibili che vedevamo solo noi.

Non è un caso se uno dei momenti più coinvolgenti di questo albo è in L’addestramento di Ian. Nel momento in cui Ian si trova a dover affrontare l’infernale trappola che hanno ideato il nonno Herion e una più che volenterosa Myrva, le difficoltà del giovane nel superare i trabocchetti vengono mitigate quando lascia che la sua fantasia lo trasformi in un eroe.

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Userò la fantasia” dice Ian, ed ecco che i fantocci d’allenamento diventano pericolosi burattini animati, una tinozza d’acqua da attraversare è un pericoloso lago di lava. Diventa intrigante il contrasto tra la serietà con cui Herion allena il nipote, conscio del ruolo che avrà in futuro, e l’intraprendenza e, in parte, leggerezza con cui Ian affronta queste sfide, senza arrendersi ma trovando un modo con cui superare le difficoltà. Un prezioso insegnamento per i più giovani, ed anche per qualche lettore over.

Il formato delle Dragonero Adventures consente a Antonella Platano (Nella tana dei Goblin) e Vincenzo Riccardi (L’addestramento di Ian) di stupirci con tavole stupende. Come la serie principale, anche questo spin-off tende a rompere con la tradizionale gabbia bonelliana, offrendo la possibilità di una freschezza visiva che è più in sintonia con nuove generazioni di lettori. I disegnatori non si lasciano pregare e si divertono, con inquadrature dinamiche, un’impostazione grafica che ricorda in alcuni punti influenze estere, ma che mantengono comunque un’identità propria ben definita.

Capita a volte di vedere i personaggi in pose non proprio perfette anatomicamente, ma non si rimane infastiditi da questo (credo voluto) stile, perché è una scelta che si sposa alla perfezione con il tono della narrazione, divertente, libera, specchio di un’età in cui si bada che al divertimento e a godersi ogni istante. Come farebbe un lettore con una bella tavola di un fumetto, per dire.

Stessa lode si meritano i coloristi di questo numero delle Dragonero Adventures, Alessandra Baccaglini e Adele Matera, che riescono a tirare fuori delle atmosfere stupende. Se Alessandra eccelle nel dare colore alla roccaforte dei goblin, Adele non è da meno nel dare colore alle fantasie di Ian durante l’addestramento.

Riccardo Crosa firma la tavola che fa da copertina, perfetta introduzione a quello che ci aspetta all’interno dell’albo.

Con questo secondo numero, le Dragonero Adventures si confermano come un progetto da tenere sotto controllo, da condividere con i piccoli di casa, aiutandoli a familiarizzare con il media fumetto e con un personaggio che, più grandicelli, potranno continuare a leggere, idealmente crescendo assieme. Prossimo appuntamento, il 3 gennaio con Il demone alato.