Animosity 2: quando gli animali acquistano il dono della parola – Recensione

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Avete mai pensato a cosa potrebbe succedere se il vostro cane potesse parlare?

E se potessero farlo anche i piccioni, gli scoiattoli, gli squali o i leoni e le tigri dello zoo?

Cosa accadrebbe se, a quel punto, tutti loro decidessero di ribellarsi alla sovranità umana?

Animosity 2: cosa accadrebbe se all’improvviso negli animali si risvegliasse la coscienza e iniziassero a parlare?

Almeno una volta nella vita, ognuno di noi si è chiesto cosa effettivamente potrebbe succedere se gli animali potessero parlare.

Quanto sarebbe bello, se il nostro amato cagnolino potesse rispondere felice quando gli lanciamo la palla?

O magari potremmo finalmente capire perché il gatto antipatico del nostro vicino di casa continua a soffiare verso di noi non appena ci vede.

C’è da dire che, anche se ci abbiamo pensato, non abbiamo mai immaginato ai risvolti negativi che ciò potrebbe comportare.

Il secondo numero di Animosity decide di affrontare proprio questo tema, dando probabilmente forma all’unica realtà che ci troveremmo ad affrontare se gli animali potessero comunicare a parole con noi.

L’autrice Marguerite Bennet ci porta in mondo quasi distopico in cui ogni animale su questo pianeta si è come risvegliato dal proprio “letargo comunicativo”, cominciando ad interagire anche a parole con gli umani.

Inevitabili gli scontri, una certa ribellione per alcune tipologie di trattamenti come allevamenti intensivi e compagnia bella, e la conseguente guerra che non sembra contemplare come scontata la vittoria degli umani.

Animosity già alla seconda tavola si preannuncia come un qualcosa di improvviso, parlando di un risveglio che non era stato preventivato né tantomeno preannunciato.

Ci troviamo in una clinica veterinaria e un addetto alla disinfestazione dei ratti si intrattiene con un veterinario per qualche secondo, notando quanto sia strano, li dentro, fare una sorta di classificazione degli animali tra addomesticati e non, scegliendo così chi deve vivere e chi morire.

Le sorti dell’addetto della disinfestazione vengo presto scoperte, e c’è da dire che probabilmente è l’incubo peggiore per chi fa quel tipo di lavoro.

I topi braccati si ribellano e attaccano l’uomo, scagliandosi contro il derattizzatore e ricoprendolo di insulti.

Animosity

La storia poi si concentra su Jesse, una bambina di undici anni, e sul suo fidato cane Sandor, un bloodhound di cinque anni che si sente totalmente responsabile della propria padroncina, specialmente dopo la morte dei genitori di lei.

Inizierà così il loro viaggio a New York a San Francisco, attraversando l’America alla ricerca del fratellastro di Jesse, di cui non si hanno notizie da quando c’è stato il risveglio.

Il ritmo è ben sostenuto, invoglia a portare avanti la lettura lungo tutti gli imprevisti ed i problemi che i nostri protagonisti si trovano a dove affrontare, anche se devo dire che in alcuni punti mi son trovata a dover tornare indietro di qualche tavola per rileggere bene tutto quanto.

Non è di certo una storia che annoia, ma anzi mette davanti a prospettive ed idee che probabilmente nessuno di noi ha mai preso seriamente in considerazione.

No, non parlo di una conversione al veganismo di massa, perché in Animosity anche quello viene condannato da alcuni animali.

Parlo piuttosto di una serie di ideologie, di etiche e di moralità che vengono messe in dubbio, su cosa sarebbe giusto e cosa invece acquisterebbe tutt’altro senso, come per esempio la mungitura delle vacche.

E proprio per queste tematiche così attuali, trovo che l’illustratore Rafael de Latorre abbia lo stile perfetto per rappresentare la modernità ed il realismo della storia.

Il tratto non è di certo “fumettoso”, ma anzi riesce a dare quel tocco di profondità e di “coscienza” anche agli animali, senza però trasformarli in umani con un aspetto ferino.

I colori di Rob Schwager si adattano bene alle illustrazioni di Latorre, rendendo il tutto ancora più realistico e crudo.

Il valore aggiunto di questi due primi volumi editi SaldaPress, sono sicuramente gli extra che ci sono alla fine dei due capitoli. Il primo ha una presentazione un po’ più nei dettagli dei vari protagonisti, facendoci scoprire qualche informazione in più su ognuno di loro.

Il secondo invece ha un ampia collezione di bozzetti e design dei protagonisti, oltre che una spiegazione dettagliata della situazione dei vari continenti e stati del mondo dopo il risveglio e alcuni making of di varie tavole.

Nonostante come storia sia molto valida ed interessante, Animosity non manca di qualche pecca.

In alcuni punti il ritmo risulta un po’ lento, perdendosi forse in qualcosa che si sarebbe potuto evitare per non rallentare il tutto.

In altri punti invece mi è sembrato quasi ci fossero dei buchi di trama, come se mi aspettassi di avere una spiegazione della situazione che però non è mai arrivata.

Animosity però non è un semplice fumetto che ipotizza un risveglio della coscienza animale, ma è più che altro una storia che affronta (anche se non apertamente) diverse tematiche che ci toccano direttamente nei nostri giorni.

In conclusione parliamo di un buon fumetto sia per esplorare una sorta di mondo parallelo, sia per riflettere su alcuni aspetti della nostra vita quotidiana che magari potrebbero portarci a migliorare l’esistenza dei tanti esseri viventi che ci circondano e condividono con noi la vita sulla Terra.