Il leggendario regista Ridley Scott, autore di capolavori come Alien, Blade Runner e Il gladiatore, non ha mai avuto paura di dire ciò che pensa. E anche questa volta non ha usato mezzi termini. Durante un incontro pubblico al BFI Southbank di Londra, condotto dal figlio Luke Scott, il cineasta ottantaseienne ha dichiarato di essere profondamente deluso dal cinema contemporaneo, tanto da aver smesso di guardare i film moderni per rivedere soltanto i suoi.
“Stiamo affogando nella mediocrità”
Quando un membro del pubblico gli ha chiesto quali film segua oggi, Scott ha risposto con la schiettezza che lo contraddistingue: «In questo momento trovo solo mediocrità, stiamo affogando nella mediocrità. Così ho iniziato a guardare i miei film, ed è terribile dirlo, ma in realtà sono davvero buoni! E non invecchiano».
Un’affermazione che ha suscitato risate ma anche applausi, perché – bisogna ammetterlo – pochi registi possono vantare una filmografia così solida. Dai mondi distopici di Blade Runner alle atmosfere claustrofobiche di Alien, fino alla potenza visiva e narrativa de Il gladiatore, Scott ha ridefinito generi e linguaggi cinematografici. E, a quanto pare, anche lui stesso ne rimane impressionato: «Ho rivisto Black Hawk Down l’altra sera e mi sono chiesto: “Come diavolo ho fatto a realizzarlo?”».
“Il 5% dei film moderni è davvero buono”
Nel corso della conversazione, Ridley Scott ha espresso una critica profonda verso l’industria cinematografica odierna, accusandola di puntare sulla quantità più che sulla qualità. «La quantità di film che si fanno oggi… la maggior parte è spazzatura», ha detto con ironia ma senza filtri. Poi ha spiegato: «Circa il 5% dei film moderni è ottimo, un altro 10% è piuttosto buono, il 40% non è male e il resto… è spazzatura».
Ha aggiunto che, secondo lui, il problema principale è la mancanza di solide basi narrative. Troppi film vengono salvati dagli effetti digitali, che nascondono debolezze di scrittura. «Negli anni Quaranta si realizzavano circa 300 film all’anno, e forse il 70% erano simili tra loro. Ma oggi molti film vengono resi più costosi grazie agli effetti digitali, perché manca una cosa fondamentale: qualcosa di grande su carta. Bisogna partire da lì».
Nonostante le critiche, Scott non ha alcuna intenzione di fermarsi. Dopo il recente ritorno nell’antica Roma con Il gladiatore II, che ha riportato in vita la potenza epica del suo capolavoro del 2000, il regista sta già pianificando nuovi progetti. Tra questi ci sono l’adattamento del romanzo post-apocalittico The Dog Stars di Peter Heller, un biopic sui Bee Gees, e – secondo alcune indiscrezioni – un possibile Il gladiatore III.
Che si condivida o meno la sua visione, è difficile negare che Scott abbia guadagnato il diritto di parlare con franchezza. Dopo cinque decenni di carriera e una lista di film che hanno segnato la storia del cinema, la sua opinione pesa più di quella di molti colleghi. E forse ha ragione: il problema non è la tecnologia, ma la mancanza di visione e di storie capaci di restare nel tempo.
Per dirla con le sue parole, i suoi film «non invecchiano». E guardando titoli come Alien o Blade Runner, è difficile dargli torto. Nel mare di pellicole mediocri che affollano le piattaforme, il cinema di Ridley Scott continua a brillare come un faro.