Mar 20 Maggio, 2025

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La Voyager 1 è ancora viva! La NASA riaccende i motori principali dopo 20 anni di inattività

Altro che The Walking Dead, la vera resurrezione dalla morte è avvenuta a più di 24 miliardi di chilometri dalla Terra, nello spazio interstellare dove continua a viaggiare la Voyager 1.

La NASA ha compiuto l’impossibile: ha riportato in vita questo gran bel pezzo di tecnologia del secolo scorso che tutti davano per spacciato, riaccendendo i motori della navicella lanciata nel 1977 arrivata là dove nessun umo è mai giunto prima, alla faccia dell’Enterprise.

Un pezzo di storia ancora funzionate

Voyager 1 è una delle prime sonde esploratrici del sistema solare esterno che, raggiunta l’eliopausa, invece di godersi la meritata pensione, continua imperterrita a inviarci dati dallo spazio profondo. È il Ferdinando Magellano delle sonde spaziali: ha visto Saturno da vicino, ha sfiorato il bordo del Sistema Solare e ora fluttua nella regione tra le stelle con la stessa testardaggine di chi si rifiuta di mollare il PC con Windows 7.

Dopo averci fatto gridare al miracolo, tornando a comunicare con la Terra nell’aprile del 2024 dopo un improvviso blackout, i thruster di rollio della Voyager 1, quei piccoli propulsori che tengono la sonda orientata verso la Terra, hanno cominciato a non funzionare a dovere. I motori principali erano ormai morti nel 2004 e i secondari, nonostante i test effettuati nel 2017, hanno iniziato anche loro a dare segni di cedimento. In parole povere senza quei propulsori, la Voyager 1 era destinata a ruotare casualmente su sé stessa smettendo di inviare dati, quindi fine delle trasmissioni… silenzio cosmico.

voyager 2

Mission Impossible: restart Voyager 1

Così, al Jet Propulsion Laboratory (JPL), qualcuno ha avuto l’idea folle: resuscitare i motori morti da vent’anni. Ma c’era un problema: i riscaldatori necessari al funzionamento di quei motori erano considerati defunti, fuori servizio dal 2004. Fine della storia? Macché.

Il team, guidato da Kareem Badaruddin e Todd Barber (che potrebbero essere protagonisti di una puntata di The Big Bang theory insieme ad Howard Wolowitz), ha rovistato tra vecchi schemi elettrici, codici scritti su fogli polverose degli anni ’70 e, udite udite, ha scoperto che forse non erano bruciati, ma semplicemente spenti a causa di un bug elettronico. Insomma, è bastato spegnere e riaccendere… facendola un po’ facile.

Il giorno della verità

Il 20 marzo 2025, dalla NASA è stato inviato il comando con l’apprensione e le delicatezza di un artificiere hollywodiano che si appresta a tagliare il filo per disinnescare una bomba. Ci sono volute 23 ore e mezza affinché il segnale arrivasse alla Voyager, e altrettante per ricevere una risposta.

Il giorno dopo, sui monitor degli scienziati del JPL, la temperatura dei riscaldatori ha cominciato a salire. Il cuore della Voyager 1 batteva ancora. I thruster si sono riaccesi dopo due decenni di morte apparente.

“È stato un miracolo ingegneristico”, ha detto Barber.

Space resurrection

Il riavvio dei propulsori principali permetterà alla Voyager 1 di continuare a vivere (o meglio, a funzionare) almeno fino alla fine di questo decennio, con i suoi seppur deboli segnali che continuano a raccontarci cosa succede nello spazio profondo.

Certo, molte funzioni della sonda sono già state spente o disabilitate per risparmiare energia. Alcuni dati vengono letti da memorie ormai corrotte, ma finché resta accesa, la Voyager 1 rappresenta il simbolo della resilienza cosmica. È il nostro orgoglio.

Verso l’infinito e oltre

Un giorno il segnale di Voyager 1 si spegnerà. Ma la sonda resterà là fuori, con il suo Golden Record, quella capsula del tempo che contiene saluti in 55 lingue, immagini, musica, e una fetta di umanità racchiusa in un disco dorato che viaggia nel buio cosmico.

È il nostro biglietto da visita galattico. Il nostro “ciao” a qualsiasi civiltà aliena abbastanza curiosa da raccoglierlo.

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