The Mandalorian 2: torna il sogno della “generazione Guerre Stellari” – Recensione

the mandalorian 2

Si è conclusa, con un epico “coup de théâtre” The Mandalorian 2, la seconda stagione della serie TV di Star Wars, prima produzione live action di tipo seriale della saga che ha mietuto successi e consensi sin dal suo debutto assoluto avvenuto un anno fa.

The Mandalorian 2 si conclude nella maniera più spettacolare ed emozionante possibile, confermando questo show ai vertici della migliori produzioni della saga

Ho aspettato la visione dell’ultimo clamoroso episodio intitolato “Il Salvataggio”, per poi procedere a un intero rewatch di questa seconda stagione, con lo scopo di cercare di carpire al meglio la vera arma in più di questa serie TV che, per dirla con termini gergali che non dovrebbero dare adito a fraintendimenti, ha fatto il culo a strisce all’intera trilogia sequel dei film di Star Wars.

Il sentimento popolare sembra appoggiare, con decisione, anche una superiorità dello show firmato da Jon Favreau e Dave Filoni sulla trilogia prequel ma, riguardo questo aspetto, personalmente non sono totalmente d’accordo, opinione tutta personale (ovviamente) sulla quale però tornerò più avanti.

the mandalorian 2 Din Djarin Grogu

Le origini di un successo (quasi) annunciato

Più che una tradizionale recensione di The Mandalorian 2, questo articolo vuole essere (senza troppe pretese da critico navigato), una umile disamina sulla serie in sé e sul perché sia stata accolta con tanto entusiasmo puntata dopo puntata, anche in questa seconda stagione.

Non riuscirò a fare a mano di incappare in spoiler quindi, se non avete ancora visto gli ultimi episodi di The Mandalorian 2, fermatevi qui e ritornate a leggere il seguito in un secondo momento.

Il successo delle prime due stagioni di The Mandalorian va ricercato andando a ritroso di almeno 3 anni e, anzi, a dire il vero, di quasi 48 mesi e cioè fino la 27 dicembre 2016 quando ci lascia Carrie Fisher, la nostra Principessa Leia che improvvisamente abbandona il palcoscenico più importante.

Perché sono arrivato addirittura a tirare in ballo questo triste momento? Perché da lì in avanti Lucasfilm, e il futuro della saga Star Wars, cominciano a incappare in una sequenza di momenti no: il cambio di regista del film di Han Solo (per divergenze creative nel giugno 2017); altro cambio di regista per Episodio IX (J.J. Abrams prende il posto di Colin Trevorrow nel settembre 2017); flop (immeritato) per Solo: A Star Wars Story che, nella tarda primavera del 2018, rappresenta la prova lampante di come Lucasfilm abbia commesso una serie di passi falsi anche a livello di organizzazione.

All’epoca si parlava con una certa insistenza già di film/serie TV che avrebbero ripreso protagonisti classici della saga Star Wars come Boba Fett e Obi-Wan Kenobi ma, la pessima performance di Solo al botteghino suonò come un campanello d’allarme per Disney e Lucasfilm che decisero di fermarsi a “riflettere” su cosa si erano ritrovati tra le mani e perché non stavano riuscendo a  svilupparlo nel migliore dei modi.

Fu così che, molto probabilmente, i responsabili degli studios decidono un cambio di passo: si fossilizzano meno sui film (cercando di completare la trilogia sequel nel miglior modo possibile) e stabiliscono che è giunto il momento di focalizzarsi su produzioni (già in cantiere) più “dinamiche” e meglio gestibili, addirittura più libere di spaziare nell’universo di Guerre Stellari, guardando anche con interesse (ma senza farsi compromettere e coinvolgere troppo) a quell’Universo Espanso, poi divenuto Legends, troppo frettolosamente messo da parte da Disney senza un vero approfondimento su ciò che, realmente, poteva essere mantenuto canonico.

Si concretizza così The Mandalorian, prima serie TV live action di Star Wars annunciata a fine 2017 (idea seriale nata comunque molti anni prima) e che prende definitivamente forma quando, a marzo 2018, Jon Favreau ne prende il comando.

La prima serie TV live action di Star Wars

La struttura a episodi di The Mandalorian, fin dalla prima stagione, risulta vincente e, grazie a quell’anima da western à la Sergio Leone (con ovvi ringraziamenti e onori ad Akira Kurosawa), riporta tra i fan di Guerre Stellari l’essenza stessa della creatura di George Lucas, coinvolgendo personaggi, topos narrativi e ambientazioni che profumano davvero di Star Wars e di quello che la saga ha rappresentato fin dal suo debutto nel 1977.

The Mandalorian Serie TV di Star Wars

Se la prima stagione aveva dalla sua il giusto mix tra narrazione orizzontale e verticale, in cui ogni episodio regalava nuove avventure a Din Djarin e Baby Yoda, con l’origine e il destino dei due personaggi a fare da ossatura alla trama di sottofondo dell’intera stagione (narrazione orizzontale), The Mandalorian 2 si presenta inizialmente più orientata allo sviluppo verticale. Le puntate, come ormai comunemente e ampiamente riconosciuto, seguono un canovaccio tipico dei GdR fantasy con Din Djarin che cerca supporto e informazioni per la sua missione principale, alle quali può arrivare solo completando delle quest, tradotte in aiuti a questo o quell’altro personaggio di turno.

Tuttavia, nel momento in cui ci sembra che lo show possa “addormentarsi”, quasi in attesa che sia il cattivo designato a compiere qualcosa di estremamente malvagio e subdolo che però non arriva (edulcorando sempre più la figura del moff Gideon), The Mandalorian 2 va oltre la sua natura di show seriale e diventa un moltiplicatore di nuove storie e opportunità, concentrandosi su una trama orizzontale con innegabili e potenziali sviluppi futuri e mettendo quasi in secondo piano il format “obiettivo da raggiungere da parte del Mando – missione – ricompensa”.

Favreau e Filoni sapevano che ciò non sarebbe stato sufficiente per un prodotto vincente (non parlo di qualità assoluta) ma di validità narrativa di una saga che va vissuta per mezzo di medium diversi. Ecco, dunque, che già consapevoli di quanto e come l’Universo di Guerre Stellari stava per “esplodere” (si vedano i recenti annunci), Favreau e Filoni vanno al cuore di Star Wars e regalano ai fan (o meglio all’essenza stessa di cosa è Guerre Stellari) ciò che il pubblico consapevole ha più amato: Bo-Katan, Boba Fett, Ahsoka Tano, Thrawn (indirettamente) e, infine, Luke Skywalker, personaggio che avrebbe maritato molto di più del trattamento riservatogli con Episodio VIII.

the mandalorian ahsoka tano rosario dawson

Il “ritorno dello Jedi” che è anche il ritorno di Star Wars

I sinceri sentimenti di commozione provati non appena la luce della spada laser verde di Luke appare in primo piano, con una stretta inquadratura che la eleva quasi a personaggio in carne e ossa, sono sgorgati in maniera naturale non appena tutti abbiamo capito che cosa stava per succedere.

Chiamatelo fanservice se ciò può, in qualche modo, facilitare la comprensione di quello che è stato preparato con oculatezza e intelligenza nel corso di ben 16 episodi. Il team creativo di The Mandalorian ha realizzato qualcosa che è molto più organico e corale rispetto a quanto visto nella trilogia sequel, dove lo sviluppo della storia è andato avanti senza la lungimiranza e la coesione di idee dimostrate da questa serie TV.

luke skywalker

The Mandalorian 2, permettetemi di esprimere la mia modesta opinione, grazie alle basi gettate dalla prima stagione della serie TV, riprende a unire tutti i puntini come nei giochi della Settimana Enigmistica, contribuendo nel continuare a rivelare quel grande disegno che George Lucas ha immaginato.

Sia chiaro, il regista californiano all’inizio forse non si è reso conto di quello che stava creando, ma comunque ha avuto il merito di visualizzare una prima visione d’insieme di quella space opera che poi sarebbe diventata la sua creatura. L’Universo Espanso (nella maggior parte delle sue espressioni) e la trilogia prequel (nonostante i suoi nei) si erano mossi nel segno di una organicità narrativa che ha espanso in maniera coerente la trilogia classica. Stessa cosa non si può dire per i tre film sequel con i quali la nuova proprietà del franchise ha avuto fretta di raggiungere un nuovo pubblico, un audience molto più vasto ed eterogeneo di quanto fosse stato, fino a quel momento, il fandom storico di Star Wars.

Il Risveglio della Forza, pur senza troppa originalità, aveva introdotto nuovi protagonisti accanto ai personaggi classici e un misterioso villain; Gli Ultimi Jedi, nonostante le ottime doti tecniche messe in campo, ha voluto con arroganza eliminare tutto ciò che poteva oscurare le new entry; L’Ascesa di Skywalker ha cercato di rimediare salvando il salvabile senza contare sui top player (Leia e Luke), come quando a calcio si vince per un gol di scarto e poi si punta allo zero a zero che garantisce la qualificazione facendo una partita ordinata, accorta e conservativa senza esporsi troppo.

Questa breve digressione sulla trilogia sequel, le cui pellicole restano comunque valide, rappresentando più una proiezione che un’espansione dell’arco narrativo che chiudono, serve a comprendere come The Mandalorian abbia invece fatto esattamente il contrario.

Si cambia target e si ritorna al cuore di Star Wars

La serie TV, che in alcuni frangenti potremmo anche definire “semplice” come struttura, rimette al centro l’essenza stessa di Star Wars ritornando a vedere quel disegno complesso ma ordinato con gli occhi della “generazione Guerre Stellari”, fan forse un po’ troppo cresciuti ma che non hanno mai smesso di sognare lo stesso sogno di Lucas, o almeno gli stessi coerenti sviluppi.

The Mandalorian, inoltre, ha il merito di aprire contemporaneamente a un nuovo pubblico con nuovi personaggi splendidamente immersi del tessuto immaginifico della saga: basti pensare ai due protagonisti principali, il Mando e baby Yoda. In The Mandalorian 2 Grogu e Din Djarin rinforzano il loro legame speciale, un  rapporto sincero e dagli evidenti connotati padre/figlio che altro non avrebbe potuto essere parlando di Star Wars. Quel “Ci rivedremo, lo prometto” ha un valore intrinseco molto forte, una frase che, nel tempo, probabilmente potrà essere accostata a momenti indimenticabili quali: “Sono tuo padre”, “Eri mio fratello”, “In lui c’è del buono. Io lo so. Lo so che c’è… ancora” che fanno leva proprio su particolari e profondi rapporti di dualità.

Il voto finale per The Mandalorian 2 si compone, principalmente di due macrovalutazioni complementari fra di loro: un 7 pieno per la qualità realizzativa e di scrittura di questa seconda stagione, sicuramente un gradino più in basso rispetto alla prima; un meritatissimo 10 per ciò che è stata capace di fare, per aver saputo far ritornare dei mostri sacri del franchise senza rubare le luci dei riflettori a Mando e Grogu. Il risultato matematico è un bell’8,5 che potrebbe apparire anche un filino generoso ma, dopotutto, è Natale anche in quella galassia lontana lontana.

Favreau e Filoni sono stati in grado di ridarci la risoluta e impavida Bo-Katan di Clone Wars e Rebels, il Boba Fett opportunista e mai completamente schierato; una splendida, convincente e sempre disincantata Ahsoka Tano che ci ha ricordato cosa è la Forza, un momento dal significato fondamentale dato che una certa pellicola (dovreste sapere a cosa mi riferisco) aveva quasi relegato la Forza a qualcosa di accessibile a tutti. Infine lui, Luke Skywalker, ricreato digitalmente come fatto con Leia in Rogue One (sicuramente in maniera stilisticamente più convincente), potente nella Forza e ancora “battitore libero” dopo le vicende narrate nella prima trilogia, impegnato principalmente a dare nuova vita e memoria all’ordine Jedi annichilito dall’Ordine 66.

grogu Din Djarin

The Mandalorian 2 è il riscatto della saga che, ultimamente, aveva perso la via

Noi appassionati di Star Wars della prima ora, probabilmente (e frettolosamente) dimenticati dalla trilogia sequel, pellicole troppo concentrate a proporre nuovi personaggi forse un pochino avulsi dall’anima verace della saga, grazie a The Mandalorian 2 respiriamo quasi un’aria di riscatto. Non è una rivalsa verso il nuovo che, nonostante tutto, deve avanzare, ma un sentimento di sincero rispetto e riconoscenza su ciò che è davvero Guerre Stellari (come poeticamente lo abbiamo conosciuto per la prima volta).

Utilizzando una metafora, che attinge a piene mani proprio nelle ultime scene di questa seconda stagione, il fandom sano di Star Wars si riconosce perfettamente nell’agire del Mandaloriano: rispetta il suo credo e combatte guidato dai suoi valori fondanti, princìpi che però riesce a “valutare” in maniera obiettiva e non ortodossa quando si toglie finalmente l’elmo per mostrare il suo volto a Grogu: la magia di Guerre Stellari, fortunatamente, non si è ancora spenta.

Potrei concludere facilmente utilizzando “Questa è la via” oppure “Ho parlato”, espressioni oramai divenute iconiche (cosa che deve farci riflettere sull’impatto che un ottimo prodotto ha sull’immaginario collettivo) ma semplicemente termino questo mio umile e appassionato sproloquio (probabilmente tutt’altro che oggettivo) dicendo solo: questo è Star Wars.

the mandalorian 2
The Mandalorian 2
The Mandalorian 2 riesce, seguendo il solco tracciato nella prima stagione, a unire vari aspetti e personaggi storici (e non) della saga in maniera coerente e organica regalandoci nuovamente la vera essenza di Star Wars.
Pro
Stagione memorabile capace di regalare nuovamente le emozioni e la magia tipica di Star Wars.
Personaggio iconici della saga, veri mostri sacri dell'immaginario collettivo, introdotti in maniera coerente e sapiente.
Contro
Poca incisività del villain designato e un paio di episodi un po' sottotono.
8.5
Voto Finale