Road to Avengers: Infinity War – La Crociata dell’Infinito

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Dopo una lunga attesa, Avengers: Infinity War è arrivato finalmente al cinema, come ci ha raccontato il nostro Salvatore nella sua recensione. Alla fine del film, però… no, non possiamo dirvi nulla! Anzi, una cosuccia ci sarebbe.

Dopo aver visto l’ultima fatica dei Marvel Studios, la sensazione è che la seconda parte potrebbe ispirarsi ad un altro capitolo della Saga dell’Infinito: La crociata dell’Infinito!

Alla fine dell’evento precedente, il farraginoso La Guerra dell’Infinito, abbiamo lasciato Thanos a domandarsi se una creatura di pura bontà non potrebbe rivelarsi una minaccia ancora peggiore di una di pura malvagità.

Ultima tappa del nostro viaggio nella Saga dell’Infinito con La Crociata dell’Infinito

All’inizio de La Crociata dell’Infinito la Dea, entità che incarna il bene assoluto espulso dalla coscienza di Adam Warlock durante il suo breve controllo del Guanto dell’Infinito, vuole purificare l’universo da ogni male. Fin da subito si capisce che la sua è una missione di fanatismo, in cui non esita a impiegare violenza e sopraffazione. Per giungere al suo scopo recluta una trentina di supereroi della terra, scelti fra coloro che sono più altamente spirituali. Per dimostrare la nobiltà della sua missione, Dea fa cessare all’istante ogni conflitto: le guerre sulla terra e negli altri pianeti si fermano, i criminali si consegnano spontaneamente all’autorità, e a Villa del Mar in Argentina le ragazze non sono più costrette a sposarsi contro la propria volontà.

Eppure, i supereroi rimasti sulla terra non sono convinti di tutto questo amore: non si può barattare il libero arbitrio per la pace, e non si può imporre a qualcuno di essere buono, se non lo ha scelto lui per primo. Questa è più o meno la conclusione a cui arrivano Mr Fantastic, Capitan America e tutti gli altri dopo aver cercato spiegazioni sul perché tanti dei loro amici siano partiti per un pianeta sconosciuto. Il modo in cui i nostri localizzano il mondo artificiale della Dea, chiamato Paradiso Omega, e ritrovano i loro compagni scomparsi è un momento di puro genio ed espressione della fantasia sfrenata di Jim Starlin… E si basa sui problemi di dissociazione della personalità di Aurora, supereroina canadese dello storico gruppo Alpha Flight.

L’attuale Marvel della diversità, che parla di ogni genere di minoranza senza timore di darne una rappresentazione sbagliata o filtrata dal privilegio dell’uomo bianco, cozza un po’ con la Marvel di 25 anni fa, in cui un individuo con disturbi mentali era presentato come un cittadino in grado di assumersi il compito di difendere e rappresentare l’immagine pubblica di un’intera nazione… Purché quella nazione fosse il Canada, e ammesso e non concesso che utilizzare tale individuo come un radiofaro telepatico sia considerato rispettoso della dignità.

Torniamo alla Crociata dell’Infinito: mentre i nostri eroi abusano di una povera malata di mente, come al solito dall’altro capo dell’universo Adam Warlock recluta Thanos per la causa (a proposito di patologie: questi due, da arcinemici che erano, ora si vogliono così tanto bene da fare una rimpatriata almeno una volta l’anno… si può parlare di sindrome di Stoccolma?).

Gaethanos ha già un piano, e lo propone agli eroi della terra confidando che non si accorgano che ormai è sempre lo stesso da tre anni: “voi menate le mani per distrarli, mentre io faccio qualcosa di assurdamente furbo e manipolatorio per vincere davvero” No, aspetta. Forse l’ultima volta questo era il piano di Adam Warlock. O forse era di Don Augusto, magnate argentino dell’allevamento ovino. Non ricordo bene; queste trame si somigliano un po’ tutte.

Mentre la scazzottata tra i supereroi liberi e quelli plagiati dalla Dea è una delle più divertenti risse tra tutine mai viste (memorabili i momenti in cui Silver Surfer viene trasformato in un proiettile di energia vivente, e quello in cui Hulk interrompe la giostra dei calci in culo tra Wolverine, Gamora e Sasquatch cadendo fra loro come il meteorite degli spot Buondì), la “mossa-Kansas-City” del Matto Titano è come al solito un azzardo che riesce per i legame che certi individui hanno con le gemme blah-blah-blah… E poi arriva Warlock e rinchiude la Dea nella Gemma dell’Anima come aveva fatto con Magus, ricomponendo di fatto la sua integrità poiché la Gemma è parte di lui, e salvando l’Universo dalla distruzione totale.

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Il vero strumento scelto dalla Dea per purificare la vita dal male infatti non era, come apparso all’inizio, condividere la coscienza cosmica con ogni essere senziente, ma un ben più pratico “sterminali tutti e lascia che Dio li giudichi“; insomma, una cancellazione totale della vita, qualcosa che nemmeno l’amante della Morte stesso aveva mai tentato. E lei era quella buona. E Aurora quella malata di mente. Valle a capire, le donne.

Nell’epilogo, gli eroi devono prendere atto che il prezzo della libertà è l’esistenza del male; Spider-Man e Devil si domandano se la loro amata New York non si sarebbe meritata ancora qualche giorno di tregua dalla criminalità, mentre Silver Surfer piange quando vede i terrestri ricominciare a spararsi sul confine tra Libano e Israele. Thanos si prende gioco del suo vecchio amico Mephisto, e si conferma un’altra volta non un eroe ma un affascinante bastardo che si compiace di manipolare gli altri e tira sempre al proprio tornaconto.

Questa terza parte della Saga dell’Infinito originale, La Crociata dell’Infinito, pubblicata nel 1993, è forse la più bella del trittico. Intanto, si costruisce attorno a un dilemma morale comprensibile a chiunque: “E’ giusto sacrificare la libertà per il bene?” Tuttavia Jim Starlin non si accontenta di questa domanda –è pur sempre uno scrittore americano, espressione di una cultura che pone la libertà personale in cima ai propri valori – e riesce a porre la questione etica anche nella vita dei singoli individui; i personaggi di questa storia infatti si interrogano continuamente su quale diversa statura morale ci sia fra coloro che hanno udito la chiamata della Dea e coloro che sono rimasti sulla terra, e si chiedono come potranno sopportare di trovarsi di fronte ai loro amici nella battaglia finale.

Oltre a questo pregio, rispetto ai capitoli precedenti, i dialoghi sono più brillanti, le singole personalità meglio delineate, la presenza di tantissimi personaggi non disturba e nessuno sembra buttato lì a buffo, ma tutti hanno la loro piccola nota nel coro finale, il che è sbalorditivo, se si pensa che Starlin riesce a ritagliare un momento sotto i riflettori anche per meteore dell’universo Marvel come Nomad (il Bucky che nessun Capitan America voleva), Forge (il tizio che ha fatto il Grande Slam delle minoranze perché è mutante, nativo americano, invalido di guerra, e tech-nerd) e Darkhawk (del quale non parleremo mai più).

La Crociata dell’infinito è la conclusione della Saga dell’Infinito

Anche Ron Lim, di nuovo nel compito di disegnatore di tutti i capitoli, sembra aver fatto pace con la matita e realizza nuovamente tavole interessanti: evidentemente, a limitarlo da esprimersi al massimo non erano le adunate oceaniche di personaggi, quanto piuttosto la messa in scena di forze cosmiche indefinibili. 

Inutile dire che in questo fumetto molto più accessibile ed equilibrato dei precedenti, gli stessi attori cosmici della vicenda: Thanos, Warlock, Dea, Mephisto, risultano incredibilmente ridimensionati, e al loro posto emergono individui molto più umani e capricciosi come Pip il Troll, Dragoluna, o l’incredibile Hulk. Anche le Gemme dell’Infinito, i Cubi Cosmici, e altri artefatti spaziali, hanno un ruolo molto più marginale, e le personificazioni dell’universo quasi non si vedono.

La Saga dell’Infinito non termina con il botto, ma al contrario con un’opera di un ordine di grandezza più piccolo, e proprio per questo paradossalmente vive di un respiro più lungo, in cui finalmente il protagonista non è più solo Thanos ma è la collettività degli eroi Marvel intesa come comunità di individui che posso avere tra loro anche enormi conflitti di scopo e visione ma puntano tutti insieme a un obbiettivo più alto. Gli americani hanno un gran bel modo di dire: “Sometimes, less is more” – “A volte, di meno è di più“.

Dopo questo fumetto, ci sono voluti 10 anni a Jim Starlin per decidersi a tornare sui suoi personaggi preferiti. Con L’Abisso dell’Infinito, del 2002, in veste di autore completo realizza ancora una saga di cloni e doppleganger che ha anche il compito di sconfessare molte delle precedenti apparizioni di Thanos a cura di altri autori, compresa quella in cui prende schiaffi da Ka-Zar, la versione Marvel di Tarzan, che era stata pure divertente ma era talmente sopra le righe che avevamo fatto finta di non averla mai letta senza bisogno che ce lo dicesse Jim in persona. In questo fumetto però Starlin non si limita alla “pars destruens” del lavoro dei colleghi (la risposta è: Clone. Thanos le prende da Tarzan? Clone. Il Matto Titano adocchia uno dei tesori di Asgard? Clone. Un cavallo nero diventa bianco nell’inquadratura dopo? Magia! No, aspetta… Qual era la domanda?) e confeziona anche una toccante vicenda umana in cui una famiglia terrestre deve separarsi dalla propria figlia per permetterle di diventare una delle entità supreme dell’Universo.

In Marvel: the End, dell’anno successivo, poi ristampato anche con il titolo Thanos: the End, Starlin prova a immaginare cosa potrebbe portare il Matto Titano ad autodistruggersi per sempre, e mette in scena una storia in cui Thanos cancella l’intera realtà e poi si sacrifica poi per ricostruirla da capo. La saga dell’Infinito riparte poi con una nuova trilogia pubblicata tra il 2014 e il 2016, divisa nei capitoli: La Rivelazione, la Relatività, e la Fine, in cui Thanos e Warlock nemici-amici fanno squadra contro l’Onda Annihilation, ovvero l’orda di guerrieri privi di individualità al servizio di Annihilus, il signore della Zona Negativa.

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In queste più recenti incursioni nei suoi temi classici, Starlin ha perso un po’ di terreno di fronte allo scorrere del tempo. I suoi disegni e le sue storie sono ancora emozionanti, ma non si può negare che ormai il suo stile è diversissimo dalla maggior parte delle attuali pubblicazioni Marvel. Perciò i suoi fumetti vengono presentati al pubblico come una sorta di operazione nostalgia, un revival di un’epoca passata di moda.

Poco importa se tanti anni fa per gli autori Marvel l’inclusione della diversità era tanto importante quanto lo è adesso: c’era una supereroina canadese affetta da dissociazione della personalità, c’era un mutante, nativo americano, invalido di guerra, e tech-nerd, e c’era She-hulk che chiamava Gamora nanerottola, ma senza timore di offendere nessuna persona verticalmente svantaggiata: nemmeno Puck, che è veramente affetto da nanismo, ed è un supereroe nazionale canadese pure lui.

Per questa volta abbiamo finito, ma ricordatemi, per le prossime, di raccontarvi un po’ di Alpha Flight… la telenovela a fumetti ambientata in Canada che aveva supereroi invalidi, padri snaturati, mariti manipolatori, casalinghe disperate, un campione olimpico omosessuale terrorista della causa del Quebec indipendente, una lesbica trans, omelette assassine, emozioni e colpi di scena degni di Escalofríos de Amor!