Mar 6 Maggio, 2025

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Marte: una serie minaccia mette a repentaglio le missioni umane a lungo termine

Fantastichiamo di colonie su Marte nei nostri sogni da quando la fantascienza (e qualche gioco da tavolo) ha immaginato le missioni sul Pianeta Rosso tutte volte alla “terraformazione”.

Tuttavia, nonostante la conquista di Marte sembra essere davvero ormai alla portata di mano, il sogno di piantare una bandiera tra le rocce e la sabbia di Marte si scontra con una realtà decisamente più radioattiva: l’uomo può restarci al massimo quattro anni, o giù di lì, poi le radiazioni cosmiche diventano troppo pericolose.

A lanciare l’allarme, che in qualche modo ci sveglia dal sogno di assistere alla nascita di una repubblica marziana (e marziale) come quella di The Expanse, è uno studio congiunto firmato dagli scienziati delle UCLA, del MIT e altri centri accademici internazionali.

Stando all’articolo pubblicato su Space Weather, il colpevole principale sarebbe l’assenza di atmosfera e magnetosfera su Marte, la mancanza quindi di quello scudo protettivo che, sulla Terra, ci tiene al riparo dai raggi cosmici che arrivano dal Sole e dalle profondità dell’universo.

Terraforming Mars

Vivere su Marte è come abitare in un microonde spaziale

Marte è fondamentalmente nudo e con un’atmosfera 100 volte più rarefatta di quella terrestre, la superficie del Pianeta Rosso si becca ogni tipo di radiazione proveniente dallo spazio, e quasi alla massima potenza.

Il risultato? Stare su Marte per troppo tempo è come prendere un’abbronzatura nucleare. I dati parlano chiaro: superati i quattro anni di permanenza, il corpo umano inizia ad accumulare dosi di radiazioni ben oltre i limiti considerati sicuri da NASA. Tradotto: rischio aumentato di tumori e danni biologici a lungo termine.

Insomma, la corsa verso Marte potrebbe essere breve, ma più complicata del previsto, quindi bisognerà tenere sempre delle vere e proprie regole di “conquista”:

  • Missioni mordi-e-fuggi: per stare entro i quattro anni bisognerà fare veloci. Niente villeggiature a oltranza sulle sabbie marziane (la Generazione Marte) è avvisata.
  • Scudi spaziali: è urgente sviluppare materiali avanzati per schermare razzi, moduli di atterraggio e veicoli.
  • Case bunker: è molto probabile che si debba vivere sotto terra sfruttando anche gli strati di regolite, la polvere marziana.
  • Astronauti selezionati tipo supereroi: serviranno persone con un fisico resistente alle radiazioni, e un monitoraggio medico continuo, con astronauti che probabilmente dovranno utilizzare giornalmente farmaci anti-radiazioni.

marte

Esiste una speranza: missioni al massimo… solare

Eppure, c’è un’arma segreta che la scienza suggerisce di usare per le missioni su Marte: sfruttare il Sole nelle fasi di massima attività. Durante il cosiddetto “massimo solare” (che si verifica ogni 11 anni), l’attività solare aumenta e il vento solare diventa più potente. Ironia della sorte, questo flusso continuo di particelle cariche (principalmente protoni ed elettroni) aiuta a spazzare via i raggi cosmici più pericolosi provenienti dallo spazio profondo.

In poche parole, se dovessimo pianificare una missione verso Marte, bisognerà l’atterraggio sul Pianeta Rosso avvenga quando il Sole è in modalità “berserk”.

Conquistare (e colonizzare) Marte è possibile con la tecnologia attuale?

Secondo lo studio, attualmente una missione andata e ritorno su Marte si può fare in circa due anni, quindi tecnicamente siamo dentro la finestra di sicurezza. Tuttavia, basta un imprevisto o il desiderio di restare un po’ più a lungo per mandare tutto all’aria.

Morale della favola: bisogna correre (e lottare) su due fronti. Da un lato, serve sviluppare motori più veloci per accorciare i viaggi. Dall’altro, è necessario migliorare i sistemi di schermatura contro le radiazioni.

Il limite dei quattro anni al centro dello studio è basato sui dati disponibili a oggi, ma la verità è che gli effetti a lungo termine dell’esposizione continua alle radiazioni cosmiche non sono ancora del tutto chiari. Alcuni danni potrebbero manifestarsi anche decenni dopo le missioni.

Al momento gli scienziati concordano sul fatto che per pianificare al meglio le future missioni su Marte servono studi su:

  • Biomarcatori predittivi per capire chi è più vulnerabile;
  • Effetti biologici cronici dell’esposizione su Marte;
  • Modelli sempre più accurati del clima radiativo marziano.

Marte sì, ma con cautela

Il sogno di colonizzare Marte di certo non muore, ma la scienza ci ricorda che non possiamo improvvisare. Il limite dei quattro anni è un promemoria importante: l’esplorazione spaziale è una maratona, non una sprint race.

Serve prudenza. Serve innovazione. Serve rispetto per il fatto che andremo, letteralmente, lontanissimo da casa e qualsiasi imprevisto o dettaglio sottovalutato può trasformare tutto in una immane tragedia e, molto probabilmente, riuscire a coltivare patate su Marte sarà l’ultimo dei problemi di un sopravvissuto sul Pianeta Rosso.

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