Devilman e Goldrake, due miti che hanno segnato l’immaginario collettivo di un’intera generazione, con influenze culturali che vanno ben oltre il grande successo di pubblico, sono due delle creazioni più celebri di Go Nagai.
La prima è senza dubbio riconosciuta come l’opera più famosa al mondo del maestro giapponese (giunta recentemente su Netflix la sua nuova trasposizione Crybaby ), mentre la seconda è invece quella più conosciuta in Italia grazie all’anime che inaugurò l’epopea dei robottoni in TV e che proprio quest’anno festeggia il 40esimo anniversario del suo debutto italiano.
Oltre ad essere figli dello stesso papà, Devilman e Goldrake condividono un altro particolare che li accomuna, un dettaglio che riguarda gli occhi di Akira e Actarus, i protagonisti delle due saghe.
Entrambi i personaggi, infatti, hanno gli occhi che sono stati disegnati da Go Nagai facendo ricorso allo stesso espediente: presentano infatti un marcato tratto scuro che definisce in maniera netta la palpebra inferiore.
Questa tecnica usata in primis su Akira, sottolineava visivamente la natura demoniaca del personaggio, rendendo i suoi occhi diversi dai suoi “amici” umani e, analogamente, venne ripresa per il disegno degli occhi di Actarus (che sembravano marcati con il rimmel) per evidenziare l’origine extraterrestre di Duke Fleed/Daisuke Umon (il nome originale giapponese di Actarus) principe del pianeta Fleed.
Go Nagai, in questo modo, è riuscito a regalarci non solo dei personaggi iconici, ma anche degli sguardi inconfondibili: da una parte gli occhi feroci e spietati ma ancora umani di Akira, dall’altra lo sguardo malinconico e pieno di bontà di Actarus.
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