Ven 2 Maggio, 2025

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Pippin: quando Apple fece flop con la sua prima (e unica) console

Storia della piccola mela per videogiocatori che non convinse nessuno e venne presto dimenticata

Apple è un’azienda che ha sempre precorso i tempi. Il compianto Steve Jobs ha saputo vedere oltre, lasciandosi continuamente trasportare dai sogni che poi è riuscito spesso a realizzare. iMac, iPhone, iPad e tanti altri, sono solo alcuni dei prodotti più famosi del colosso americano della tecnologia.

La mela di Cupertino ha sempre fatto da apripista verso nuove soluzioni tecnologiche, design curati ed avanguardisti e, nella maggior parte dei casi, prodotti nettamente sopra gli standard qualitativi offerti dal mercato, anche se questo spesso si traduce in prezzi superiori alla media.

Eppure dal campo videoludico, vuoi per strategie aziendali, vuoi per l’evidente rischio di misurarsi con gli storici colossi del settore, Apple si è sempre tenuta alla larga, tranne quando si lanciò in un’avventura chiamata Pippin.

Pippin era una console basata sul famoso processore di Motorola PowerPC 603e a 66 MHz, equipaggiata con una versione modificata del Mac OS sviluppata da Apple. Il tutto racchiuso in un case davvero bello (per l’epoca) e dal design curato.
L’obiettivo dell’azienda di Cupertino era quello di realizzare un computer per i videogame, dotato di lettore CD-ROM 4x, collegabile ad un comune televisore e in grado di competere con le console a 32 bit dell’epoca che dominavano il mercato.

Ma l’obiettivo di Apple in realtà non era quello di costruire la console, l’idea era invece quella di cedere in licenza la realizzazione dell’hardware. L’unico licenziatario della tecnologia Pippin fu la giapponese Bandai.

https://www.youtube.com/watch?v=3zmub4R1bGE

Quando Pippin venne lanciata sul mercato Usa nel 1996 (l’anno prima aveva debuttato in Giappone), i colossi delle console dominavano la scena con Sony PlayStation, Sega Saturn e Nintendo 64, macchine espressamente progettate per i giochi e quindi nettamente più performanti di Apple Pippin che, essendo comunque derivata da un computer, possedeva delle ovvie limitazioni tecniche dovute principalmente al fatto di non essere esclusivamente game-oriented.

La console includeva anche un modem da 14,4kbps che, nelle intenzioni degli “strateghi” di Apple, avrebbe permesso di connettersi ad internet e giocare online. In realtà Pippin è quasi da considerare come un primordiale tentativo di media-center, una sorta di computer dall’aspetto più accattivante, che avrebbe dovuto trovare posto nei salotti delle nostre case.

La console Apple aveva infatti una ricca dotazione di connettori: connettori RGB, presa VGA, presa SCSI (un must di Apple all’epoca), uscita S-Video, connettore per la stampante e, udite udite, anche un controller wireless.

Cronaca di un flop annunciato

Ma per quale motivo Pippin, nonostante le discrete caratteristiche tecniche e la presenza del collegamento ad internet, risultò essere un totale fallimento? Perché, con le sue 42.000 unità vendute in due anni, la creazione di Cupertino è, ancora oggi, la console meno venduta in assoluto nel mondo?

Nei primi anni ’90, Apple era orfana del suo visionario fondatore Steve Jobs, il quale era stato “fatto fuori” tramite manovre di palazzo ad opera dei colletti bianchi di Cupertino. L’azienda veniva da una serie di insuccessi tecnici e commerciali che si riversarono impietosamente anche sulla povera Pippin, nata male e finita peggio.

Pippin vide la luce in un periodo in cui il mercato videoludico era dominato da Nintendo, Sega e dall’outsider Sony che, la storia ci insegna, con la PlayStation sbaraglierà tutti sul mercato. Macchine con un hardware superiore che già implementavano grafica 3D e potevano contare su un parco giochi molto ampio.

Senza sviluppatori pronti ad appoggiare il progetto Apple (cosa che è risultata decisiva per le sorti di Pippin), con un prezzo al pubblico che sia aggirava intorno ai 600 dollari (PlayStation fu lanciata nel dicembre 1995 a 300 dollari), con un processore che faticava a gestire i pochissimi giochi a catalogo (generalmente multipiattaforma per PC, Mac e Pippin), essendo Bandai l’unica licenziataria ed infine con un modem da 14.4 Kbps che limitava qualsiasi funzionalità online, il flop era assicurato.

Così, la povera Pippin (il cui nome, nella tradizione di Apple, è ispirato ad una varietà di mela) finì nel dimenticatoio, con Apple che volle dimenticarla quasi subito non appena Jobs tornò al timone dell’azienda da lui fondata, per lanciarla definitivamente in orbita e ritrasformarla in quella fucina di idee, innovazione e successi tecnici e commerciali che tutti conosciamo.

Cosa ne pensate? Qualcuno di voi è in possesso di questa particolare console? Fatecelo sapere con una commento qui sotto.