Allenamenti massacranti, pallonate violente inferte da allenatori senza scrupoli, esercizi assurdi con catene ai polsi: come dimenticare la storia di Mimì Ayuhara prima e Mila Hazuki, poi, protagoniste di due spokon manga di successo che si trasformarono in due anime indimenticabili come Quella magnifica dozzina – Mimì e la nazionale di pallavolo (Attack No.1) e Mila e Shiro (Attacker You!)?
Ebbene, seppure lievemente esagerate, queste situazioni di allenamenti estremi si basano sulla storia vera delle Streghe d’Oriente, le giocatrici della nazionale femminile di pallavolo Giapponese che aveva conquistato l’oro alle Olimpiadi di Tokyo 1964 e alle quali è dedicato il film The witches of the orient di Julien Faraut, regista francese che ha realizzato la pellicola presentata lo scorso giugno al Festival di Pesaro.
La vera storia delle Streghe d’Oriente
Dietro i successi di quella fantastica compagine, c’è una storia che ha dell’incredibile e che parte da una fabbrica e dalle operaie e impiegate che vi lavorano.
Agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso, infatti, la fabbrica tessile Nichibo richiamò nella sua filiale di Kaizuka, cittadina nei pressi di Osaka, le migliori pallavoliste tra le proprie dipendenti con l’obiettivo dichiarato di mettere su la miglior squadra dopolavoristica di tutto il Giappone.
Come allenatore fu scelto Hirofumi Daimatsu, ex-militare con trascorsi nella pallavolo universitaria che, quasi come un sergente Hartman ante litteram non lesinò l’utilizzo di metodologie marziali nei suoi allenamenti caratterizzati da estrema intensità, durezza e crudeltà, tanto da meritarsi il titolo di oni-coach (l’allenatore demone).
Le fatiche e le “vessazioni” a fini sportivi a cui erano sottoposte le giocatrici portarono ben presto la Nichibo Kaizuka in cima alle classifiche giapponesi, tanto che in appena 5 anni dalla sua fondazione arrivò a conquistare tutti i tornei più importanti a livello nazionale. Nel 1959 la squadra diede il via a una serie impressionante e, forse, ineguagliabile di 258 vittorie consecutive che si concluse solo nel 1966.
In mezzo l’Oro olimpico vinto in casa nel 1964, mentre il mondo intero assisteva a un prodigio sportivo impregnato del più classico senso del sacrificio tipico della cultura giapponese e le squadre avversarie tremavano al solo pensiero di dover affrontare le Streghe d’Oriente.
Trailer e sinossi di The witches of the orient
Qui di seguito possiamo vedere il trailer del film di Faraut Les sorcières de l’orient, realizzato unendo spezzoni d’epoca, interviste ad alcune delle componenti di quella leggendaria squadra ancora in vita e, ovviamente, sequenze iconiche degli anime che si basano su questa incredibile storia e che riproducevano fatti realmente accaduti.
Le atlete della squadra nazionale di pallavolo del Giappone erano note con il nomignolo di “Streghe dell’Oriente” grazie ai presunti poteri soprannaturali che dispiegavano durante le partite.
Faraut evoca il loro percorso e la rigida disciplina dalla formazione della squadra nei tardi anni ’50 nel dopolavoro della fabbrica tessile fino al trionfo alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964 attraverso sequenze recenti, immagini di repertorio e cartoni animati, in cui s’intersecano storia e fantasia.
« un film in 16mm sulla pallavolo prodotto dal Comitato Olimpico Giapponese nel 1964, ho notato una somiglianza con le immagini di un famoso cartone giapponese di culto per un’intera generazione, il manga Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo. Ho scoperto così che dietro al manga e all’anime c’era una genealogia che risale proprio alle “Streghe dell’Oriente”, così come le avevano chiamate i media sovietici».