Ven 25 Aprile, 2025

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Le Guerre degli Orchi: Pace per l’anima di Brendon [Recensione]

Non può esserci un finale d’estate senza la conclusione della doppia storia annuale di Brendon, che da un paio di anni, è l’appuntamento fisso con il cavaliere ventura della Nuova Inghilterra. Tornato in edicola lo scorso anno per una nuova avventura, dopo esser stato la fianco del fratello Morgan Lost, Brendon si è guadagnato il ritorno in edicola, accettando il passare del tempo (Falstaff, che addio struggete) e preparandosi ad accogliere anche una nuova generazioni di lettori. Dopo Le ultime lacrime della fate, uscito a luglio, in questi giorni è arrivata la conclusione della storia legata alla nuova arma di Brendon, Le Guerre degli Orchi.

Le Guerre degli Orchi è il capitolo finale dell’avventura estiva di Brendon

Si è parlato di andare avanti, di tagliare col passato pur mantenendo una linearità, una continuità con la tradizione del personaggio. La vulcanica personalità di Claudio Chiaverotti rimarrebbe stretta in una continuity serrata, ha bisogno di spaziare, come ha dimostrato abilmente con l’evoluzione di Morgan Lost (Black Novels e Dark Novels). Con Brendon la continuità è giocata sulla sua anima, una costante adamantina in un’ambientazione caotica e anarchica.

Per quanto la Nuova Inghilterra sia in cerca di una rinnovata tranquillità dopo gli eventi catastrofici conosciuti nella serie regolare, ad esser d’impiccio a questa ricerca è la natura umana, che può mostrare attimi di poesia e frangenti di puro incubo. Chiaverotti ha concepito il suo Brendon come un pariah, un uomo che ancora saldamente si lega a certi principi, che possono portarlo a combattere battaglie apparentemente perse in partenza o a convivere con ferite tremende.

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Le Guerre degli Orchi si muove, come il precedente capitolo, sul secondo aspetto. Dopo aver ucciso erroneamente un uomo, Brendon si sente perduto, reo di aver ucciso un innocente. LA sua elaborazione della perdita di una ingenua innocenza, considerata la vita violenta a cui è sempre stato soggetto, è un percorso interiore interessante, proprio perché lo costringe a concepire in modo diverso la morte.

Se da un lato, uccidere un criminale o una persona malvagia è accettabile, anche l’accidentale omicidio di un innocente lo stravolge. Come è giusto che sia, considerato che, per quanto figlio di una società violenta, Brendon mitiga questa anarchia morale che lo circonda con una bontà d’animo più unica che rara.

Ed è questa sua caratteristica a salvarlo in Le Guerre degli Orchi. Dopo che Esma, l’emissario degli orchi inviata a recuperare l’arma di Wildo Jumper posseduta da Brendon, lo cattura, il cavaliere di ventura si ritrova nel mondo di orchi e fate, costretto a lottare per la propria vita.

Chiaverotti rende questa fuga intensa ed emozionante, cogliendo l’occasione di far trapelare sfumature di questo universo magico che donano solidità anche agli altri personaggi coinvolti. La complessa figura di Esma, già ben definita nei flashback del precedente episodio, viene ulteriormente approfondita, curando la parte emotiva di questo personaggio affascinante.

Nella narrazione di Chiaverotti quello che spesso non si coglie è la profonda umanità che infonde nelle sue creature. Solitamente, ad una prima lettura, rimango sorpreso dalle sue geniali situazioni, a volte volutamente esagerate per stupire il lettore, ma ad un secondo passaggio emergono quei dettagli di umana condizione che rendono le sue storie pezzi della sua anima. Lo si vede nel gergo a volte desueto eppure personale dei suoi personaggi, ma questa sua unicità diventa prorompente quando si tratta di mostrare l’emotività dei personaggi.

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Le storie di Chiaverotti mettono in scena tragedie umani che, per quanto inserite in un contesto fantastico come un fumetto, scaturiscono da emozioni vere, che i lettori, in diversa misura e per differenti aspetti, hanno provato. Le Guerre degli Orchi non fa eccezione, tratteggiando un’anima tormentata come quella di Esma in modo delicato e capace tuttavia di mostrarne la forza interiore, rendendola un’anima grigia, in bilico tra luce e oscurità.

Lo stesso Brendon viene messo in condizione di affrontare non solo il pericolo tipico del suo mestiere, ma anche il nemico peggiore: sé stessi. Piagato da quel tremendo errore, perde la propria forza, afflitto dalla colpa, a cui non sa come porre rimedio. E non c’è nulla di più umano del sentirsi perduti, incapaci di fronteggiare eventi più grandi di noi, a cui non siamo preparati.

Chiaverotti utilizza il viaggio nel mondo degli orchi come una terapia d’urto per Brendon, lo costringe a ritrovare la propria grinta e la sua forza interiore, in primis per salvarsi la vita e poi per non mandare in pezi la propria anima. È un viaggio interiore particolarmente intenso, che Brendon compie ammettendo infine la propria fragilità, riconoscendosi fondamentalmente umano.  A prescindere dal finale, che assume il tono di una beffa del destino per noi lettori che abbiamo sotto gli occhi tutti i dettagli di questa trama tragica.

Come per l’albo precedente, ai disegni di Le Guerre degli Orchi abbiamo Cristiano Spadavecchia. Già ottimo interprete della trama emotiva della storia, Spadavecchia ha modo di mostrare nuovamente il suo talento nella creazione degli ambienti del mondo magico, creando per gli orchi un habitat che ne ritrae a dovere lo spirito bellicoso e perfidamente ingegnoso. A cui viene posta in contrasto la natura delle fate, che Spadavecchia ritrae come delicate e minuscole paragonate alla possanza orchesca, eppure riesce a far emergere la loro forza interiore.

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Dopo avere lasciato a Lola Airaghi il piacere di illustrare la copertina di Le ultime lacrime delle fate, Chiaverotti si è affidato alla sensibilità di Giovanni Talami per realizzare la copertina di Le guerra degli orchi. Fiducia ottimamente riposta, visto come Talami ancora una volta realizza una tavola perfetta, in cui la scarsità del colore, focalizzata su pochi elementi, direziona l’emotività del lettore, già suggestionata da un’immagine fatta di tensione muscolare e minaccia incombente. In una parola, spettacolare.

Dopo questa doppia avventura, dovremo aspettare un anno per rivedere in azione Brendon, ma a farci compagnia ci penserà l’altro personaggio di Chiaverotti, Morgan Lost, che a breve tornerà con un’altra stagione delle sue indagini.