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Christoph Waltz afferma che “la CGI è per sfigati”, mentre loda Guillermo del Toro per Frankenstein

Durante la conferenza stampa alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare Frankenstein di Guillermo del Toro, Christoph Waltz non ha usato mezze misure. Alla domanda sugli effetti speciali del film, l’attore premio Oscar ha risposto con una frase destinata a far discutere: “la CGI è per gli sfigati”. Sei parole secche, pronunciate con il tono ironico e pungente che da sempre contraddistingue la sua presenza pubblica. Un vero colpo di microfono, che ha sintetizzato il suo approccio e che è stato subito rilanciato da tutti i presenti. Del resto, in tutta la conferenza stampa Waltz ha detto poco altro: solo un laconico “non lo faccio”, quando gli è stato chiesto come riesca a mantenere la speranza in questi tempi complessi.

Il ruolo di Waltz in Frankenstein non è marginale. L’attore interpreta Henrich Harlander, un potente mercante d’armi che finanzia gli esperimenti di Victor Frankenstein, contribuendo così alla nascita della creatura. Una figura oscura e calata in un mondo di interessi torbidi, perfettamente in linea con la capacità di Waltz di incarnare personaggi ambigui e magnetici. Il film si configura come una nuova reinterpretazione del capolavoro di Mary Shelley, filtrata attraverso la visione gotica e visionaria di del Toro, che ancora una volta mette al centro le sue ossessioni estetiche e morali.

Del Toro e la scelta dei veri effetti pratici

L’elemento che rende questo Frankenstein particolarmente atteso è la decisione di Guillermo del Toro di puntare quasi esclusivamente sugli effetti pratici, rinunciando al predominio della computer grafica. Una scelta coerente con la sua carriera, in cui creature e ambientazioni hanno sempre avuto un’anima tangibile grazie a trucco prostetico, animatronics e scenografie reali. Non sorprende che Waltz abbia espresso la sua preferenza in modo così netto, celebrando un approccio artigianale che mette al centro la concretezza del cinema.

Durante l’incontro veneziano, del Toro ha colto l’occasione per sottolineare come questa scelta non sia solo tecnica, ma anche filosofica. Per il regista, dare vita ai mostri con mani umane e strumenti fisici significa restituire verità e umanità a un racconto che parla esattamente di questo: la condizione umana. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale, il regista ha ribadito che la vera sfida non è temere la tecnologia, ma affrontare quella che ha definito “natural stupidity”, ovvero l’abbondanza di stupidità naturale che, a suo avviso, rappresenta un rischio ben più concreto.

Queste parole ricollegano il film alle tematiche centrali del romanzo originale: che cosa significa essere umani, dove si traccia il confine tra creatore e creatura, come ci si rapporta con il diverso. Del Toro insiste sull’importanza dell’arte come risposta alla paura e alla disumanizzazione, affermando che l’amore e il perdono sono le armi più potenti per resistere ai tempi difficili. Frankenstein, nella sua visione, diventa così una riflessione urgente sull’identità e sulla necessità di rimanere fedeli alla nostra umanità.

Un cast stellare per un racconto immortale

Oltre a Christoph Waltz, il film vanta un cast che contribuisce ad accrescere l’attesa. Oscar Isaac interpreta Victor Frankenstein, portando sullo schermo un protagonista diviso tra genio e follia. Al suo fianco troviamo Jacob Elordi nei panni della Creatura, un ruolo che promette di mostrare nuove sfumature a uno dei personaggi più iconici della letteratura gotica. A completare l’ensemble ci sono Mia Goth, Lars Mikkelsen, Charles Dance e Ralph Ineson, tutti attori capaci di dare spessore e intensità a una storia che vive di conflitti interiori e tensioni drammatiche.

Con un’uscita prevista nei cinema il 17 ottobre 2025 e la successiva disponibilità su Netflix dal 7 novembre, Frankenstein rappresenta uno degli appuntamenti cinematografici più attesi della stagione. Non si tratta soltanto di una nuova trasposizione di un classico, ma di un’opera che, grazie al tocco inconfondibile di del Toro e all’approccio radicale di un cast di alto livello, potrebbe ridare nuova linfa a un mito eterno. Le parole di Waltz, seppur taglienti, sintetizzano bene lo spirito di un progetto che vuole distinguersi, affermando con forza l’importanza del cinema fatto di carne, sudore e invenzione pratica.