Sab 27 Luglio, 2024

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Violet Evergarden – Recensione

Un consiglio spassionato a tutti gli amanti dell’animazione giapponese: guardatevi Violet Evergarden, nuovissima serie realizzata da Kyoto Animation in collaborazione con mamma Netflix, che negli ultimi mesi è stata trasmessa sulla piattaforma di streaming con cadenza settimanale fino alla settimana scorsa, quando è andato in onda l’ultimo dei tredici episodi previsti.

L’opera è dalla serie di light novel scritta da Kana Akatsuki e illustrata da Akiko Takase. Per chi non lo sapesse, le light novel sono dei romanzi per adolescenti (l’equivalente dello Young Adult in salsa orientale, per intenderci) corredati da diverse illustrazioni e pubblicati in un formato simile ai manga.

Non è un caso, infatti, se negli ultimi anni sono state tantissime le opere pubblicate inizialmente in formato light novel e poi trasposte in serie animate e, dato che i romanzi di Violet Evergarden hanno avuto successo, Kyoto Animation non ci ha pensato due volte e ha realizzato la serie animata.

Che il sottoscritto ha apprezzato e che consiglia caldamente.

Forse gli appassionati degli anime più “moderni” potrebbero trovare questo prodotto estremamente tradizionale e privo di quei ritmi ipercinetici tipici appunto delle produzioni più recenti; al contrario io, che di certo faccio parte di questa categoria di spettatori, ne ho apprezzato proprio questo suo essere vecchio stile e con i ritmi rilassati.

Violet Evergarden, l’anime di Netflix che rapisce gli spettatori

A questo punto, arriva inevitabile la divagazione personale.

C’è stato un periodo, da ragazzino, in cui le primissime ore del pomeriggio (dalle 14 alle 16), più o meno, erano dedicate ai cartoni animati trasmessi in televisione, non sto qui a snocciolare i titoli, tanto chi è stato bambino a cavallo tra gli anni ’90 e ’00 li conosce tutti.

Poi è successo che sono cresciuto e non ho più avuto tempo di guardarli, senza contare che anche le reti televisive, per ragioni ignote, hanno deciso di toglierli quasi del tutto dai palinsesti, se si escludono la centomillesima replica di Dragon Ball o la centesima stagione dei Simpson. Ancora dopo sono arrivate le piattaforme online che hanno riproposto, oltre ai vecchi classici, anche le produzioni più recenti.

E lì qualcosa si è rotto.

violet evergarden 1

Non so bene spiegare di cosa si sia trattato. Forse di serie animate giapponesi ne avevo viste fin troppe in precedenza, forse ho scelto i titoli sbagliati, forse non ero più il target giusto, forse ero semplicemente invecchiato. E ci sta, non è che si può rimanere bambini a vita.

Ciononostante, quando mi sono imbattuto nel trailer di Violet Evergarden, nella mia testa è squillato un campanello e ho deciso di buttarmi nella visione di questa serie.

Devo dire che l’istinto non mi ha tradito perché Violet Evergarden si è rivelata una bella sorpresa, una produzione che vanta numerosi punti di forza che convincono e rapiscono lo spettatore.

L’originalità della trama: Violet è una reduce di guerra che, in seguito alla rigidissima educazione militare ricevuta e agli orrori vissuti, ha sviluppato una strana forma di apatia e di incomprensione nei confronti delle emozioni umane.

Il deus ex machina dell’intera serie sono le parole ti amo che il suo comandante le ha detto poco prima di morire nel corso dell’ultima battaglia della guerra.

Due parole che per Violet sono un mistero perché non riesce a comprenderne il significato. Diventa quindi una bambola di scrittura automatica, nome inutilmente complicato per indicare il mestiere di scrivano, per apprendere di più dalle persone e riuscire ad acquisire una propria identità. Una storia senza dubbio originale.

Animazione: considerando che parliamo di una produzione televisiva, sono sicuramente animazioni di buon livello. Il bello è che non è una serie d’azione, tranne un paio di episodi, per cui il grosso del minutaggio è dedicato a scene puramente statiche. Riuscire a rendere  vive e dinamiche delle scene in cui i personaggi se ne stanno seduti a parlare, a parer mio, non è da tutti. Chapeau.

Il colore: sembra un aspetto del tutto secondario, ma in realtà io ho sempre ritenuto il colore un elemento fondamentale nelle serie animate.

Nella maggior parte dei casi abbiamo una colorazione che più standard non si può (il cielo è azzurro e l’erba è verde, per intenderci), mentre in altri, come in questo caso, il colore riesce a ritagliarsi il proprio spazio e a godere di un ruolo da protagonista.

La seconda parte della serie: se la prima parte della serie è caratterizzata da una sorta di ripetitività degli episodi, negli ultimi cinque o sei puntate le cose mutano e finalmente la serie cambia pelle, con le emozioni che prendono una decisa e piacevole impennata. L’episodio 10 è l’apoteosi: guardatelo e piangete.

Violet Evergarden: da un lato, il personaggio di Violet non sembra particolarmente originale, anzi. A me ha subito ricordato Sousuke Sagara, il protagonista di Full Metal Panic, peraltro realizzato proprio dai tizi di Kyoto Animation, anche se Violet è indubbiamente molto meno comica.

Ciononostante, la sua crescita nel corso degli episodi è credibile e gestita benissimo, soprattutto nella seconda parte della serie. Gli ultimi minuti dell’ultimo episodio fanno tirare un sorriso di sollievo per questa giovane ragazza che, dopo tanta sofferenza, è riuscita a dare un senso alla propria vita.

Il personaggio di Violet può sembrare molto stereotipato e per nulla realistico agli occhi di noi occidentali, ma è noto che il Giappone ha un serissimo problema con l’apatia e il distacco dal mondo dei propri adolescenti, un fenomeno noto come Hikikomori.

Forse sarò l’unico, ma il fatto che Violet riesca a costruirsi una propria identità e una propria vita attraverso il contatto con gli altri esseri umani mi fa pensare ad un possibile collegamento con il fenomeno sopra descritto.

Violet Evergarden ha comunque evidenziato qualche aspetto in cui l’anime non brilla.

La ripetitività dei primi episodi: le prime sette o otto puntate hanno un triste difetto, ovvero che sono tutte uguali. Violet riceve la chiamata di un cliente, ovviamente sempre un caso più o meno borderline, svolge il proprio lavoro, apprende qualcosa su come si sta al mondo e fine. Posso capire che ciò serva a far capire allo spettatore le atmosfere e il leit motiv della serie, ma dedicare più di mezza stagione a questo mi pare eccessivo.

I personaggi secondari che, in alcuni casi, vengono subito dimenticati poiché non caratterizzati a sufficenza.

L’umorismo: punto debole nel senso che ce n’è poco, pochissimo, in alcuni episodi addirittura assente.

La cosa non è obbligatoriamente un male, però questo è uno dei tanti aspetti che non apprezzo particolarmente degli anime contemporanei: è tutto incredibilmente serioso, si prendono incredibilmente sul serio, forse troppo.

Questo, però, è un parere puramente personale.

violet evergarden 2

Come valutare quindi questo Violet Evergarden?

Si tratta di una bella e convincente serie anime che, soprattutto nella seconda parte, ci regala una robusta dose di emozioni e di sano ottimismo nel futuro, roba che di questi tempi non fa certo male.

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