Sab 3 Maggio, 2025

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Thunderbolts*: la “furia” distruttiva di Void ispirata dalla tragedia nucleare di Hiroshima

Nel mondo ipercinetico dei cinecomic, è raro che un effetto visivo ti si stampi in testa non per lo spettacolo, ma per il terrore silenzioso che trasmette. Con Thunderbolts*, il regista Jake Schreier ha deciso di scuotere il pubblico con una scelta artistica che affonda le radici in uno dei momenti più bui della storia umana.

Ombre sul muro e sull’asfalto: quando l’orrore è reale

In un’intervista a Collider, Schreier ha spiegato che l’effetto visivo usato per le uccisioni di Void, la forza distruttiva che annienta i nemici lasciando dietro di sé sagome nere bruciate come fuliggine sulle superfici, è ispirato alle ombre nucleari di Hiroshima.

“Volevamo qualcosa che non sembrasse solo computer graphics, anche se stavamo lavorando con i migliori studi di effetti visivi al mondo” ha detto il regista. “L’idea è partita da immagini reali, da quei resti delle persone rimasti impressi sui muri dopo l’esplosione.”

Quelle ombre, formatesi nel 1945 a causa del calore istantaneo generato dalla bomba atomica, non sono solo simboli di morte, ma eco visive di una immane tragedia, di un trauma collettivo umano. E Schreier ha voluto canalizzarle in una minaccia che, pur fittizia, colpisce con un’angoscia tangibile.

the void shadows kills thunderbolts

Una sparizione silenziosa, in linea con il tono profondamente “umano” di Thunderbolts*

Schreier non voleva uno degli ormai classici effetti digitali che simulano vaporizzazioni e sparizioni. Il suo obiettivo era ottenere un effetto quasi documentaristico, un’evanescenza istantanea e inquietante, con un passaggio di appena un fotogramma e mezzo tra il momento della sparizione e la comparsa dell’ombra.

“Se ci metti di più, entri subito nel territorio del ‘vapore digitale’, e perdi tutta l’efficacia. Doveva essere rapido, ma anche spiazzante nella sua inquietante semplicità.”

E per ottenere questo effetto, tutto (dalla fotografia alla regia) è stato progettato con precisione quasi chirurgica: l’angolo della camera, la distanza, l’allineamento tra Void e il bersaglio. Un’eclisse d’inquadratura, per usare le parole del regista.

Void: un villain che resta impresso grazie alla sua umana oscurità

In un MCU sempre più affollato di minacce cosmiche e divinità interdimensionali Void, alter ego nichilistico di Sentry, si distingue proprio per la sua “umanità”. Non urla. Non esplode. Ti cancella lasciando un segno muto e indelebile, una cosa che inquieta e fa più paura di mille effetti speciali iper-luminosi.

Thunderbolts* ci ha ricordato che l’orrore può essere anche statico, silenzioso, e che il vero villain non è sempre quello che filosofeggia o spara raggi laser. A volte è solo un’ombra sul muro che una volta era una persona.