Tarantino a Brescia, il resoconto di una serata storica

quentin tarantino

Trovarsi a pochi metri di distanza dal palco del Teatro Grande di Brescia, dove il regista e scrittore Quentin Tarantino si appresta a presentare il suo libro di critica cinematografica, Cinema Speculation, edito da La Nave di Teseo, è un’esperienza al limite dell’irreale.

L’ingresso a teatro avviene solo dopo aver perso la possibilità di utilizzare gli smartphone, imprigionati in apposite buste sigillate, i posti sono tutti occupati e la folla è in fermento in attesa di vedere l’ingresso del Maestro.

Intervistato da Antonio Monda (qui la pagina di Wikipedia, perché per spiegare chi è ci vorrebbe un articolo a parte), Tarantino fa il suo ingresso sul palco in camicia scura, jeans e sneakers. La prima cosa che si nota è che la mole del regista è decisamente più ridotta di quello che può sembrare da quando viene ripreso dalle telecamere, grosso sì, ma in media con quasi tutti gli americani.

Accolto come una rockstar all’apertura di un concerto, Tarantino è un fiume di parole e la sensazione è che se non ci fosse qualcuno a fermarlo, andrebbe avanti a parlare della cosa che ama di più, il cinema, per tutta la notte.

Un bambino fra gli adulti

La sua passione per il cinema, come da lui raccontato, nasce quando, accompagnato da mamma Connie e dal suo compagno Kurt, in tenera età veniva portato nelle sale cinematografiche di seconda categoria a vedere film non proprio adatti ad un pubblico minorile. Film come Taxi Driver, o La guerra del cittadino Joe, che finiva con una strage che il piccolo Quentin non era riuscito a vedere perché si era addormentato. È l’analisi di quel periodo storico, gli anni 70, del cinema americano che verte la serata, cosi come il libro presentato.

Il cinema americano degli anni ’70

Attraverso delle clip mostrate sullo schermo del teatro di Brescia, Tarantino parla di American Graffiti di George Lucas, grande successo commerciale del 1973, Dirty Harry (‘71), che in italiano è conosciuto come Ispettore Callahan, il caso Scorpio è tuo, provocando grosse risate al regista americano, Fuga da Alcatraz (’79) , diretto da Don Siegel e interpretato da Clint Eastwood, come Dirty Harry, Rolling Thunder (’77), film praticamente inedito in Italia, e Taxi Driver (’76), il capolavoro di Martin Scorsese.

Un altro film preso in considerazione nella serata e Cane di Paglia (’71), diretto da Sam Peckhimpah, che narra di una personaggio mite e un po’ impacciato, interpretato da Dustin Hoffman, che subisce angherie per tutto il film, compreso lo stupro della fidanzata, e che alla fine sfoga la sua rabbia un bagno di sangue. Un film del genere oggi difficilmente sarebbe realizzabile, anche se alla domanda di Monda: “Chi potrebbe fare un film del genere oggi?”, Tarantino risponde: “ Io, potrei!”

Analizzando alcuni dei film americani degli anni ’70, Tarantino ha rivelato come quei lungometraggi, pieni di cinismo e violenza, sono film che se visti fuori dall’ottica di quegli anni perdono l’effetto dirompente che avevano all’epoca. Il regista originario di Knoxville rivela anche di detestare buona parte dei film usciti negli anni ’80, comparando la decade con quella degli anni ’50, i periodi peggiori del cinema di Hollywood.

Parte importante dell’intervista riguarda anche i Movie Brats, quel movimento di regista come Coppola, Scorsese, De Palma, Lucas e Spielberg, che in quegli anni crearono la New Hollywood, trasformando per gli anni a venire l’estetica del cinema americano, raccontato nel libro Easy Rider, Racing Bull, di Peter Biskind, citato dallo stesso Tarantino.

L’aneddoto di copertina

La copertina originale di Cinema Speculation, raffigura Steve McQueen e Sam Peckinpah sul set del film Getaway. Tarantino racconta che, stando a quanto raccontatogli dallo sceneggiatore del film, Walter Hill, all’inizio la regia di Getaway era affidata a Peter Bogdanovic, ma durante una riunione preliminare McQueen chiese a Bogdanovic che tipo di pistola avrebbe dovuto avere il suo personaggio, il regista rispose, che non era una cosa importante, e tanto bastò per farlo licenziare e sostituire da Peckhimpah. L’aneddoto è utile nel capire come, a quei tempi, una star del calibro di Steve McQueen dettasse legge nelle produzioni Hollywoodiane.

Considerazioni sparse

Nel fiume di parole di Tarantino, veniamo a conoscenza di alcuni fatti già raccontati in altre interviste: Bambi il film che lo ha terrorizzato più di tutti, Lo Squalo è un film perfetto e Il buono, il brutto e il cattivo è il miglior film mai realizzato; ma anche sorprendenti rivelazioni come il fatto che Rocky 2 sarebbe meglio del primo Rocky, creando un parallelismo fra Stallone e il suo personaggio, secondo lui Rocky è una sorta di biografia, spostata nel mondo della boxe, di Stallone.

Chinatown è il film che tutti lodano, ma che lui disprezza, soprattutto per il modo in cui è girato il finale e si dice in disaccordo con Sergio Leone parlando di Clint Eastwood attore. Se per il regista italiano Eastwood aveva solo due espressioni, con il cappello e senza, per Tarantino, Clint Eastwood è un grande attore nel momento in cui interpreta la maschera Eastwood, un personaggio tutto d’un pezzo che, anche se in ruoli diversi, è sempre coerente con il personaggio. Apprezzamenti anche per Eastwood regista, in particolare per Gli Spietati e Il texano dagli occhi di ghiaccio.

L’ultima domanda posta a Tarantino è sulla sua prossima pellicola, The Film Critic. L’ospite del teatro di Brescia conferma il titolo ma smentisce che il film ruoterà intorno alla figura di Pauline Kael, critica americana degli anni ’70, bollando il tutto come speculazioni.

Dopo una breve pausa il Maestro torna sul palco, questa volta da solo, leggerà alcune parti del suo libro. Prima di iniziare la lettura Tarantino mette al centro del palco del teatro di Brescia, un timer di mezz’ora: quando il tempo scadrà, no metter what, la lettura sarà finita. Più che leggere il suo libro, Tarantino lo recita, mimando persino il gancio di Rocky ad apollo Creed, facendo le voci del piccolo Quentin e di mamma Connie. Il Timer suona ma Quentin ovviamente non si ferma e, spinto dal pubblico, arriva alla fine del capitolo.

Cala il sipario

Il capitolo è finito e stavolta Quentin Tarantino è purtroppo arrivato alla fine della serata e il metaforico sipario cala sul palco del Teatro Grande di Brescia. Le quasi 2 ore sono volate via, e oltre alla lezione di cinema impartita dal Maestro, resta la sensazione di aver partecipato ad un evento unico, che difficilmente si ripeterà nella città lombarda, a meno di non diventare capitale della cultura nuovamente nei prossimi anni.