Sab 27 Luglio, 2024

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I famelici, gli zombie invadono il Canada – Recensione

Su Netflix è arrivato in questi giorni I Famelici (Les affamèes), pellicola canadese del 2017, che si inserisce all’interno del fiolne horror dedicati agli zombie. Le creature non morte più apprezzate da cinema e serie tv continuano a far bella mostra di sé sui nostri schermi, ma si sa, a lungo andare siamo di fronte sempre alla stessa tematica.

I famelici deve lottare con un immaginario che considera The Walking Dead come il simbolo moderno dei non morti, e il coraggio della produzione canadese è racchiuso nel voler andare in una nuova direzione, cercando di stupire lo spettatore non tanto sul piano visivo, quanto su quello emozionale.

I famelici, l’invasione zombie canadese arriva su Netflix

Per intendersi, se cercate scene truculente e splatter, andate oltre. Nel film canadese non si cerca di colpire il nostro stomaco con squartamenti e tutto il repertorio di un’invasione di non morti, ma si cerca di giocare al meglio sulla componente emotiva.

Questo cambio di registro è influenzato anche dalla totale assenza di una spiegazione su questa epidemia di cannibalismo, che colpisce una piccola comunità canadese. Il registro sembra esser quello classico, con un gruppo di sopravvissuti che tenta di trovare una via verso la salvezza in un mondo impazzito e in cui faticano a trovare la forza di mantenere la sanità mentale.

i famelici 1

Punto a favore di I famelici è la scelta di Robin Aubert di valorizzare maggiormente l’aspetto intimista e più psicologico della situazione. In un genere di film in cui lo spettatore si aspetta scene di una violenza inaudita, Aubert introduce un contrasto fatto di paesaggi naturali stupendi e che vengono scossi da urla sovrumane, creando una sensazione di ansia nello spettatore.

Trovarci in media res, senza alcun riferimento cronologico, spiazza, ma può esser anche utile ai fine della storia, consentendo di sviluppare l’intreccio senza l’obbligo di una spiegazione, valorizzando la pura e semplice narrazione.

La fotografia è sicuramente quanto di meglio ha da offrire I famelici. Che si tratti del paese disabitato o della foresta in cui i sopravvissuti si rifugiano, le inquadrature esaltano al meglio l’ambiente, facendoci sentire parte di questa tragedia.

Ma può bastare solo questo? Sfortunatamente, no.

I Famelici si rivela un film che non trova un equilibrio favorevole tra pregi e difetti. Finché si tratta di caratterizzare gli zombie, non ci sono pecche, anzi viene creato una sorta di culto dei non morti, che accumulano cataste di oggetti quotidiani, rimanendo in loro venerazione.

I famelici spreca alcuni buoni spunti a causa di una realizzazione traballante

Il film perde di consistenza quando si deve dare spessore ai personaggi. Un mix di recitazione svogliata e di dialoghi anemici e privi di carattere rendono I famelici lento, pesante, senza quel guizzo che invece potrebbe dargli uno sprint maggiore. La sensazione è di trovarsi di fronte ad una pellicola che avrebbe potuto usare maggiormente, costruendo con una cura maggiore un’intelaiatura emotiva che sapesse coinvolgere al punto giusto gli spettatori.

Ma con questo cast, che oscilla tra l’impalpabile e il fastidioso, ogni immedesimazione viene meno.

Tralasciando alcune forzature all’interno della trama, gli attori mancano di quella partecipazione alla storia che possa offrire allo spettatore un minimo di empatia, si muovono stancamente sullo schermo senza mai brillare.

In alcune scene, le uniche che dovrebbero mostrare quel tono splatter da zombie movie, viene meno anche questo elemento, sempre a causa di una recitazione che rende I Famelici un’occasione mancata. Vedere un’attrice che simula la scena dell’assalto degli zombie menando fendenti palesemente alla cieca, inquadrata in modo che si capisca come in realtà non abbia nessuno intonro, fa crollare drasticamente il senso di immedesimazione nel contesto del film.

i famelici 2

Si potrebbe pensare che l’avere realizzato questo film con un budget non certo alto sia stato un elemento a sfavore de I famelici, ma non dimentichiamo che il capostipite degli zombie movie moderni, La notte dei morti viventi di Romero, a suo tempo non ebbe certo maggior stanziamenti, e sicuramente minor supporto tecnologico.

Questa ristrettezza dei mezzi si tramuta in una pochezza del contenuto, che tocca tutti gli aspetti del film. Non è solo colpa di una squadra di attori palesemente alle prime armi, ma è questo tono da B-movie forzato che rende la visione difficile, svogliata.

Gli spunti narrativi che Aubert vorrebbe inserire , come la critica al consumismo, potrebbero anche esser interessanti, ma sono inseriti in un racconto così lacunoso e forzato, che lo spettatore sembra trascinato in una sequenza di eventi che non hanno sostanza, vanno così perché al regista serve che la storia si muova su quel binario. Per quanto sia odiosa come frase, non posso fare a meno di dire che la trama di I famelici è un colabrodo, piena di buchi, nonsense e trovate incredibilmente fuori luogo che è impossibile non ridere di una produzione così dilettantistica.

I famelici ha il sapore dell’occasione sprecata. Nonostante l’idea di base e la particolare chiave di lettura alla sopravvivenza in un’epidemia di zombie siano interessanti e innovative, manca la struttura narrative ed espressiva, un’assenza che condanna I famelici ad un rapido passaggio sui nostri nel suo viaggio verso l’oblio.

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