Dopo una lunga attesa, finalmente arriva Cuphead!
Uno dei termini più abusati ultimamente è ‘capolavoro‘. In un periodo in cui siamo subissati di film capolavoro, giochi capolavoro e via dicendo, si arriva al punto che il significato del termine ormai è svilito. Poi arriva un giorno in cui compare veramente un capolavoro, di quelli che ti fanno sbarrare gli occhi e incollare allo schermo. Insomma, arriva Cuphead.
La genesi di questo videogioco è quasi romantica, un inno al vintage. I due fratelli canadesi Chad e Jared Moldenhauer hanno vissuto una vera avventura, nata dalla loro passione per i cartoni animati vecchio stampo anni ’30 (alla Steamboat Willy o Felix the cat) unita ad una concezione dei videogame squisitamente retrò, ed improntata ad una voglia di sfida seria, appassionante.
La gestazione del titolo è stata lunga, ma il passo decisivo è stata la presentazione di Cuphead, una manciata di secondi, inserita all’interno di un breve video di Microsoft durante l’E3 del 2014. Lo stile unico del titolo fa subito presa, ed il mondo videoludico inizia a interessarsi allo Studio MDHR, alimentando una voglia di provare il titolo che si scontra con la realtà dei fatti. Ci lavorano due persone, due maniaci del dettaglio vedendo il risultato, e dal 2014 siamo arrivati al 2017, tre anni in cui si è temuto che Cuphead non avrebbe mai visto la luce. Settimana scorsa, invece, l’attesa è finita, con il gioco che arriva su XBox e Steam. E il risultato ha ampiamente motivato l’attesa.
La trama di Cuphead è già il primo segno della cura dei fratelli canadesi nel realizzare il proprio gioco. Cuphead e Mugman hanno perso una scommessa nientemeno che con Satana in persona, il quale costringe i due a vagare per riscattare le anime di coloro che devono saldare dei debiti con il luciferino signore degli inferi. Da questo spunto, il duo canadese è partito non solo per non dare una dimensione narrativa al proprio platform, ma anche per inserire tematiche sottili e decisamente mature, come alcolismo, tabagismo, inserendo anche richiami a religione e misticismo. In un gioco in cui saremo principalmente intenti a cercare la mossa vincente la scelta di infilare dettagli di sfondo così ricercati va premiata, perché indica che nulla è lasciato al caso.
Certo, quello che ha più attirato di Cuphead è la grafica. Lo stile così retrò è una scelta coraggiosoa, in un periodo in cui sembra che senza un grafica iperealistica non si sia nessuno. Studio MHDR, invece, ha dimostrato come sia possibile osare e convincere. Cuphead è una fedele riproduzione dei cartoons anni ’30, tanto nel tratto quanto nelle scelte di inquadrature (perfette per un platform a scorrimento), in cui vengono inseriti ad hoc dei finti difetti, come sfocature ‘ragionate’. Il tutto, tenete a mente, disegnato a mano, roba che manco la Disney dei tempi d’oro. E si vede. Il fascino che subiamo nasce proprio da questo, dalla capacità dei fratelli Mordenhauser di riversare la loro passione per quello stile nel proprio lavoro.
Ci muoviamo su sfondi dai colori delicati, ingannevolmente infantili, su cui all’improvviso compaiono lampi i colori contrastanti per trasmettere un vago senso di pericolo, di inquietudine, spesso in previsione di un boss. Si tratta di un’esperienza coinvolgente, ammaliante, Il tutto armonizzato da un gameplay feroce e rapido.
Cuphead non è un gioco semplice, ma non vuol esser snervante come un Dark Souls. Anzi, come un Ghost & Goblins, perché Cuphead ricorda più l’epoca d’oro dei videogiochi degli anni ’90 come impostazione. Il gioco è impegnativo, capiterà di morire, ma non veniamo mai esasperati, anzi invogliarci a migliorare sempre di più. Le mosse disponibili, non molte onestamente, sono comunque sufficienti a consentirci di vivere un’avventura intensa, affrontando nemici vari (usando anche degli aeroplanini!) e una bella serie di boss.
Un dettaglio che poteva esser strutturato meglio è la possibilità dei protagonisti di poter interagire con il colore rosa, usandolo in modi acrobatici. Nel farlo un rallentamento non proprio comodo rischia, le prime volte, di confondere, specialmente se giochiamo in co-op. Ma poter giocare in due a Cuphead è entusiasmante, quindi questo piccolo difetto non rovina minimamente la nostra esperienza di gioco.
E dopo tutto questo che posso dire? Che Cuphead è un capolavoro. Divertente, unico, innovativo nel suo esser un prodotto nuovo ed appassionante, al punto da meritarsi nell’ingresso nell’olimpo delle Funko Pop.
L’ottimo lavoro dei fratelli canadesi merita di essere premiato e sostenuto, la prova che un’idea vincente e la passione possono battere anche produzioni più gettonate.