Carnifex: intervista al campione Fortnite e autore di “Come diventare campione nel gaming”

carnifex edoardo badolato

Dopo aver letto e recensito il libro Come diventare campione nel gaming, il libro in cui Edoardo “Carnifex” Badolato mette “nero su bianco” la sua esperienza personale nel mondo del gaming competitivo (realtà che l’ha visto protagonista dei campionati mondiali di Fortnite del 2019 riuscendo a portare a casa un montepremi di 250.000 dollari), abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata proprio con il campione eSport italiano.

Intervista a Edoardo “Carnifex” Badolato

Nonostante la giovane età, Carnifex è uno dei gamer professionisti più forti a livello internazionale, con Edoardo che ha accumulato tanta esperienza nel settore del gioco competitivo da permetterci di rivolgergli anche qualche domanda riguardante il futuro di questa disciplina.

Benvenuto su JustNerd Edoardo. Partiamo subito con una domanda riguardante proprio il tuo libro. Quando hai deciso di scriverlo e perché hai voluto condividere la tua esperienza e parte delle tue conoscenza nel campo del gaming competitivo?

Poco dopo il mio risultato ai mondiali di Fortnite nel 2019 sono stato contattato da Mondadori, dicendomi che erano interessati a scrivere un libro sul mondo dell’esport e sulla mia storia. Mi c’è voluto un po’ per decidermi se accettare o meno, perché era una cosa che non avevo mai fatto prima, quindi non sapevo se ne potevo essere in grado o meno, però alla fine ho deciso di accettare questa sfida anche per esperienza personale. 

Quando hai preso coscienza che la tua passione per i videogame si stava trasformando il qualcosa di più “serio”?

Io, dal momento in cui ho conosciuto il mondo dell’esport molti anni fa, me ne sono innamorato immediatamente e da quel primo istante ho subito desiderato di far diventare questa mia passione un lavoro. Ci sono poi voluti diversi anni, anche perché inizialmente i titoli a cui giocavo nemmeno l’avevano una scena professionistica, ho avuto la mia prima possibilità nel 2016 grazie a Overwatch e non me la sono fatta scappare, perché appunto con esso ho iniziato a giocare professionalmente.

Nel libro tu sei molto schietto, onesto e sincero, descrivendo il mondo degli esport come una realtà molto competitiva che richiede dedizione, studio e allenamento costanti, pur riservando tanto divertimento e soddisfazioni. Se potessi dare un unico consiglio, un’indicazione netta che possa essere una vera discriminante tra “Ho delle chances di diventare un campione nel gaming” e “Sono un buon giocatore ma il gaming competitivo non fa per me”, cosa diresti a coloro che vorrebbero seguire le tue orme?

Una delle cose principali che bisogna avere, in cui si può già capire da subito se non è proprio il caso di iniziare a competere con la SOLA idea dell’andare pro (e quindi magari non la si ritiene una cosa molto divertente, ma lo si fa solo perché si vuole appunto andare pro), è l’essere disposti a fare tanti sacrifici per avere più tempo possibile da dedicare agli allenamenti, e questa cosa non vale solo per un mese o due di sacrifici, si parla di anni di sacrifici. Per questo dico sempre che la cosa principale deve essere il divertimento, poi il resto viene da sé.

Ci sono stati momenti duri? Situazioni in cui ti sembrava di non riuscire a conciliare gli impegni da gamer con tutto il resto?

Si, i momenti duri magari non erano proprio per gli impegni che non riuscivo a conciliare, ma più per gli  alti e bassi che ci sono in un po’ tutte le cose. Come anche le delusioni e soprattutto sconfitte, ma si migliora molto più dalle sconfitte che dalle vittorie, l’unico consiglio che posso dare su questo è di non mollare e di concentrarsi a lavorare su sé stessi.

 

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C’è qualche errore frequente in cui può facilmente incappare un neofita o un gamer professionista alle prime armi, magari dopo che si è riusciti a primeggiare in qualche piccolo torneo?

Direi che la cosa più comune che accade in questi casi è il sentirsi arrivati, o credere di essere il migliore e di conseguenza mollare un po’ la presa con gli allenamenti, la costanza e l’impegno, la cosa da fare in questi casi è essere umili continuando con gli allenamenti che si sono sempre fatti fino a quel punto, non mollando la presa e soprattutto non montandosi la testa, insomma restare con i piedi per terra.

Hai dedicato una sezione del tuo libro al doping e cheating, una piaga che, purtroppo, ha già contagiato il mondo degli esport come qualsiasi altra attività agonistica. Nonostante si stia correndo ai ripari, con misure anche drastiche, alla luce della tua esperienza di gamer professionista, c’è un modo affinché il gaming competitivo possa affrancarsi da tutto ciò ancor prima che si passi a soluzioni puramente repressive?

Credo che l’unico metodo è quello di fare più controlli (come vengono effettuati per i tornei LAN), soprattutto per la questione cheats dato che in questo settore è molto più diffusa rispetto al doping, soprattutto per i tornei online perché non è raro che qualcuno cheatti in essi.

Il fenomeno esport è relativamente così “nuovo” che ancora in pochi hanno coscienza delle sue potenzialità. Facendo parte di questa realtà e tralasciando il mero ’impatto mediatico che noi blogger e addetti al settore cerchiamo di raccontare, tu come vedi il futuro prossimo del gaming competitivo, soprattutto quello italiano?

Penso che il gaming nel mondo e in particolare in Italia nell’ultimo periodo si stia espandendo davvero molto, ci sono ancora molte cose su cui lavorare ma penso che stiamo andando nella direzione giusta finalmente, io personalmente posso solo sperare che continui in questo modo, prendendo sempre più piede e diventando magari un giorno anche una cosa riconosciuta a tutti gli effetti anche nel nostro paese.

Come tu stesso hai sottolineato, la “freschezza celebrale” (e quindi la giovane età) assume un’importanza cruciale per i gamer professionisti. Siccome il tempo passa per tutti, stai già pensando a cosa farai quando, in un modo o nell’altro, appenderai cuffie, controller e mouse al chiodo?

Certamente, finita la mia carriera da giocatore professionista mi piacerebbe continuare a lavorare nel mondo dell’esport, perché questo è quello che amo, magari come coach o come manager in una squadra esport, insomma una cosa non troppo lontana da quello che faccio già ora.

Qual è il titolo, tra quelli su cui si basano le competizioni internazionali in cui ti senti più portato? E quale, invece ti piace maggiormente a prescindere dal tuo livello di abilità?

In questo momento sicuramente Valorant perchè questo è il gioco sul quale sto competendo al momento, quello al quale mi sento più portato direi forse Overwatch, mentre quello che ritengo il più divertente e che mi piace maggiormente CS:GO.

Qual è, invece, in assoluto, il videogame che ami o che hai amato di più?

Una domanda difficile questa, direi TeamFortress 2 e CS:GO, anche se altri titoli sono molto vicini al “mio primo posto”.

Domanda spinosa (forse) a cui speriamo tu possa rispondere con la sincerità tipica di un vero appassionato e senza troppa diplomazia: PC gaming o console? (Xbox o PlayStation in caso optassi per le console)?

Ovviamente, senza pensarci nemmeno un millesimo di secondo, PC.

Non possiamo che ringraziare Edoardo per la sua disponibilità, augurandogli ancora tanti successi sia come giocatore che come futuro manager di una squadra eSport, magari vendendo sbocciare Carnifex che possa portare in alto il tricolore anche nel mondo del gaming competitivo.