New York 2140: la distopia all’ombra della grande mela – Recensione

Con un disastro ambientale previsto nei prossimi anni, il riscaldamento globale irreversibile e il clima in totale stravolgimento, New York 2140 cade proprio a fagiolo.

Il nuovo libro di Kim Stanley Robinson, edito in Italia da Fanucci Editore, è un romanzo distopico ambientato nella Grande Mela in un prossimo futuro.

L’autore è noto per i suoi libri di genere fantascientifico, come la trilogia di Marte, e ha sempre presentato scenari apocalittici futuri, ma New York 2140 è diverso; la sua particolarità sta proprio nel fatto che il futuro non è poi così lontano da noi, né così tanto fantasioso.

Sinossi

La città statunitense è stata improvvisamente sommersa con la Prima e la Seconda Ondata e si è trasformata in un’isola di grattacieli. Le strade sono diventate canali e ogni edificio è un mondo a sè.

Eppure, la vita dei cittadini è andata avanti: la polizia ha sempre molto lavoro da fare, le star di Internet continuano ad avere successo, ognuno ha il suo posto, come un ingranaggio perfettamente oliato.

Ma quando i programmatori, residenti sui tetti, cominciano a sparire uno dopo l’altro, la vita dei newyorkesi cambia per sempre, mettendo in pericolo le fondamenta della città stessa.

La riflessione sul riscaldamento globale

L’idea di fondo del libro è sicuramente interessante e promette molto bene, soprattutto vista la situazione attuale e i dibattiti che ne conseguono.

Leggere un libro ambientato a poco più di un centinaio d’anni da noi, in una città ben nota e con uno scenario distopico ben poco fantasioso è senza dubbio intrigante e, a dirla tutta, mette anche un po’ d’angoscia.

Le descrizioni dei lavori di manutenzione degli edifici, dell’organizzazione della nuova società e di come si svolgono le nuove professioni create con l’inondazione sono accurate e piene di dettagli.

E proprio questa concretezza visiva rende il tutto ancora più spaventoso proprio perché sembra reale.

Quando una buona idea di fondo, da sola, non basta

Se la base è molto buona, ciò non si può dire dello stile e della trama.

È vero che le descrizioni sono utili e danno un senso alle situazioni, rivelando di essere, inoltre, un aiuto prezioso per caratterizzare l’ambientazione, ma allo stesso tempo, però, sono molto monotone e totalmente prive di figure retoriche.

Intendiamoci: finché si descrivono i lavori di manutenzione in un edificio possiamo capire la totale assenza di emozioni, ma c’erano tante occasioni dove si poteva fare molto meglio.

I personaggi sono piatti allo stesso modo; ci troviamo di fronte a una schiera di persone che riusciamo a distinguere solo per il nome: sono praticamente tutte uguali.

Infine, la trama è davvero debole, non perché incoerente ma perché del tutto priva di movimento. Le vicende sono banali e sembrano non decollare mai, non c’è un’evoluzione dinamica della storia.

Insomma, è un peccato dirlo ma questo romanzo è un po’ noioso. Si tenta di andare avanti con la lettura, anche se spesso a fatica, attendendo un colpo di scena o qualunque altra cosa che faccia aumentare il ritmo, ma ciò non avviene mai.

Visto e considerato che, con le sue 600 pagine, New York 2140 non risulta lunghissimo, a causa della noia il lettore rischia di perdersi a metà strada o, addirittura, di decidere di cambiare libro, nella speranza di riprenderlo successivamente.

Conclusioni

La trama di New York 2140 si appoggia su un’idea molto buona che può destare la curiosità nei lettori, ma il rischio di perdere presto tale curiosità è molto alto.

Se da una parte abbiamo un’immagine precisa di New York e dei suoi cittadini, dall’altra abbiamo una quasi perenne situazione di stallo e un’imbarazzante mancanza di evoluzione dei personaggi.

Il fatto che lo stile sia spesso monotono di certo non aiuta, e il lettore rischia di uscirne davvero annoiato.

Un vero peccato.